Nice, una donnadi 26 anni, cresciuta in un villaggio di pastori in una zona montana del Kilimanjaro, oggi è diventata un esempio di lotta per il diritto allo studio e alla salute nei confronti delle bambine che sino a non troppi anni fa erano costrette a subire l’orribile mutilazione genitale.Tutto cambia quando la piccola Nice all’età di 8 anni avendo compreso la terribile esperienza cui doveva essere sottoposta scappa dalla casa della zia dove abitava e raggiunta quella del nonno lo supplica di intercedere affinché non sposi nessun uomo e non sia ‘tagliata’. Lei vuole studiare. Oggi Nice Nailantei Leng’ete si è fatta promotrice, insieme alla più grande organizzazione sanitaria no profit in Africa Amref, di un rito alternativo per le ragazze masai che è costituito dalla tutela della propria salute fisica attraverso lo studio e l’istruzione. Questi riti di passaggio dall’infanzia alla frequenza di una scuola per diventare in età adulta donne autonome e responsabili, avrebbero un scopo simbolico come quella dell’acquisizione della propria dignità di essere donna.
«All’età di otto anni – racconta Nice – il mio mondo è stato sconvolto, quando i miei genitori sono stati strappati da me. Avevo solo otto anni, ma la mia vita è cambiata per sempre. Tutto quello che conoscevo è scomparso per sempre. La mia casa, la mia sicurezza». È stato allora che la piccola si è ribellata a quel crudele costume che l’avrebbe marchiata per sempre e ridotta in sottomissione al maschio padrone.
Nel 2008 Nice, che studiando aveva dato seguito ai suoi sogni, attraverso il corso di formazione del progetto Amref su “salute riproduttiva delle giovani donne nomadi”, incontra i capi del villaggio, gli anziani ai quali spiega quali pericoli questa pratica ancestrale poteva avere sul futuro delle bambine, potendo compromettere la loro futura fertilità. Questi la ascoltano e la accolgono come educatrice della comunità.Dopodi loro affronta i giovani detti ‘Moran’ che nella boscaglia apprendono le antiche pratiche della tribù. I Moran sarebbero gli uomini che dovranno sposare poi le donne che Nice sta liberando. Sfidare il loro atteggiamento mentale è stata cosa non facile, ma con l’aiuto degli anziani anche questi ultimi hanno accettato il cambiamento e donato a Nice il bastone nero che simboleggia la leadership. A quel punto sono stati loro a chiedere di proseguire in questa battaglia di civiltà. La strada è stata quindi tracciata e il percorso dovrà continuare per altri paesi africani dove questa ignobile pratica continua ad esistere e a mietere vittime. Per la giovane Nice che con borsa di studio in America e visita a Roma nella quale ha incontrato amici che la sostengono, la vita ha assunto il significato e l’impegno di una missione dalla quale non potrà che essere sempre gratificata per i successi che conquisterà di volta in volta fino a che in tutta l’Africa quella barbara pratica non si estinguerà e si convertirà in acquisizione di libertà totale da ogni condizionamento e da ogni assurda ritualità tribale.