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LA CREDIBILITA’ ITALIANA A CORRENTE ALTERNATA

Già nel 2017 Paolo Gentiloni, concludendo  il primo vertice da presidente del Consiglio con il cancelliere tedesco Angela Merkel, espresse l’opinione che l’Unione Europea adottasse “una sorta di flessibilità a corrente alternata: molto rigida sui  decimali dei bilanci e molto ampia sulle questioni fondamentali come la questione migratoria”.

Era, in fondo, la stessa critica che, da molte parti, veniva mossa  con un bersaglio preciso: la Germania. Solo che, quella volta, Gentiloni non era un “ambasciatore”, ma il Presidente del Consiglio che  doveva dare prova al “gendarme d’Europa” che il suo  Governo non era “natalizio”, ma solido abbastanza da poter affrontare la situazione dirompente per l’Unione europea (crescita, extraeuropei e Brexit).

Senza dimenticare che bisognava,  in ogni modo, mettere un argine alla disperazione dei poveri italiani autoctoni che avevano sempre più sfiducia verso il progetto UE così come viene realizzato dall’abbinata Popolari- Socialisti Europei. I due problemi, deficit e immigrazione, sono presenti anche oggi e hanno la stessa radice: governi italiani deboli con i forti e forti con i deboli, che da decenni si alternano tra destra e sinistra senza agire. Soprattutto governi che fanno di tutto per rinviare l’adozione di soluzioni.  E gli altri Stati europei cominciavano  a perdere la pazienza, fino a costringere nel 2024 il Governo italiano a rispettare vincoli sul deficit.

Già nel 2027 c’era un negoziato in corso tra Roma e Bruxelles relativo ad un (eventuale) sforamento del deficit strutturale del nostro Paese, per poco più di 3 miliardi di euro. I  3,4 miliardi di euro, rispetto ai 1.500 miliardi di Pil dell’Italia, rappresentavano proprio quei “decimali di bilancio” di cui fa menzione Gentiloni. Sono precisamente  lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. Miliardi, certo, ma non una cifra  da mandare un Governo in crisi, se  pur costretto a fare una correzione di bilancio attraverso una “manovrina”, magari di aumento delle accise sui carburanti. Come si può vedere, l’inerzia dei vari Governi italiani (di destra, centro e sinistra) si è portata avanti oer decenni gli stessi problemi, e scuse molto simili.

La scusa accampata contro l’iniziativa della Commissione UE  verso l’Italia era che la “manovrina” avrebbe inciso   negativamente sulla crescita italiana. Questo perché si dava per scontato che, se ci fosse stata, probabilmente la manovra avrebbe contenuto solo tagli sulla spesa pubblica assistenziale,  solo tasse, visto che di tagli  sui redditi parassitari non si voleva parlare, esattamente come accade adesso.  E in tempi dove il voto è sempre dietro l’angolo, ogni centesimo tagliato, o tassato, caricato sulla massa dei più poveri può essere una zavorra affondante  per il Governo in carica, e per il Partito di Governo .

Ma l’effettiva bassa percentuale (lo 0,2 per cento) del (presunto) aggiustamento, qualche riflessione in più la fa fare. Perché, a prima vista, potrebbe aver ragione Gentiloni a lamentarsi di una richiesta del genere, la quale incide soprattutto a livello “mediatico”. In un momento, per giunta, decisamente difficile per l’Italia e  l’Ue. Ad un aggiustamento, senza tutto questo clamore, ci si poteva anche  arrivare per altre vie, dando fiducia all’Italia. Che, in fondo, è un Paese, come ricordato, che produce ricchezza per quasi cento volte.

Ma allora, se l’aggiustamento non è “sostanziale”, perché ci era stato comminato? Era una sorta di “avvertimento” che la fiducia verso il nostro Paese era finita, dopo il credito enorme che l’Unione europea aveva dato al Governo Renzi. Era il segnale, dato a “un Paese che continua a declinare economicamente”, che era incastrato.

I numeri parlavano  chiaro già allora, e anche allora come oggi erano  interpretabili a seconda del verso che si sceglieva per leggerli. L’Italia è cresciuta per decenni, i poveri sono rimasti poveri, i ricchi sono diventati più ricchi, la torta è distribuita sempre peggio. L’Italia però continua a crescere poco, mentre il suo debito pubblico aumenta inesorabilmente. Inoltre, ogni anno è elettoralmente  importante per qualcuno, peggio se per Stati grandi contribuenti UE, come  Francia e Germania. Il solo dire di voler dare credito all’Italia, era ed è per chiunque  una pessima idea elettorale. Paradossalmente oggi si stanziano centinaia di miliardi per aiutare Zelenskj e per riarmarsi contro un nemico inesistente senza problemi. Gentiloni fu sicuramente buon profeta!

L’Italia non era, e non è dopo il quasi-disastro PNRR, ritenuta affidabile. Anche  sul problema immigrazione siamo stati e siamo lo Stato più incapace,  visti i numeri di ingressi voluti, di ingressi legali, di ingressi illegali, dare risposte concrete. Ci siamo persi nell’accoglienza, nella parità, nell’inclusione, e ci ritroviamo con una società multietnica e multiconflittuale.

Unita alla totale incapacità di qualunque tipo di respingenza, tolti i circa 4.000 accompagnamenti alla frontiere annui, ci sono una politica di concessione della cittadinanza senza limiti concreti, una libertà di ricongiunzione (quasi) totale, un obbligo di asilo fissato dall’art.10 della Costituzione che si è rivelato la porta di ingresso illimitato all’Italia.

Ma l’immigrazione ormai in Europa  è  un tema esplosivo, lo provano le reazioni di inglesi e tedeschi etnici, sempre più rabbiose verso il flusso di stranieri non richiesti, non voluti, che non vogliono assimilarsi. Reazioni incanalate nei populismi finora di destra.  Ma la credibilità dell’Italia  richiede di essere  “altro” anche rispetto a numeri per noi impietosi. Se la nostra classe dirigente attuale non lo comprende ora, non sarà più come la questione di uno “0,2 per cento” del 2017.  E infatti non lo ha compreso, prova ne sia che il Governo italiano attuale deve gestire un debito pubblico da 3.000 miliardi, un sistema legale che di fatto rende impossibile qualunque provvedimento efficace contro l’immigrazione, una stagnazione produttiva ormai pluridecennale.

Un governo che ha vinto le elezioni promettendo che avrebbe fermato l’immigrazione, non riesce a fare nulla di concreto per fermarla, mentre uno dei Partiti che lo compone propone persino facilitazioni nella concessione della cittadinanza. E adesso cominciano anche a esplodere, come nel resto d’Europa, le periferie popolate dai figli e nipoti di immigrati non assimilabili, che di italiano hanno la cittadinanza, ma rifiutano l’assimilazione.

Tutto si può dire di questa situazione, tranne che la classe politica non ne fosse preavvisata, ma anche i politici italiani (come etnìa) adottano una sorta di flessibilità  a corrente alternata: “molto rigida sui  dettagli (tipo la riduzione del canone RAI)  e molto ampia sulle questioni fondamentali come la questione migratoria”. Proprio come la UE.

Data:

13 Gennaio 2025

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