“La sicurezza è una priorità nazionale e le risorse in questo triennio sono cresciute”. Abbiamo assunto 1.821 persone nella polizia di Stato e altre 500 arriveranno entro la fine dell’anno”.
Sono le parole del ministro dell’Interno Angelino Alfano pronunciate durante la conferenza tenuta al Viminale il 15 Agosto scorso.
“Lo stato della sicurezza del nostro Paese è davvero positivo. Gli investimenti crescono, i reati calano, il sistema di prevenzione sull’antiterrorismo ha fin qui retto, il contrasto alla criminalità organizzata ha dato risultati importanti. È un sistema che in questo momento non ha niente da invidiare a nessun altro Paese al mondo. Grazie ai vertici delle forze dell’ordine, dell’Esercito e della Protezione civile che hanno fatto sì che il nostro Paese possa essere considerato sin qui sicuro, pur in un contesto in cui il rischio zero non esiste”.
Il Ministro ha ricordato come le misure messe in campo abbiano consentito un’attenta attività di controllo all’interno delle comunità islamiche, arrivando all’espulsione di 118 persone di cui 9 imam, all’arresto di 85 estremisti per terrorismo islamico e al monitoraggio di 110 foreign fighters.
A riguardo dei possibili sbarchi di miliziani appartenenti a Daesh in Europa, ha riferito di non avere indizi. “C’è stata la smentita del capo dell’IS rispetto a quanto pubblicato dai giornali in questi giorni. Non abbiamo evidenze certe che Sirte sia un luogo di partenza per chi intenda arrivare sull’altra sponda del Mediterraneo. Il nostro sistema di controllo dei migranti avviene ormai con grande perizia. Non era così nel 2014″.
Per sedare le preoccupazioni dei molti viaggiatori, a seguito di quanto accaduto sui treni tedeschi, Angelino Alfano ha precisato: “Abbiamo potenziato nei limiti del possibile i controlli e ci sono più persone di quelle che si vedono in divisa. Lo schema a cui qualcuno ambisce è 60 milioni di italiani per 60 milioni di poliziotti, ma non è realizzabile”.
Il Ministro ha infine puntualizzato che i migranti approdati sulle nostre coste dal primo agosto 2015 al 31 luglio 2016 ammontano a 154.047 unità. E che 793 sono gli scafisti arrestati.
25.300 secondo Frontex, l’agenzia europea che controlla le frontiere esterne dell’Ue, sarebbero sbarcati solo lo scorso luglio, provenienti in larga parte da Nigeria ed Eritrea.
Se nei primi sette mesi dell’anno in corso gli arrivi sono stati circa 95.000, in linea dunque con quelli dello scorso anno, luglio ha creato una particolare allerta, sancendo inequivocabilmente il cambio di rotta dalla Grecia, che lo scorso mese ha registrato solo 1.800 approdi, all’Italia.
Lo scenario che va profilandosi obbliga ovviamente il Governo a porre in essere un piano sicurezza il più corazzato possibile. Il Paese, in prima linea, guarda con preoccupazione al Mediterraneo e sente alle spalle il soffio gelido dell’Austria, attivissima nei respingimenti alla frontiera del Brennero.
Intanto la proposta di un decreto urgente per agevolare l’adozione dei bambini non accompagnati o orfani di guerra, è stata avanzata nei giorni scorsi da Simona Vicari, sottosegretario alle Infrastrutture che rimarca come siano molti i minori sbarcati in Italia senza i genitori.
“La questione migranti non è legata a questi mesi – precisa il sindaco di Milano Beppe Sala che invita gli italiani a non stancarsi – è un problema che non finirà a settembre, ma andrà avanti”.
E di questo sono in molti ad esserne convinti.
Era l’agosto del 2015 quando il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche Europee, Sandro Gozi, esponeva la linea del governo Renzi in materia di immigrazione, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Messaggero”.
“L’Europa ha bisogno di 40 milioni di immigrati entro il 2050 se vuol mantenere il sistema di welfare”.
Parole forti e preoccupanti se a varcare il confine è una milizia che avanza sotto il nero stendardo dell’ignoranza fondamentalista.
“I siriani o la popolazione del Corno d’Africa scappano evidentemente da persecuzioni e guerre. E’ vergognoso negare l’accoglienza ai rifugiati politici – seguita un Gozi accorato – Ma i migranti economici illegali vanno rimandati nei Paesi d’origine, mentre la media europea dei rimpatri è sotto il 40 per cento. Guardando ai Balcani e all’Europa orientale la soluzione non può essere quella di erigere muri, ma di accogliere tutti i rifugiati che fuggono dai nazisti dello Stato Islamico […] L’Europa è nata per abbattere i muri e dire mai più a nazisti, estremisti e razzisti”.
Eppure lo scorso anno erano già numerose le rivolte dei cittadini europei contro l’immigrazione di massa e in esse era già ravvisabile il seme del malcontento, destinato a germogliare l’amaro frutto della guerra fratricida che, se innescata, porterebbe inequivocabilmente alla destabilizzazione del Paese e dell’Unione.
Interessante appare il dossier redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu “Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?” di fine 2014.
Nel documento si analizzano i movimenti migratori a partire dal 1995. Affinché l’Europa mantenga 728 milioni di residenti nel 2050 “servono circa 1,8 milioni di migranti l’anno”. Tra 34 anni il 18% degli abitanti del Vecchio Continente, 127 milioni di persone, sarà in tal modo composto da figli e nipoti dei rifugiati.
E sui resti di un Cristianesimo morente, un altro credo ergerebbe i suoi pilastri, rossi di sangue e neri di menzogna perché in un mondo in cui non c’è più posto per la libertà, se un mostro serve esso sarà nutrito.
E in un apocalittico scenario in cui la crisi avrà ridisegnato stati e tessuto nuovi equilibri, quale futuro sarà riservato all’Italia?
Perla o pattumiera? Paradiso per pochi ricchi o inferno per molti poveri?
Realtà o fantascienza?
La seconda si spera, ma le premesse non appaiono tra le migliori.
“Senza gli stranieri a dar man forte nell’industria, nell’agricoltura e nel terziario – asserisce il dossier – i 47 paesi d’Europa scivolerebbero a poco più di 600 milioni di residenti” con un terzo della popolazione non più abile al lavoro perché vecchia.
Così per l’Italia si spingeva a una previsione di 35.088.000 immigrati entro il 2050 per “rimpiazzare” i lavoratori.
Il tasso di natalità è basso. Sono sempre meno le famiglie che possono permettersi bambini e nessuno dei governi che si sono susseguiti nell’ultimo decennio ha varato un serio programma di sostegno in favore delle nascite.
Nell’Unione Europea la media è di 1,5 bambini per ogni donna. Troppo poco per mantenere gli attuali livelli di sviluppo.
Così la linea “rigida, ma elastica” porta l’Italia da un lato a preoccuparsi della sicurezza nazionale, rafforzando giustamente le misure e dall’altro a garantire l’accoglienza dei migranti ritenuti utili alla crescita.
Di opinione simile la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Faremo tutto l’umanamente possibile per garantire la sicurezza in Germania – ha detto a un popolo preoccupato per la propria incolumità, dopo i noti episodi terroristici, osservando però che – l’ansia e la paura non possono dettare le nostre decisioni politiche”.
Ha respinto con forza le critiche mosse alla decisione di aver permesso a più di un milione di migranti, in maggioranza musulmani, di entrare in Germania nel 2015.
Lo scorso 28 luglio a Berlino, durante la consueta conferenza stampa estiva, ha ribadito che non ci sarà alcun cambiamento nella sua politica migratoria delle “porte aperte”.
“Wir Schaffen das! (Possiamo farcela!). Abbiamo deciso di adempiere ai nostri obblighi umanitari. Non ho detto che sarebbe stato facile. L’ho detto allora e lo ripeto ancora oggi: sono convinta che ce la faremo a portare avanti questo compito storico – e questa è una prova storica nel tempo della globalizzazione – abbiamo fatto molto, e ce la faremo. La Germania è un paese forte”.
Si è detta convinta che i jihadisti vogliano “dividere la nostra unità e distruggere il nostro modo di vivere. Vogliono colpire la nostra disponibilità ad accogliere le persone in difficoltà. Vogliono seminare odio e paura fra le culture e anche fra le religioni”.
Ma sono proprio quei jihadisti a spingere flussi di migranti sempre più nutriti verso le nostre terre.
La Merkel, come Alfano, ha illustrato un piano per aumentare la sicurezza, che prevede lotta alla radicalizzazione, rafforzamento della cooperazione fra le Intelligence europee, controllo del traffico informatico, esercitazioni antiterrorismo, limitazione della vendita di armi, istituzione di un registro di entrate e uscite dal paese, espulsioni più facili per chi delinque.
“Non posso promettervi che non dovremo più accogliere un’altra massiccia ondata di profughi”.
Se in Italia s’inasprisce la polemica contro il governo Renzi, in Germania un sondaggio ha rilevato che due terzi dei tedeschi sono contrari a un quarto mandato consecutivo della Cancelliera.
Che l’Europa trovi finalmente quel senso di superiore unità nell’incentivazione delle trattative diplomatiche in Siria? Che rinasca sulle macerie degli interessi di alcuni Stati elevatisi sul preordinato fallimento di altri?
Chissà. Ma è oggi che ancora può giocarsi la partita del Vecchio Continente.
Il primo passo verso la consapevolezza deve muoversi nella Conoscenza e in quella capacità di preconizzare il futuro che la politica sembra aver perso da tempo.