Spesso e volentieri coloro che si professano credenti attendono un segno dal cielo, una sorta di miracolo in grado di rafforzare la loro fede. Il Vangelo domenicale ci pone dinanzi ad un grande quesito, o per meglio dire dinanzi a una triste realtà: Gesù non venne capito nella sua città. L’aspetto più incredibile di questa storia è proprio quello inerente alla forza di volontà del Messia. Era ben consapevole che nessun profeta fosse ben accetto tra le mura amiche, ma questo non gli impedì di perseguire il suo obiettivo: diffondere la parola.
Dinanzi a questo scenario, Francesco esordisce con affermazioni nette: “Egli, dinanzi alle nostre chiusure, non si tira indietro e non mette freni al suo amore. Davanti alle nostre chiusure lui va avanti”. Come ben sappiamo, la gente di Nazareth non fu accogliente nei suoi confronti, e questo deve farci riflettere anche sulla nostra esperienza quotidiana: è proprio nei momenti più difficili che il Signore manifesta la sua presenza. La realtà di ogni giorno è la voce di Dio, che si mescola al grido degli ultimi. L’umiltà che lo caratterizza si manifesta nelle sue parole, che non portano in sé alcuna pretesa.
A tal proposito, Bergoglio sottolinea: “Anche Gesù percorre la via dei profeti e si presenta in modo diverso. Ovviamente non lo trova chi cerca miracoli, chi cerca sensazioni nuove, o cose strane. Lo trova invece chi accetta le sue vie e le sue sfide, senza lamentele e senza musi lunghi”. In sintesi, il Papa vuole far emergere la spontaneità dell’incontro tra l’uomo e il Dio fatto carne. Le difficoltà che Gesù ha incontrato nella sua vita sono molteplici, la sua stessa messianicità è stata compresa solo con il passare del tempo. Pertanto, la pazienza di incontrare il Signore in modo spontaneo dev’essere alla base di ogni rapporto umano. L’incontro con l’altro non deve essere finalizzato al vantaggio o al profitto; al contrario, occorre riscoprire la genuinità dell’essere umano.