La Pasqua nei Borghi più belli d’Italia è un viaggio tra storia, spiritualità e tradizioni secolari. Ogni borgo, con la sua identità unica, celebra questa festività attraverso riti suggestivi, processioni sacre e antiche usanze che si tramandano di generazione in generazione: dalle toccanti rappresentazioni della Passione di Cristo ai festosi cortei in costumi tradizionali, ogni luogo regala emozioni autentiche.
Ogni anno i riti della Settimana Santa rappresentano il periodo più intenso per la cristianità e sono numerose, anche in ValSeriana, le occasioni in cui liturgia, tradizione e devozione popolare si fondono in eventi che da secoli uniscono le diverse comunità.
Fra gli appuntamenti più sentiti c’è senza dubbio quello di Vertova.
Vertova è un silenzioso borgo ci introduce in una delle più belle oasi naturalistiche della ValSeriana.
La media valle offre al visitatore scorci naturalistici davvero straordinari!!

Il comune di Vertova, caratterizzato, fino agli anni ’80, dalla presenza di aziende manufatturiere tessili, oggi si presenta come un tranquillo borgo alle porte della spettacolare Val Vertova.
Un’area di interesse naturalistico e uno degli angoli più suggestivi della media ValSeriana. Per 12 Km, si insinua tortuosa ed incassata, tra il Monte Cavlera ed il Monte Cedrina sino nel cuore del massiccio del Monte Alben.
Presenta aspetti naturalistici e paesaggistici di notevole rilevanza; specie animali e vegetali endemiche, la cui presenza è stata segnalata esclusivamente in questo territorio; numerose sorgenti, cascate spettacolari, forre e marmitte dei giganti modellate nei secoli dalla forza delle acque; aspre ed inaccessibili creste rocciose e dolci pendii coperti da boschi, prati, pascoli, costellati da insediamenti rurali caratteristici.
Le strade carrali si sviluppano esclusivamente sulle pendici dei rilievi orientali, al servizio delle cascine e delle superfici agricolo-forestali di pertinenza, non insinuandosi nella parte selvaggia della valle esclusivamente servita da una fitta rete di sentieri e mulattiere.
Come si legge sul Registro delle Eredità Immateriali Lombarde la sera del Venerdì Santo si rievoca la deposizione di Cristo dalla croce attraverso una grande processione in costume.

Sulla scalinata della parrocchiale salgono diversi gruppi rappresentativi e in ultimo alcuni uomini in costume, con abiti rossi ed elaborati cappelli che rappresentano i Giudei. Essi staccano dalla croce la statua del Cristo morto con braccia snodabili, commissionata ad Andrea Fantoni nel 1725.
Ci sono due Giudei al braccio destro, due al sinistro e tre ai piedi, che adagiano il Cristo su una barella.
Al rituale partecipano numerosi altri personaggi in costume che sfilano in rigoroso ordine: alla testa un chierichetto che regge una grossa croce lignea, accompagnato nell’ordine da giovani, donne, uomini, Confratelli del Ss. Sacramento, e dal Corpo Musicale. Seguono, divise in tre gruppi, le “picche”, drappelli di soldati romani con lunghe lance.
In mezzo alla “picca prima” sfila la lettiga su cui è adagiato il Cristo morto, portata a braccio dai Giudei. Insieme all’ultima picca, la terza, sfila un anonimo fedele vestito di saio rosso, incappucciato e scalzo, con una pesante croce sulle spalle, seguito da un disciplino in saio bianco, anch’esso incappucciato e scalzo. Tradizione vuole che questa persona chieda di compiere questo gesto, come atto di penitenza o come voto, per una grazia ricevuta o richiesta. La sua identità è nota solo al parroco.
Al termine della processione la statua del Cristo viene adagiata su un altare ed esposta alla venerazione dei fedeli.
Fonte: https://www.valseriana.eu/