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LA LECTIO DIVINA – 1 parte

Studiare le Sacre Scritture, scrutarle, “assaporarle”, è stato da sempre il vero impegno dei monaci.

La vita ascetica, infatti, non riguarda soltanto il corpo – con i suoi digiuni, le sue veglie e le sue penitenze – ma anche l’anima, che si nutre della Parola di Dio.

Tuttavia non basta leggere la Bibbia così come leggeremmo un qualunque libro: è fondamentale apprendere l’ABC del suo “linguaggio simbolico” per comprenderne appieno il significato. Lo studio del senso letterale della Parola di Dio è basilare per un’autentica Lectio Divina; diversamente, essa rischierebbe di essere solo una fantasia, trasformandoci in servi dell’Ego anziché in discepoli della Parola.

Leggere con attenzione, trascrivere e imparare a memoria, sono tre modi semplici e accessibili a tutti per iniziare il cammino della Lectio Divina. Meglio ancora se sono corroborati da un’autentica vita ascetica, che aiuta a mantenere lo spirito vigile. Ma la sola ascesi può essere rischiosa se non è accompagnata da una ricerca costante della purezza del cuore. Solo quest’ultima, infatti, ci permette di vedere la Parola di Dio nelle Scritture, così come indicato nel Vangelo: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». (Mt 5,8)

L’approccio alla Lectio Divina è, dunque, un approccio umile, orante: colui che si mette in ascolto delle Sacre Scritture deve lasciarsi abitare dal desiderio di un’esperienza profonda di preghiera. In questo modo si acquisisce “l’intuizione spirituale” che permette di compiere il passaggio da una lettura puramente mentale a una lettura del cuore.

Naturalmente bisogna che vi sia una certa familiarità con le Sacre Scritture, e questa la si ottiene soltanto leggendo, leggendo e ancora leggendo! La “lectio corsiva” – così si chiama – è importante perché è l’humus nel quale nasce la Lectio Divina. Bisognerebbe sfruttare ogni momento libero per scorrere un versetto, un capitolo, un passaggio. Ma bisogna essere convinti che ciò che si sta facendo sia importante, altrimenti non troveremo mai il tempo. 

Ma attenzione: né la Lectio corsiva né lo studio del significato letterale del testo biblico fanno parte della Lectio Divina, perché quest’ultima è l’incontro diretto con la Parola.

Che cos’è, dunque, la Lectio Divina?

Incominciamo col dire che cosa NON è.

Non è una lettura intellettuale o una ricerca esegetica, ma è una lettura che deve condurci alla preghiera e che deve, poi, trasformarsi in vita. 

La Bibbia non è soltanto un libro ma un “Essere vivente” che interpella ciascuno di noi personalmente. È un’energia che ci trasforma dal di dentro, riconducendoci alla nostra vera essenza. Per comprenderla e conoscerla dobbiamo stabilire con essa un rapporto da cuore a cuore, da persona a persona perché quanto più ci rapportiamo ad essa, tanto più la comprendiamo. La Scrittura è dunque una “Persona” viva che si identifica alla figura di Gesù, annunciato nel Vecchio testamento e rivelato nel Nuovo.

Come possiamo stabilire questa connessione personale con la Scrittura? 

Innanzitutto comprendendo il significato letterale del testo, fondamento della Lectio Divina.

Così, quando apriamo la Bibbia, il primo passo da compiere è leggere attentamente il testo senza aggiungere o togliere alcunché. Che ci piaccia o meno ciò che c’è scritto, è con quel testo che dobbiamo avere a che fare ed è attraverso quello stesso testo che Dio ci parla.

Pertanto, ciò che ci viene chiesto innanzitutto è essere ascoltatori attenti.

“Noli me tangere” di Benvenuto Tisi da Garofalo

Ma come si fa ad “ascoltare”?

In primo luogo è necessario creare un contesto di solitudine e di silenzio che ci permetta di cogliere la “voce” di Colui che ci parla. Cosa non semplice, in un mondo che ci bombarda costantemente con i suoi infiniti messaggi. Dobbiamo, dunque, reimparare ad affinare le nostre capacità uditive, per percepire anche gli ultrasuoni della Parola di Dio. Così scrisse il profeta Ezechiele: «Figlio dell’uomo, qualunque parola ti dirò, accoglila nel tuo cuore e ascolta con tutte le orecchie» (Ez 3,10). Dio non parla nel rumore, ma solo nel silenzio e nell’intimità del cuore. Vale la pena di rileggere l’esperienza di Elia descritta nel 1 Libro dei Re: «Elia entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». (…)E gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna» (1 Re 19,9.11-13).

Ecco, questo è l’atteggiamento giusto: mettersi in ascolto, nel silenzio. Un silenzio sicuramente esteriore, ma soprattutto interiore. Bisogna liberare la mente dal rumore per accogliere la voce silenziosa della Parola.

È l’atteggiamento di Maria Maddalena presso il sepolcro che riconosce nella voce (= messaggio) del giardiniere che la chiama per nome, la presenza (= persona) del Signore Gesù stesso.

Quindi: Lectio Divina = Ascolto della Parola di Dio.

A seguire

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Data:

4 Gennaio 2025

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