Adoro la scrittura e sono una cultrice di barzellette e così quando mi vedono sorridente, gli amici si raccomandano: “Brava Ross, Non MOLLARE mai!”
Chiaramente si riferiscono alla malattia.
So bene che mi danno questo consiglio in perfetta buona fede ma io non lo seguo mai. E per fortuna che “mollo” di tanto in tanto. Se mi sento stanca mi riposo un po’, se sento che devo piangere, piango, se trovo dove farlo, urlo. Se sono triste non mi impongo di fare finta di niente. Fare finta MAI.
E’ peggio. Tornare alla realtà è più dura. Perché prima o poi bisogna tornarci. La nostra società è la cosiddetta “società dei consumi”: quando qualcosa si rompe, raramente si aggiusta, si butta via. L’immagine suggerita dalla pubblicità, presenta sempre famiglie giovanissime, bellissime, efficientissime.
Tutti sono belli ed in gran forma. Star male non è previsto: se capita, come si fa? Le persone non si possono buttare via. La condizione di chi sta male e non riesce a fare più le cose che faceva prima è orribile, specie in questa società dove l’inefficienza è una delle “colpe” maggiori. La persona viene classificata come “depressa”. La prima cosa che le si dice è “Ti devi curare” Ebbene sì, per la prima volta nella storia dell’uomo, la tristezza è diventata una malattia.
Ma niente paura, ci sono le pillole della felicità! Nuova malattia, nuovi farmaci! La tristezza ed il dolore sono sentimenti “negativi” e, in quanto tali, vanno evitati. Siamo tutti d’accordo che l’allegria e le risate ci rigenerano ma durante la nostra vita siamo costretti a farci i conti: non si può ridere sempre. Non importa quanto grande sia il dolore ad esempio un lutto, che lo psicologo decide che entro un certo lasso di tempo, il/la paziente deve stare meglio. Se il caso è complicato si finisce dallo psichiatra che, come medico, somministra farmaci, i quali danno effettivamente tranquillità che, non sempre, ma spesso, le persone dormono in piedi.
Però non sono tristi. Per forza, dormono.
Ma neppure sono felici perché trascorrono una vita totalmente inconsapevole.
Vittime della “bestia”, la depressione, una parola pronunciata sussurrandola, con deferenza, come fosse la peste. “Depressione”: questo termine ha diversi significati in diversi campi ma quello più comune è “avvallamento”, andare giù, verso una parte inferiore del suolo dove ci troviamo. Insomma, siamo finiti nella valle.
Ma non siamo soli nella valle: c’è tanta altra gente.
Certo che avremmo voluto essere sulla cima e goderci quel panorama mozzafiato: un giorno proveremo questa gioia incontenibile! Ma, per ora siamo qui, e allora, lacrime o no, godiamoci la valle! Che diamine!
PS: Io ne sono uscita totalmente anni fa: a volte si è nella valle, a volte sulla vetta. Nulla è per sempre. Quando siamo felici godiamoci la felicità e quando siamo tristi godiamoci la tristezza!
(Le foto di copertina dal web – interne di proprietà dell’autrice)