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LA “FRAGILITÀ” DELLA DEMOCRAZIA È LA SUA FORZA

Quale forma di Democrazia esclude chi dovrebbe parteciparvi di diritto?

Quale forma di Democrazia corre il rischio di rinnegare sé stessa escludendo, allontanando e denigrando chi ne potrebbe invece rappresentare la sua ricchezza? Ebbene, questo è quanto accadde in Grecia, culla non solo di nobili arti, ma anche della politica così come giunta ai giorni nostri. Quella dai contorni etici, dai fini morali. Basti ricordare cosa accadde nella biblioteca di Alessandria, che fu nei secoli a venire fonte di desiderio di storici e archeologi, dove una giovane donna greca, Ipazia, si nutriva di scienza e di filosofia. A far nascere e ad alimentare il suo amore per entrambe fu il padre Teone, che le insegnò inoltre quello che per molte altre donne era un privilegio: la libertà di pensare e, ancora di più, di manifestare quel pensiero. Ma nella Grecia democratica, patria di Pericle e dei suoi Ateniesi, tali libertà sembravano non spettarle. È ciò che accadde quando tentò di insegnare agli stessi studenti del padre o di scrivere le sue intuizioni sul movimento dei pianeti. Non poteva insegnare soltanto perché donna.

Se quindi oggi troviamo ancora ispirazione in un sistema come quello greco, ormai diventato base della politica contemporanea, dobbiamo anche vederne i difetti come la partecipazione attiva alla vita politica solo a chi apparteneva al genere maschile, o ai cives nel sistema romano. Quindi, non per i servi, non per le donne e non per gli abitanti delle province: nessuno di loro poteva dirsi veramente libero.

Fu il caso questo di Livia Drusilla, prima, sposa del senatore romano Tiberio Claudio Nerone, poi di Ottaviano Augusto. Lei stessa incarnò il sinonimo di indipendenza e forza morale, ma ugualmente dimessa da una società che vedeva per le donne un ruolo assai limitato. Nonostante ciò, riuscì ad avere un circolo di clientes dove inseriva i suoi protetti, intratteneva relazioni con importanti famiglie romane, ma soprattutto si battè affinché i suoi figli, Tiberio e Druso, avuti con Tiberio Claudio Nerone, si affermassero nel panorama politico, spodestando la figlia di Augusto, Giulia Maggiore. Livia stessa quindi, nonostante l’indole indipendente, sapeva di dover mettere da parte la figlia prediletta di Augusto e forse anche più adatta, per far emergere quelli di genere maschile.

Ipazia e Livia, due donne caparbie, capaci e libere, che in un sistema democratico avrebbero avuto il loro posto, ma che a causa dei tempi furono relegate a margine degli uomini. Da qui, quindi, l’antefatto: come può una grande Democrazia escludere chi di diritto dovrebbe farne parte? Ciò dimostra come anche quello che riteniamo più giusto, possa comunque essere migliorato. Tenendo conto delle esigenze di tutti: a partire dagli ultimi, dai deboli e da coloro che vivono ai margini. Perché non esiste diritto lì dove non vi è uguaglianza, che significa mettere tutti sullo stesso piano. Per questo è fondamentale mantenere alta l’attenzione nei confronti di chi regge il sistema democratico, affinché questo venga sempre rispettato. E insieme, quando necessario, criticarlo e difenderlo, perché amare una bandiera, un testo sacro o un’arte significa anche essere liberi di contestarli e proteggerli.

È proprio questa l’anima della Democrazia.

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Data:

18 Febbraio 2024