“La pace attesa da tutti è una pace gloriosa, frutto di un intervento regale come quello del Messia“. Il volto di Francesco lascia trasparire tutto il suo rammarico; mai come in questo momento il Papa si è sentito isolato e inascoltato. Le sue parole “urlate” per settimane non hanno sortito alcun effetto, anzi hanno contribuito a creare un muro inespugnabile con i leader internazionali. Tra le tante notizie sconcertanti, evidenziamo il rifiuto dell’Ucraina a partecipare alla consueta via crucis del Venerdì Santo. Il motivo? La presenza della delegazione russa nel portare la croce. Insomma, la tanto agognata pace stenta a decollare.
Bergoglio appare stanco, ma non smette di credere in una soluzione pacifica e spiega: “La pace che Gesù ci dà a Pasqua non è quella che segue le strategie del mondo“. A rafforzare questa tesi è proprio l’atteggiamento delle istituzioni internazionali. Ad oggi si paventa l’ipotesi che solo attraverso un conflitto si possa arrivare ad un negoziato. Una sorta di mantra propagandato da tutti i media, utilizzando troppo spesso – talvolta fuori luogo – un lessico bellico colmo di aggressività.
L’udienza di Bergoglio è un fiume in piena senza alcuna esclusione di colpi, in cui spicca persino una citazione di Dostoevskij tratta dalla “Leggenda del Grande Inquisitore”. Anche in questo caso il Papa trova delle assonanze con il Vangelo: “Il motivo finale di questa storia sta nel fatto che Cristo, pur potendo, non ha mai voluto diventare Cesare“. La ragione di fondo è molto semplice: la pace predicata da Gesù è racchiusa nella tenerezza, sentimento dimenticato e annoverato tra le caratteristiche dei “deboli”.
La ricetta di Francesco è racchiusa in tre parole: preghiera, perdono e tenerezza. Un connubio difficile da ottenere considerata la grande agitazione degli animi, ma nonostante ciò il Pontefice non ritira le proprie esortazioni: “La pace di Gesù non sovrasta gli altri – sostiene – non è mai una pace armata”.