Il dramma musicale da Socrate a Euripide raccontato da Nietzsche
La grecità
Nel gennaio del 1870 Nietzsche tenne una conferenza dal titolo “Il dramma musicale greco”, la cui tesi principale era che le origini della tragedia attica sono da ricercare nei culti dionisiaci, su cui Nietzsche edifica il fondamento della sua prospettiva filologica e filosofica.
Rinvenendo nella musica il principio dionisiaco, come principio estetico che permette di cogliere il carattere profondo dello spirito tragico, Nietzsche enuncia: “Il dramma musicale greco rappresenta, rispetto a tutta l’arte antica, il panneggio libero esibito in bizzarri panneggiamenti. Ogni mancanza di libertà, ogni isolamento delle singole arti viene superato con il dramma: in questi sacrifici solenni dedicati a tutte le arti, vengono cantati inni alla bellezza e al tempo stesso, all’ardimento”.
Il tema del dionisiaco e dell’estasi dionisiaca permette di individuare quella che Nietzsche definisce “culla del dramma”, il cui carattere costitutivo nasce “quando l’ uomo è fuori di sé e crede di essersi trasformato per un incantesimo”. È da questa visione che scaturisce il terribile stupore che caratterizza il dramma in cui l’essere fuori di sé è il movimento tellurico che scuote ogni rigidità dell’individuo e lo colloca nell’agone tragico, dove si mostra tutta la tensione del rapporto di potere tra parole e musica, dove la parola greco-tragica produce, come osserva Hölderlin, la “dissonanza del vivente”.
In riferimento all’arte tragica, Nietzsche enuclea quel processo che mostra il passaggio dall’estasi collettiva all’ordinaria vita quotidiana, in un rituale che conserva gli elementi della vita dionisiaca, dove il dionisiaco come principio estetico si manifesta nell’alternanza e contemporaneamente nella coesistenza fra assennatezza ed ebbrezza. La forma a noi pervenuta della tragedia attica (Eschilo, Sofocle, Euripide) costituisce tuttavia l’infiacchirsi della fiamma dionisiaca.
Se con il “Dramma musicale dei Greci” Nietzsche rimane entro i confini della tradizione, la conferenza del mese di febbraio del 1870, dal titolo “Socrate e la tragedia” anticipa la struttura concettuale de “La nascita della tragedia”, che approfondisce il processo di dissoluzione dello spirito tragico e l’auspicio della sua rinascita.
“Socrate” è il nome che dice il tramonto del dramma musicale greco che apre la strada al primato della dialettica, come elemento dominante della tragedia che trionferà rendendo il suono marginale, relegato ad un elemento di contorno. Socrate era per Nietzsche “il primo filosofo della vita” e tutte le scuole che a lui si ispiravano, erano filosofie di vita. In lui il pensiero serviva alla vita, mentre in tutti i filosofi precedenti era la vita che serviva al pensiero e alla conoscenza. La filosofia socratica era assolutamente pratica. Nel pensiero nietzschiano, Socrate si colloca come spartiacque fra Eschilo e Euripide, il primo è il rappresentante del vero dramma musicale greco, mentre Euripide è il poeta del razionalismo socratico.

Che cosa intende Nietzsche per socratismo? Esso consiste nel primato della coscienza espresso nella formula “tutto deve essere cosciente per essere bello”.
Qui è sancito il legame tra Socrate ed Euripide “nell’antichità greca si sentì il collegamento tra questi due nomi”, che permise al socratismo di dirigere il tragico verso la sua fatale autodissoluzione per l’egemonia dell’elemento razionale.
Il “socratismo” disprezza l’istinto e quindi l’arte – afferma Nietzsche, ed è proprio il disprezzo per tutto ciò che è istintivo, che determina il mutamento radicale della tragedia greca in canto trionfale del razionalismo, che si impone sull’impulso vitale rappresentato dalla musica: in questo stadio dell’evoluzione della tragedia sono le parole a prevalere sulla musica.
Se Socrate appare come l’ araldo della scienza che doveva nascere in Grecia, più tardi nel 1876, Nietzsche cambia la sua analisi: se da una parte Socrate ha incentivato l’indagine teoretica, Nietzsche lo condanna come non abbastanza radicale, per cui Socrate alla fine, nel verdetto di Nietzsche, “annientò la scienza”. Se, ne “La nascita della tragedia” Socrate è l’araldo della razionalità scientifica, negli anni successivi Nietzsche cambia radicalmente la sua concezione di scienza e definisce Socrate il “distruttore” del dramma musicale. La distruzione esprime l’incompatibilità fra arte e scienza.
Nell’impossibile “dialogo” fra arte e scienza, si esprime l’essenza dello spirito tragico che ha in sé la morte dell’elemento musicale: alla fine il logos vince sul pathos. Tuttavia, alla fine della conferenza Nietzsche si domanda: “Il dramma musicale è davvero morto per sempre?”
Tale domanda apre alla possibilità di una rinascita dell’arte tragica attraverso Richard Wagner, che comparirà due anni dopo nella dedica de “La nascita della tragedia”. Il filologo e filosofo Nietzsche preconizza che la rinascita del dramma musicale possa avvenire nello scenario della cultura tedesca del suo tempo e dunque l’impulso rigeneratore dello spirito tragico sia affidato allo Zeitgeist del suo tempo, in cui sia possibile il primato del pathos sul logos socratico.
(Continua)