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LA MUSICOTERAPIA: UN’ ALUNNA CHE FREQUENTA ANCORA LE SCUOLE ELEMENTARI

Nonostante i suoni, i ritmi, le melodie e la musica in genere siano utilizzate a scopi terapeutici fin dalla notte dei tempi, per trovare il principio di una musicoterapia scientificamente parlando, dobbiamo aspettare il XVIII secolo.

Allora, il medico e musicista londinese Robert Brockiesby pubblicò uno specifico trattato sul tema, anche se solo negli ultimi 60 anni, questa forma di cura ha acquisito dignità ed autonomia.

Negli anni 50 Juliette Alvin (violoncellista britannica, considerata l’iniziatrice della musicoterapia), dette inizio a studi importanti applicati all’autismo e non soltanto, che ebbero buoni successi, tanto da considerala, appunto, come la pioniera della musicoterapia in Europa.

Nel 1982 Gertrud Orff (moglie del noto compositore e didatta

Carl Orff ) utilizzò la musica nei bambini con problemi psico-fisici, al fine di stimolare determinati canali percettivi inattivi o danneggiati, impiegandola come terapia multisensoriale.

Le tre componenti della musica: suono, parola e movimento, secondo la Orff, consentono alla stessa di poter sviluppare l’acutezza di tutti i sensi.

Uno dei più autorevoli rappresentanti di questa disciplina curativa, fu l’argentino Rolando Benenzon che, nel 1983, elaborò una metodologia secondo cui ogni persona possiede un’identità sonora che gli viene da archetipi sonori in parte ereditati geneticamente, in parte acquisiti durante la vita intrauterina.

La terapia musicale (considerata, in questo caso, paramedica) prevede somministrazioni di suoni compresi all’interno del bagaglio sonoro esistente nell’individuo al fine di provocare regressioni guidate, che hanno lo scopo di aprire canali di comunicazione preclusi ed attivare, conseguentemente, processi di socializzazione ed integrazione sociale.

Parallelamente, oltreoceano e precisamente negli Stati Uniti, tra il 1956 e il 1967, Paul Nordoff (musicista e terapista) insieme a Clive Robbins (insegnante di sostegno) elaborarono un modello di musicoterapia basata sull’improvvisazione (da parte dell’operatore) e rivolta principalmente ai bambini disabili. Questo metodo è definito come “Musicoterapia creativa” e rappresenta uno dei più considerati nel mondo.

Attualmente nei paesi anglosassoni e in gran parte dell’Europa predomina l’impostazione data dalla Alvin e da Nordoff e Robbins , mentre nella maggioranza dei paesi latini quella di Benenzon.

Per quanto riguarda l’Italia ci sono indirizzi che applicano i modelli stranieri, altri che si basano sulla scelta di musiche in grado di rilassare o stimolare.

Esistono poi numerosissime singole esperienze isolate ed originali di terapeuti (anche stranieri) che formulano proprie teorie senza l’adesione ad un indirizzo specifico.

Al momento, però, non abbiamo recenti innovazioni degne di nota.

Questo nonostante il vertiginoso progredire della tecnologia e l’apparente avanzamento del progresso e miglioramento della vita.

Di sicuro, quindi, l’universo della musicoterapia ha ancora molto da scoprire e tanta strada da percorrere. La consapevolezza che nel cosmo tutto sia suono e che il ritmo e l’armonia siano alla base di ogni forma di vita e di tutti gli equilibri del pianeta, se da una parte ci rende coscienti di quanto ancora non conosciamo, dall’altra ci deve esortare ad approfondire seriamente ed umilmente questi ambiti.

Abbandonare lo scetticismo e la scarsa fiducia riguardo a tutto ciò che, uscendo dagli schemi rigorosamente logico-razionali, richiede un’attenta ottica di percezione globale del mondo che ci circonda, è dovere morale dell’individuo che auspichi un reale progresso umano e sociale, oltre che scientifico.

Svegliamoci.

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Data:

16 Novembre 2024

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