È addio al nucleare per la Germania, che ha appena disattivato tre delle ultime sei centrali rimaste in funzione sull’intero territorio nazionale. Lo scorso 31 dicembre, infatti, dopo ben 35 anni di “servizio” sono andati in pensione i reattori di Brokdorf, Grohnde e Gundremmingen C. Preussen Elektra, gestore delle centrali di Brokdorf e Grohnde, ha fatto sapere che le operazioni di spegnimento si sono tenute poco prima della mezzanotte. Analoghe le dichiarazioni di Rwe, che si occupava dell’impianto di Gundremmingen C. Guido Knott, ceo di Preussen Elektra, ha voluto congedarsi ringraziando lo staff e affermando: “Per decenni abbiamo dato un contributo decisivo alla fornitura di elettricità sicura, rispettosa del clima e affidabile in Germania”.
Entro la fine dell’anno appena iniziato si fermeranno i lavori anche nelle centrali di Isar 2, Emsland e Neckarwestheim II.
La decisione di disattivare le ultime sei centrali nucleari tedesche è stata appoggiata ancor più dalle istituzioni a seguito del tragico incidente del reattore di Fukushima in Giappone, avvenuto nel 2011. Un disastro innescato da due calamità naturali (terremoto e tsunami), che distrusse letteralmente l’impianto costiero con danni irreparabili non solo sull’uomo ma anche sull’ambiente.
Tuttavia, c’è chi si dice in disaccordo con questa scelta: negli ultimi giorni è stata sollevata un’aspra polemica. Occorre considerare infatti che i sei impianti coinvolti hanno coperto finora il 12% del fabbisogno di elettricità del paese. La restante parte è prodotta per il 41% con energie rinnovabili, per il 28% con il carbone e per il 15% con il gas. L’obiettivo per il 2030 è di basare l’80% della produzione sulle rinnovabili.