Vi presento la Natività di Georges De La Tour, definito il Caravaggio francese. Meravigliosa poesia, tutto calma e silenzio, in questa opera. Ti invito a fermarti davanti a questo bambino e lasciati che la tenerezza di Dio riscaldi il tuo cuore.
La fasciatura che avvolge il bambino richiama il lenzuolo funebre. Così anche lo sguardo basso e triste di Maria allude al destino del bambino che porta in braccio, custodendolo e ostendendolo. Nel suo volto pare leggersi una tenerezza quasi malinconica, un presagio di turbamento indefinibile: e gli occhi sembrano essere umidi, quasi un pianto trattenuto che preme silenzioso per le segrete emozioni. Il colore rosso della sua veste richiama il sangue che il figlio verserà nella sua passione. Destino di morte certo ma che significa salvezza per tutti. Sembra già vedere prefigurata la Pietà. Il bambino e la madre sono disposti a forma di triangolo, figura geometrica che richiama la divinità. In questo bambino l’autore ci invita a contemplare «Dio che ha tanto amato il mondo da donare il suo figlio unigenito».
Una seconda donna di profilo regge una candela con un gioco di mani raffinato, la destra protegge la fiamma, così il bagliore del lume non disturba lo sguardo dell’osservatore che si dirige invece verso il volto del Bimbo, luminoso nelle bianche fasce che lo avvolgono.
Non v’è, nel dipinto, alcun richiamo religioso: la mistica è tutta nella luce, nell’espressione dolce e assorta di Maria e nella pace che promana dal bambino dormiente. Nessun segno di aureole o di decoro particolare, nessun cenno ad angeli o evocazioni divine: la scena è umana, dolce, raccolta tra gli sguardi di Maria e forse della madre di lei, cioè sant’Anna. Intorno una notte nerissima, compatta.
La ricerca del divino, attraverso i sentieri della verità e della preghiera, approda all’umile e semplice adorazione, approda allo stupore di contemplare Dio nelle umili spoglie del quotidiano.
Quella candela che illumina il Mistero, è la fede, l’autore l’ha resa protagonista di una realtà misteriosa. La sua povertà sfida l’oscurità e conduce a riconoscere la verità, quella verità che prende forma di un bambino che illumina ogni uomo che si lasci illuminare.
Contemplando questa scena scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità, tutta la tenerezza possibile. La sua gloria non ci abbaglia, la sua presenza non ci spaventa. Nasce povero di tutto, per conquistarci con la ricchezza del suo amore, non siamo più soli e abbandonati. In questo Bambino assaporiamo la bellezza di essere amati teneramente da Dio per quello che siamo.