Nell’articolo precedente abbiamo visto che l’illusione è una fase del cammino, che Dio permette per farci comprendere la differenza tra gli “idoli” e Lui.
A volte lascia che questo stato duri per anni finché, improvvisamente, non interviene nella nostra vita detronizzando in un colpo solo tutti questi idoli e riducendoli in pezzi.
E questo fa male, molto male!
Quanto meno siamo consapevoli di sacrificare al nostro idolo, tanto più rapidamente affiora in noi l’idea che Dio non esiste, che è solo un’illusione. O che – citando il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche – “Dio è morto”.
L’effetto “tabula rasa” può portare a due opposte conseguenze: lasciar perdere perché abbiamo l’impressione che questo ideale sia fuori dalla nostra portata, oppure ricostruire da zero partendo da nuovi presupposti. Quelli della nostra esperienza personale.

Se Dio sembra sfuggirci è buon segno! Dio DEVE sfuggirci perché non è un prodotto della nostra mente. Lo stesso vale per tutto ciò che riguarda la virtù, perché da ciò intuiamo che c’è qualcos’altro oltre questo idolo che inseguiamo ciecamente.
Il dolore da “sconfitta” che proviamo è, in realtà, la breccia attraverso la quale la Luce può finalmente insinuarsi per ampliare la nostra coscienza.
Guai a noi se tentiamo di tappare questa crepa, perché ci toccherà ripetere di nuovo il ciclo di distruzione e rinascita.
Il passaggio dall’idolo al vero Dio crea sempre un momento di angoscia e, se da una parte potremmo pensare che Dio non esiste, dall’altra potremmo credere, invece, che è un crudele tiranno.
Se avete vissuto queste sensazioni e condiviso questi pensieri, non sentitevi in difetto perché questo è il cuore stesso della Bibbia! Il libro di Giobbe, nell’Antico Testamento, ne è l’esempio più eclatante.

“Satana colpisce Giobbe con le piaghe” – William Blake (1826)
Il libro di Giobbe affronta proprio il tema della sofferenza e della giustizia divina.
La storia ruota attorno a Giobbe, un uomo giusto che vive una vita benedetta fino a quando, per una prova voluta da Satana, perde tutto: famiglia, ricchezze e salute.
Giobbe cerca di comprendere il senso della sua afflizione, nonostante gli amici la interpretino come una punizione per peccati commessi.
Portato al limite della sopportazione e sull’orlo della blasfemia, Giobbe si interroga sulla giustizia di Dio e gli chiede un incontro diretto per ottenere risposte.
Dio gli risponde, ma non gli dà spiegazioni dirette sulla sua sofferenza; al contrario, gli rivolge una serie di domande che evidenziano la grandezza e la misteriosità del Creato.
Il libro di Giobbe ci insegna l’importanza della fede e della perseveranza di fronte alla sofferenza e ci invita a riconoscere i limiti della comprensione umana rispetto ai piani divini.
Ci fa capire che il dolore, che può talvolta sfociare in collera contro Dio, non è da colpevolizzare: può essere il primo passo per un ritrovato dialogo con Lui.
La relazione tra l’uomo e Dio non ha nulla di idilliaco; al contrario, è una gara a chi si fa più male. Ma se l’uomo accetta la sfida, raggiungerà la piena verità e, come Giobbe, riceverà moltiplicati i beni che gli sono stati tolti.

La cosa più difficile di tutte è convincersi che in Dio non c’è giudizio. Ciò che ci accade di doloroso non è una punizione.
L’amore di Dio non ha nulla a che vedere con il romanticismo: è un fuoco che arde, e poco importa se brucia, purché produca calore e luce.
Dio è molto diverso da quello che Giobbe si aspettava: il suo sguardo non approva né condanna perché è solo amore, amore infinito e incondizionato.
Dio non è a misura d’uomo, ma siamo noi a misura di Dio! Ed è proprio questa la causa della nostra sofferenza. Finché vivremo una condizione inferiore alla nostra reale natura, non saremo mai pienamente felici. La conversione è proprio questo processo di ritorno a noi stessi – al VERO noi – che prevede lo spogliamento da tutte le sovrastrutture e credenze limitanti accumulate nel tempo. E, come i vecchi mobili, l’umanità scricchiola.
La sofferenza è fare esperienza nella carne del vero DIO e del vero IO: non c’è libro che possa insegnarcelo.
Ma una volta compresa la lezione, arriveranno l’abbondanza e la gioia.
A seguire