Se un merito la ben nota fashion blogger e influencer Chiara Ferragni ha avuto, è sicuramente quello di aver inventato un nuovo modo di concepire la moda, adattandola a un sistema di comunicazione già di per sé democratico e alla portata di tutti. I social network, tra i tanti meriti e demeriti, hanno dalla loro anche il pregio di aver cambiato l’industria del fashion, realizzando un business che oggi può annoverare decine di milioni di follower. Il fenomeno Ferragni è solo la punta dell’iceberg da cui poi si va a dipanare una galassia di macro e micro influencer ben adatte a un’epoca in cui, dal punto di vista della comunicazione, molte cose sono cambiate. La figura dell’influencer ha avuto un impatto importante, se non addirittura decisivo, nell’ambito della moda per aver introdotto un nuovo modo di concepire la comunicazione in un ambito molto proficuo e molto seguito dagli internauti. I social media, da questo punto di vista, sono stati il classico trampolino di lancio decisivo per rendere il discorso moda accessibile finalmente a una platea molto più ampia del solito, facendo cadere l’idea che il fashion sia un ambito lontano dalle cosiddette “persone comuni”.
La perdita di aura da una parte e l’emergere di una figura decisiva per scelte di consumo dall’altra, hanno portato allo sviluppo non solo del fenomeno dell’influencing, ma anche alla nascita di nuove forme di editoria online composta da pagine create e aggiornate di continuo, con altissima visibilità e bassissimi costi di gestione: i fashion blog. Il web pullula di canali in cui esperti, o presunti tali, del settore moda, accanto a giovani semi sconosciuti (ma di belle speranze), sono ormai considerati delle vere star, pronti a offrire il loro punto di vista glamour sulla moda. Computer, fotocamera, smartphone sono l’arsenale di cui un opinionista o (micro) influencer può disporre per tenere sempre aggiornati i propri follower su tutte le novità e le tendenze del fashion contemporaneo. Si apre contemporaneamente un altro fronte di crisi nell’editoria cartacea, dato dall’avvento di canali e blog d’assalto impostati come vere e proprie riviste di moda, un nuovo standard di informazione patinata proveniente dal basso, facilmente reperibile e senza confini.
È la vittoria dell’immagine a tutto tondo grazie alle infinite risorse del web che negli ultimi vent’anni, ha reso i testi visivi di moda dotati di un senso e una strategia enunciazionale; c’è stata un’inversione di rotta, una riconcettualizzazione della fotografia referenziale come processo di negazione di una moda portata e costruita ad arte dall’esperto, con lo scopo di generare un effetto di completa trasparenza e accessibilità. Non è più, come in passato, il testo verbale ad assumere il mezzo enfatico per rendere concrete le qualità della moda; nella contemporaneità ha più rilievo la moda tradotta (nel senso di trans-ducere, portare oltre, trasportare) da personaggi con caratteristiche ben note al pubblico, gli influencer o le micro celebrities che contribuiscono ad attualizzare le tendenze e i must have da avere nel guardaroba. Cade dal trono lo stilista o comunque passa in secondo piano, il disegnatore dell’abito, assurge all’empireo della notorietà e dello sguardo la mannequin e il suo corpo che comunica, che desidera, che possiede.