Nella mia continua ricerca sul corpo umano e i suoi funzionamenti – sia livello fisico che energetico – mi sono imbattuta nella Metamedicina. Non la conoscevo ma mi ha attratto il nome.
“La parola Metamedicina è formata dal prefisso greco meta che significa “al di là”, e dal sostantivo medicina, che indica l’insieme dei mezzi utilizzati per prevenire, guarire, alleviare le malattie. In sanscrito, inoltre, la parola meta significa: amore e compassione”. Così si apre il sito di Claudia Rainville, fondatrice della Metamedicina.
Di cosa si tratta esattamente?
Prima di tutto mi preme dire che quanto andrò ad esporre non è da intendersi come una sostituzione alle cure mediche, bensì come un’integrazione. È sempre utile avere una visione olistica dell’essere umano, ovvero unire al lato fisico anche quello emozionale e spirituale. Del resto, la psicosomatica è ormai accettata da tutti anche se la Metamedicina non può e non deve essere relegata unicamente a questo.
Questa disciplina – che taluni riducono ad una semplice filosofia di vita – è essenzialmente una medicina di risveglio della coscienza. “La Metamedicina va al di là della semplice cancellazione del dolore o della scomparsa dei sintomi, incentrandosi sulla ricerca della causa emozionale responsabile dei disturbi. La Metamedicina aiuta a ricostruire la storia di un disturbo, di una malattia o di un malessere profondo risalendo quanto possibile alla comparsa dei primi sintomi”. (cit.)Ecco comeClaudia Rainville spiega il funzionamento della tecnica terapeutica da lei creata.
In pratica, ci troviamo di fronte ad un MODO di affrontare COSCIENTEMENTE la malattia, che ci permette di leggerne le manifestazioni per poterne trasformare i sintomi.
Questa metodologia, che nasce da un profondo ascolto di se stessi e del proprio corpo, diventa una sorta di “ponte” tra l’uno e l’altro.
Ma prima di addentrarci oltre, vediamo chi è Claudia Rainville.
Claudia Rainville, fondatrice della Metamedicina
Biologa di fama internazionale e terapeuta, Claudia è originaria del Québec.
All’età di 32 anni tenta il suicidio e, dopo una dichiarazione di morte clinica, incontra Lise Bourbeau, fondatrice del Centro Écoute ton corps (Ascolta il tuo corpo). Questo incontro è decisivo per lei, al punto che un anno dopo, abbandonando la sua carriera di biologa medica, lavora a tempo pieno, come volontaria, nel centro della Bourbeau.
Negli anni a seguire diventa co-animatrice e poi coordinatrice del Centro. Nel 1986 studia a fondo il cervello limbico – ovvero quel complesso di strutture encefaliche che hanno un ruolo chiave nelle reazioni emotive – e crea il seminario “Liberazione dalle memorie emozionali”. L’anno seguente nasce la Metamedicina.
Toccata nel corpo e nella mente, presto lo sarà anche nello spirito. Infatti, qualcosa dentro di lei la spinge a recarsi in India, nell’Ashram di Sai Baba. In seguito incontra anche il Dalai Lama, che diventa il suo modello di vita. A questo punto la Metamedicina raggiunge la sua piena identità, quale luogo di risveglio e di compassione, nella più pura visione olistica.
Un’esperienza, dunque, quella di Claudia Rainville, dalla quale è germogliata una disciplina fonte di luce, conforto e guarigione per migliaia di persone.
Oltre ai suoi studi di biologia medica, gli insegnamenti di Gesù e di Buddha hanno avuto un forte impatto tanto nel suo percorso personale, quando nello sviluppo della Metamedicina. Questo (apparente) strano binomio, in realtà rimette in comunicazione il corpo con le sue emozioni, in una lettura olistica del dolore e della sofferenza.
Quando il nostro corpo “parla” attraverso il linguaggio della malattia, la prima cosa da fare è ascoltarlo. Siamo talmente abituati a cercare di cancellare il dolore che non ci concentriamo sulle cause che lo hanno scatenato. La Metamedicina mette l’accento sulla ricerca del fattore scatenante, dando così un senso a ciò che ci accade. Il primo “consulente” è il paziente stesso che, riflettendo sul proprio vissuto, riesce pian piano a risalire alla comparsa del sintomo e alle emozioni che ha provato in quel contesto.
La sofferenza è il linguaggio del nostro inconscio, quindi più facciamo emergere il dolore a livello conscio, più ci avviciniamo alla sua comprensione e, quindi, alla guarigione.
Come accennavo all’inizio, a volte è necessario ricorrere ai medici o alle cure tradizionali ma l’idea di fondo della Metamedicina è di non fermarsi sulle manifestazioni fisiche, bensì di concentrarsi sulle cause. Il saggio Ippocrate diceva: “Se sei malato, scopri innanzitutto cosa hai fatto per diventarlo”. Ecco il cuore di questa disciplina.
Ippocrate, padre della Medicina scientifica
In pratica, come funziona la Metamedicina?
Diciamo innanzitutto che questa pratica non esclude nessuno, in quanto non invasiva: essa si rivolge sia agli adulti che ai bambini, senza limiti di età.
Ci sono poi delle tecniche – chiamate CHIAVI – con le quali l’operatore accompagna il paziente – con “amore e compassione” (= meta) – all’identificazione del sintomo. Attraverso questo processo si risale al sentimento che sta alla base della manifestazione del sintomo, al fine di correggerlo e trasformarlo.
Facciamo un esempio.
Una persona soffre di dolori di schiena.
1°chiave: Cosa rappresenta questa parte del corpo?
2°chiave: Da quando sta male?
3°chiave: Quale è stata la situazione che ha causato tutto ciò?
4°chiave: Qual è la sensazione che la persona prova in questa situazione?
Queste e molte altre sono le CHIAVI che la Metamedicina utilizza per “aprire le porte” della Consapevolezza al fine di “trasformare il sintomo”.
La Metamedicina è un ponte tra il corpo e le sue emozioni
Ciascuno di noi ha una memoria emozionale. Le nostre emozioni provocano una serie di reazioni a livello somatico e vegetativo; va da sé che se queste emozioni sono negative, l’impatto sul nostro corpo sarà la malattia.
Facendoci prendere coscienza delle nostre emozioni, la Metamedicina ci conduce dolcemente verso la guarigione, quale comprensione della causa del problema.
Dialogare con la malattia, senza negare la sofferenza e il dolore, sono il primo passo verso la soluzione del problema.
“Il corpo grida quello che la bocca tace. La malattia è un conflitto tra la personalità e l’anima. La malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino”. (Alejandro Yodorowsky)