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LA CORTE UE CONFERMA LA MULTA DA 2,4 MILIARDI A GOOGLE – Apple, “l’Ue cerca di cambiare le regole retroattivamente”

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha recentemente confermato la sanzione da 2,4 miliardi di euro inflitta a Google dalla Commissione europea, respingendo il ricorso presentato dal colosso tecnologico e dalla sua casa madre, Alphabet. La multa era stata originariamente emessa nel 2017, quando Bruxelles aveva accusato Google di abuso di posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca, con particolare riferimento al servizio di comparazione dei prodotti. Infatti, nel 2017, la Commissione aveva inflitto la multa a Google per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca su Internet, manipolando risultati delle ricerche in tredici Paesi europei, favorendo sistematicamente il proprio comparatore di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti. I suoi risultati erano posizionati in alto nella pagina, spesso all’interno di “box” contenenti informazioni visive accattivanti. Per contro, i risultati di ricerca dei concorrenti apparivano soltanto come semplici risultati generici (link) ed erano suscettibili di essere retrocessi da algoritmi di aggiustamento nelle pagine di risultati di ricerca di Google..Questa pratica, secondo la Commissione, distorceva il mercato e impediva una concorrenza leale. L’ammenda imposta a Google ammontava a oltre 2 milioni e 400 mila euro, mentre Alphabet è stata considerata responsabile per un importo di oltre 523 milioni di euro. Parallelamente, anche Apple è stata protagonista di una sentenza storica: già nel 2016, la Commissione europea aveva accusato l’Irlanda di aver concesso al colosso di Cupertino aiuti di Stato illegali sotto forma di agevolazioni fiscali. Grazie a decisioni preliminari (ruling) emesse dalle autorità fiscali irlandesi, Apple aveva beneficiato, dal 1991 al 2014, di un trattamento fiscale di favore sugli utili, pari a 13 miliardi di euro. Ma quegli aiuti sono stati giudicati illegali per le norme concorrenziali comunitarie. Il governo nei suoi “ruling” preventivi aveva infatti considerato la Apple Sales International (Asi) e la Apple Operations Europe (Aoe) come società di diritto irlandese, sebbene non fossero stabilite fisicamente nel Paese. Comportamento che, dopo vent’anni, l’Antitrust ha giudicato incompatibile con la libera concorrenza mercato interno. Nonostante una sentenza favorevole ad Apple nel 2020, la Corte di Giustizia Europea ha ora ribaltato la decisione, confermando che la multinazionale avrebbe dovuto pagare le tasse sui profitti generati nelle filiali locali irlandesi. Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea, ha definito questa sentenza una “grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale”, sottolineando che “nessuna azienda, per quanto potente, è al di sopra della legge”. Il governo irlandese ha già confermato che rispetterà la sentenza e provvederà al recupero dei 13 miliardi di euro. Tuttavia, Apple si è difesa sottolineando come il reddito in questione fosse già stato tassato negli Stati Uniti, e criticando la decisione di Bruxelles per aver “cercato di cambiare retroattivamente le regole”. L’azienda ha inoltre ribadito di pagare sempre le tasse dovute in tutti i Paesi in cui opera e che non ci sia mai stato un accordo speciale. Infine, di tono simile anche la reazione di Google. «Siamo delusi», ha dichiarato un portavoce. «Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generano migliaia di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi».

Data:

11 Settembre 2024

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