La MEDITAZIONE – così come la preghiera – non è una pratica riservata ai monaci o ai fedeli di una confessione religiosa.
Pur essendo parte integrante della “devozione” non ne è necessariamente legata, forte del fatto che, come scrissi nel primo articolo di questa rubrica, anche gli atei e gli agnostici rivendicano una propria dimensione spirituale.
La Scienza ha iniziato a studiare più da vicino questo fenomeno, confermando gli innumerevoli benefici sia fisici che mentali derivanti da questa pratica.
Quello della meditazione è un argomento piuttosto ampio che non può certo essere evaso in poche righe e, soprattutto, non può essere relegato ad una pratica religiosa quale specifica forma di dialogo con Dio.
Già l’etimologia (dal latino meditatio, riflessione) lascia intendere che ciò che accade durante la meditazione è un qualcosa che avviene dentro di noi, nella nostra mente e nel nostro cuore, non all’esterno.
Più che una scala per salire a Dio, la meditazione è una scala che ci fa scendere in noi stessi per incontrare quella scintilla divina che abita il cielo della nostra anima.
Chiamarla “pratica” è già attribuirle una funzione; in realtà essa è un BISOGNO, una necessità del nostro spirito di raccogliersi in se stesso per gustare, assimilare ed elaborare quanto quotidianamente viviamo e sperimentiamo. Meditare è come nutrirsi, non solo spiritualmente ma anche mentalmente e fisicamente. È infatti provato che praticare regolarmente la meditazione riduce notevolmente i livelli di stress e contrasta tantissime patologie e dolori muscolari e articolari.
Sono innumerevoli le scuole di pensiero che trattano della meditazione e tutte possono essere buone e utili. Tuttavia non bisogna cedere alla tentazione di sostituire il “mezzo” con il fine, che è appunto quello di riattivare e mantenere alta la risonanza tra il proprio sé profondo e il Trascendente.
Quindi poco importa quale tecnica di meditazione si scelga: ciò che conta è che ci aiuti a raggiungere l’obiettivo.
Spesso il neofita inizia con una determinata pratica e poi la cambia nel corso del tempo, in base alle proprie mutate esigenze; tutto ciò è perfettamente normale, anzi, deve essere così. È lo stesso principio per il quale un bambino cambia la propria alimentazione in rapporto all’età e alla capacità di manducazione: non si può nutrire per sempre di latte, deve arrivare ad assumere il cibo solido.
C’è una cosa, però, comune a tutti e che rimane per sempre: il SILENZIO.
Il silenzio è la condizione “sine qua non” senza la quale è impossibile intraprendere questo percorso e raggiungere un alto livello di consapevolezza.
Silenzio esteriore, sicuramente, ma soprattutto interiore: così come non si può riempire un vaso già pieno, allo stesso modo non ci può essere pace in noi se non si fanno tacere le voci tumultuose dell’intelletto e delle emozioni.
Per gli occidentali, il concetto di meditazione è strettamente legato a quello della preghiera ed entrambi sono la manifestazione di un atto devozionale nei confronti del Creatore.
La Chiesa Cattolica la incoraggia fortemente e la associa alla riflessione sulla Parola di Dio scritta nella Bibbia. Questa forma di meditazione legata alle Sacre Scritture si chiama Lectio Divina.
Il Rosario è una sorta di “mantra cristiano” che, grazie alla ripetizione di talune preghiere e alla contemporanea riflessione di determinati episodi della vita di Cristo, aiuta il fedele a raccogliersi e a centrarsi nella propria dimensione spirituale.
L’invocazione del nome di Dio – il dhikr Allah – dei musulmani, ha il medesimo effetto: quello di raggiungere lo stato di meditazione.
Che si sia credenti – cattolici, musulmani, induisti, buddhisti – o completamente agnostici, non vi è nulla di più bello sotto il cielo che vedere questi esseri umani RI-CONNESSI per raggiungere, ciascuno a modo proprio, quello spazio vitale e sacro in cui dimora il Trascendente.
Prima di essere religiosa è una questione di umanità.
Anche la Scienza ha avuto modo di osservare gli effetti della meditazione sull’essere umano, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psichico e sociale.
Gli studi condotti, ad esempio, fin dal 1970 sulla Meditazione Trascendentale, hanno evidenziato gli importanti benefici ottenuti dai soggetti in rapporto alla diminuzione dello stress e al netto miglioramento della salute generale. Ne sono conseguite tutta una serie di cambiamenti comportamentali che hanno portato l’individuo ad un sensibile miglioramento della propria qualità vita. Diminuendo – se non addirittura eliminando – i livelli di depressione, rabbia e ansia anche il corpo ha iniziato a rilassarsi e ad autoguarirsi.
Questo stato di benessere che è alla portata di TUTTI, è la chiave di volta che permette all’essere umano di fare il “salto quantico”, ovvero di effettuare il passaggio da una dimensione totalmente materiale ad una dimensione spirituale.
Lo ribadisco: l’una non esclude l’altra e l’una non è l’opposto dell’altra. Il salto quantico permette appunto di riunire ciò è stato separato da false ideologie o errate comprensioni. Solo se unita allo spirito, la materia assume il reale significato di STRUMENTO, di mezzo per l’uomo e non contro l’uomo.
Così pure, lo spirito unito alla materia diventa GESTO, atto, servizio, amore in azione.
Spirito e materia uniti sono EQUILIBRIO, cosi come lo sono il giorno e la notte, il fuoco e l’acqua, il cielo e la terra. Chi vorrebbe privarsi dell’uno in favore dell’altro? Certamente nessuno! Entrambi sono utili all’uomo e si richiamano reciprocamente.
Tutto ciò che accade nel macrocosmo in cui viviamo e ci muoviamo, accade anche nel microcosmo della nostro mondo interiore: l’obiettivo della meditazione è proprio quello di renderci coscienti di questo processo e di far sì che ne viviamo.