La ricorrenza della festività di San Francesco suscita numerosi interrogativi all’interno della sfera cristiana. Il santo d’Assisi, che ha vissuto in totale povertà, spogliandosi di tutto, ci ha trasmesso una nuova logica nel vivere realmente la nostra fede. Infatti, essa non deve essere vissuta in maniera ideale, ma concreta, cercando di dare sostanza al nostro essere immagine e somiglianza di Dio. Come ben sappiamo, Papa Francesco in questi anni di pontificato ha sempre chiesto a gran voce la pace, non solo per porre fine ai conflitti mondiali, ma anche nelle diverse situazioni della vita cristiana.
Il presentare l’enciclica nella città di Assisi ha un significato veramente importante, dove il papa ci ha tenuto a ribadire diversi concetti. “Fratelli tutti” non è solo il nome di un’enciclica qualsiasi, ma un messaggio di speranza e di solidarietà vera verso il prossimo. La grande spiritualità di Bergoglio ha portato, in questi anni, la chiesa verso una nuova dignità, condita anche da un’iniezione di fiducia nei confronti di uno dei pontefici più comunicativi. Tornando all’enciclica e al suo valore espressivo, è piacevole sottolineare che ogni parola del pontefice non è stata scritta per caso, facendo emergere la bellezza di essere fratelli soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. I drammatici mesi che ci hanno visti impauriti a causa del Covid hanno spinto la chiesa a riflettere su determinate condizioni. La prima cosa che non bisogna assolutamente rivendicare è una normalità basata sull’indifferenza e sull’egoismo generale. La grandezza di essere cristiani sta proprio nel concetto di comunità, dove non esiste l’io ma un noi direttamente connesso a Dio.
Pertanto, il difficile cammino da intraprendere è proprio quello sulla fratellanza, perché il sentirsi fratelli può risuonare come uno slogan, ma nella vita di tutti i giorni la realtà assume connotati diametralmente opposti, lasciandoci sempre più isolati e pieni del nostro io. Il compito dell’enciclica (tradotta in tutte le lingue), è quello di spingere la gente comune ad ascoltarsi e ad ascoltare, perché in ogni sofferenza del prossimo scorgiamo la nostra difficoltà ad essere cristiani. La fede, come alto ambito spirituale, merita di essere coltivata e istruita, attraverso l’amore e la carità verso il nostro prossimo più vicino.