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LA GUERRA DELLE MASCHERINE

Si potrebbe dire, senza troppa fatica, che “piove sul bagnato”. Come se non bastasse il superamento del milione di contagiati, altri nuvoloni hanno iniziato ad annidarsi all’orizzonte. O meglio, più che all’orizzonte, su un luogo specifico: la Casa Bianca. “Cosa altro avranno combinato gli Stati Uniti?” viene da chiedersi. È presto detto: l’America è accusata di essersi impadronita con metodi “poco ortodossi” delle tanto agognate mascherine, che rappresentano la principale ancora di salvezza in questo periodo.

Qualcuno potrebbe aver interpretato in maniera troppo letterale il detto “in guerra tutto è lecito”. Si è arrivati a sferrare addirittura colpi bassi, leggasi atti di “pirateria moderna”. Pare che gli Stati Uniti abbiano letteralmente dirottato verso il proprio territorio una spedizione di mascherine destinate alla polizia tedesca, con il governo del land di Berlino che non ha perso tempo nel definire tale atto da “selvaggio West”.

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Ci sono, però, dei conti che non tornano. In primis il fatto che l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) non abbia rivisto le sue linee guida sulle mascherine, non imponendone ai cittadini l’utilizzo. Donald Trump in persona ha detto che, per il momento, non ha intenzione di avvalersene, nonostante tutti i governi si stiano prodigando in una corsa contro il tempo per avviarne una produzione nazionale. In secundis, il dato relativo al ritmo di fabbricazione delle mascherine: siamo nell’ordine dei milioni, e continua a salire vertiginosamente. L’altro dato da tenere in considerazione è quello del fabbisogno giornaliero di ogni nazione, che si aggira sulle centinaia di migliaia. Inoltre, in molte nazioni del G20 (il forum dei leader che riunisce l’ex G8 e l’Unione Europea, per farla breve) non si è pensato a dotarsi di una filiera per i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), diventata fondamentale per il futuro sanitario del pianeta.

Entrando nello specifico, inoltre, la “guerra” è senza esclusione di colpi: l’America ne avrebbe dirottate anche 200 mila di proprietà della Thailandia. Le mascherine sono del tipo N95, ovvero quelle col filtro. Anche da altri stati è arrivato un pesante capo d’accusa, come dalla Francia: si parla addirittura di “caccia al tesoro”.

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Dal canto suo, Trump si è appellato al Defense Production Act (lo stesso della guerra di Corea): questa legge conferisce al tycoon poteri speciali, come quello di imporre alle aziende di produrre ciò che chiede il governo federale. Proprio per questo The Donald non si è fatto pregare: alla 3M del Minnesota ha “chiesto” la produzione del maggior numero di mascherine possibili, bloccandone nel mentre l’esportazione in Sud America e Canada.

L’azienda non ha mancato di sottolineare come “la cessazione nella fornitura di attrezzature mediche avrebbe implicazioni umanitarie che potremmo definire critiche” e rischia di coinvolgere i 50 stati americani dall’interno, pronti a darsi battaglia nella più estrema delle ipotesi. Con l’Europa costretta a non fare altro che guardare.

Data:

5 Aprile 2020