La Festa della Commemorazione dei Defunti, celebrata il 2 novembre di ogni anno, è una ricorrenza di grande impatto culturale e spirituale in molte parti del mondo, in particolar modo nei Paesi di tradizione cristiana.
Si tratta di una giornata dedicata alla memoria di coloro che hanno lasciato fisicamente questa dimensione terrestre, oltre che un importante momento di riflessione e di preghiera. Tale commemorazione, infatti, offre a familiari ed amici l’opportunità di onorare i cari trapassati e di meditare sulla caducità della vita fisica e sul suo reale valore.
Le origini di questa festa risalgono al IV secolo, quando la Chiesa Cattolica cominciò a celebrare il “Dies Natalis” (il giorno della nascita) dei martiri cristiani. Ma l’idea di onorare tutti i defunti cristiani nacque nel Medioevo, quando i monaci benedettini iniziarono a celebrare messe in suffragio dei defunti con l’intento di pregare per la liberazione delle anime del Purgatorio. Fu Sant’Odilone di Mercoeur (+ 1049), abate dell’Ordine di Cluny, ad abbracciare la causa del Signore Gesù Misericordioso prendendosi cura non soltanto del corpo dei vivi, ma anche delle anime dei defunti: non contento dei suffragi per le anime del Purgatorio, istituì, all’indomani di Ognissanti, la solenne commemorazione dei trapassati.
La pratica si diffuse e venne formalizzata dalla Chiesa cattolica nel XI secolo. Papa Benedetto XIV, nel 1748, stabilì ufficialmente il 2 novembre come giorno per la commemorazione.
Va sottolineato che non și tratta di una celebrazione macabra, che pone l’accento sulla morte; al contrario, questa commemorazione si inserisce nel contesto della festa di Ognissanti, che celebra la vita e la gloria eterna delle anime redente.
La giornata dedicata alla commemorazione dei defunti è, dunque, una forma di riconoscimento della ciclicità della vita e della morte dove, quest’ultima, viene vista come un semplice passaggio, una “pasqua” tra la vita terrena e quella ultraterrena. La morte, dunque, non è un termine definitivo, ma un passaggio verso una nuova vita; questa celebrazione ci invita a non lasciarci travolgere dalla tristezza ma a gioire per coloro che ci hanno preceduti nella Luce e che ancora vivono attraverso i nostri ricordi.
La morte è un tema universale che attraversa tutte le culture e tradizioni. Ognuno la affronta in maniera diversa ma l’accettazione della perdita e il ricordo degli antenati sono elementi fondamentali per tutti, in quanto base della propria identità come singolo e come popolo.
Per il Cristianesimo, la morte è un passaggio verso la vita eterna del Paradiso; lì il Cristo Risorto accoglie le anime meritevoli, redente dal suo Sangue Prezioso.
Per l’Islam, la morte è una sorta di transizione dalla vita terrena all’aldilà. La vita è considerata un test e le azioni compiute influenzano il destino eterno dell’individuo.
Nell’Ebraismo, essa è parte del ciclo della vita, ma il focus è sulla vita presente e sulle azioni compiute.
Nel Buddhismo e nell’Induismo, infine, la morte è vista come una fase del ciclo di Samsara (rinascita).
Sono tante le tradizioni e i riti volti a celebrare i defunti; essi variano da Paese a Paese e si evolvono nel corso della storia.
Molti si recano nei cimiteri per visitare le tombe dei propri cari offrendo fiori e accendendo candele o lumini. Le luci simboleggiano la presenza delle anime e il calore dei ricordi che i vivi portano con sé.
La preghiera – sia liturgica che personale – è un altro elemento diffuso che trascende le religioni: si prega per il riposo eterno dell’anima del caro estinto affinché trovi la strada per entrare nella Luce.
In alcune culture è tradizione preparare pasti speciali per i defunti, lasciandoli sulle tombe o in casa. Questa usanza è particolarmente diffusa in Messico, dove si celebra il Dìa de los Muertos.
Taluni praticano anche rituali di purificazione – come la cremazione delle offerte o la recita di preghiere specifiche – per liberare le anime dai legami terreni e facilitarne il viaggio verso l’aldilà.
In conclusione, la Commemorazione dei Defunti è un’opportunità per riflettere su temi esistenziali come la perdita, il lutto e la vita dopo la morte. La fragilità della vita, intesa dal punto di vista fisico, dovrebbe spingerci a considerare la forza che ci anima, quel Soffio vitale che, come disse l’apostolo Giovanni: «non si sa di dove viene né dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». (Gv 3,8)