“Quando si usa violenza non si sa più nulla su Dio, e nemmeno sugli altri che sono fratelli. Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde”. La festività delle Palme chiama i fedeli a raccolta, ma quest’anno non si può certamente ignorare quello che sta avvenendo alle porte dell’Europa. La gioia dell’arrivo del Cristo come simbolo di amore e fratellanza si palesa in un contesto contemporaneo dove l’egocentrismo è ai massimi storici. Gesù, ben consapevole della sua missione, si è fatto crocifiggere per tramandare la pace. Il suo essere Messia non è stato un evento improvviso, bensì si è concretizzato nella scoperta della quotidianità, intrisa di sofferenza.
I chiodi che furono conficcati nelle sue mani assumono un forte significato simbolico alla luce delle guerre cui assistiamo oggi. Francesco focalizza la sua omelia sulla passione di Cristo, affermando: “Continuiamo a crocifiggere Cristo, oggi come ieri. Sì, è crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire”. Un quadro raccapricciante, che rispecchia in toto il triste volto assunto dall’umanità odierna.
Oggi siamo indirizzati verso il “salva te stesso”. Una logica incompatibile con i principi di fraternità e solidarietà che il Vangelo propone. La Settimana Santa è appena cominciata, ma lo spirito rischia seriamente di restare immutato, perché poco o nulla ci scalfisce realmente. I crocifissori di Cristo siamo tutti noi, che continuiamo noncuranti a coltivare l’odio e il rancore.
L’avvento di un nuovo umanesimo passa attraverso la comunione e il dialogo. Sono questi i pilastri che possono restituire, seppur in modo parziale, la pace nel mondo.