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LA PASQUA

La resurrezione di Cristo segna il punto di non ritorno della coscienza umana, il passaggio – questo il significato della parola “Pasqua” – da una morte senza speranza alla vita eterna.

Non esiste festa che sia osservata con così tanta cura in due religioni diverse, benché vicine: quella Cristiana e quella Ebraica.

La “pasah” (Pasqua in ebraico) è una festa comune alla religione cristiana ed ebraica ma riti, date e tradizioni sono differenti.

Va intanto sottolineato che la parola “pasqua” significa passaggio, andare oltre.

Per gli ebrei, essa indica la liberazione di Israele dalla schiavitù egizia e la nascita del nuovo popolo. Mosé è il prescelto di Dio per condurre gli Israeliti, attraverso il “passaggio” nel Mar Rosso, dalla terra d’Egitto alla Terra Promessa.

Con l’avvento del Cristianesimo, tale “passaggio” assume un nuovo significato: quello dalla morte del peccato alla vita eterna. Gesù Cristo è colui che Dio ha scelto per salvare tutti gli uomini e le donne che crederanno in lui, attraverso il sacrificio della croce. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. (vangelo secondo Giovanni 3,14-16)

La Pasqua cristiana è, quindi, la celebrazione della Resurrezione di Cristo, Figlio di Dio e “primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29), evento manifestatosi il terzo giorno dopo la sua Crocifissione.

Tanto per i Cristiani, quanto per gli Ebrei, la Pasqua è dunque la festa della LIBERAZIONE.

La stella di Davide e la Croce, simboli delle religioni ebraica e cristiana

Dal punto di vista teologico, la Pasqua cristiana è la vittoria del Cristo sulla morte causata dal “peccato originale”. La Resurrezione di Gesù è uno squarcio sul futuro di ogni essere umano, che vede in lui – fisicamente – il proprio destino: la gloriosa vita eterna.

La Pasqua ebraica nasce dal racconto della decima piaga d’Egitto – l’ultima e la più terribile di tutte – con la quale Dio piegò definitivamente la volontà del Faraone a lasciar andare il suo popolo. Nel libro dell’Esodo si narra come Yahvè ordini agli ebrei di arrostire la carne di un agnello e di prelevarne il sangue per marchiare le porte delle loro case. In questo modo egli avrebbe potuto distinguere le abitazioni dei suoi eletti da quelle degli egiziani, risparmiandone gli occupanti. Il racconto prosegue: “Mosè riferì: “Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l’Egitto: morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame. Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l’Egitto e Israele.” (Esodo 11,4-7). Ecco perché il cibo tradizionale di questo giorno è l’agnello.

Tutti questi elementi, l’agnello, il sangue, i primogeniti, eccetera saranno poi ripresi dalla tradizione cristiana, cambiandone ovviamente il significato. Il sangue sarà quello di Cristo, “agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29) e “primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29).

Alleanza di Yahvè con il popolo eletto nell’Antico Testamento e alleanza di Dio con tutta l’umanità nel Nuovo Testamento: la chiave di volta è il sacrificio dell’Agnello. (Ap 5,1-10)

A differenza del Natale, che cade ogni 25 dicembre, la Pasqua è una solennità cosiddetta “mobile” poiché cade la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, determinando anche la cadenza di altre celebrazioni e tempi liturgici, come la Quaresima e la Pentecoste.

Per gli ebrei cade, invece, la sera del 14 nisan, mese che va da metà marzo a metà aprile circa.

I racconti evangelici della Passione di Cristo sono collocati in un contesto pasquale. Nel vangelo secondo Giovanni è evidente la datazione della condanna di Gesù alla vigilia del Seder di Pesach, giorno in cui il popolo ebraico riviveva il sacrificio degli agnelli, il cui sangue veniva poi apposto agli stipiti delle porte di casa.

Oggi il popolo ebraico celebra la Pasqua attraverso un rito commemorativo in 14 momenti riattualizzando, attraverso simboli e cerimonie, l’uscita dall’Egitto.

I cristiani ortodossi lo celebrano, da almeno seicento anni, con la cerimonia del Fuoco santo, per sottolineare il passaggio dalle tenebre alla luce. Questo rito è stato ripreso anche dai cattolici che, la notte della Veglia Pasquale, accendono il grande cero posto a fianco dell’altare e, con la sua fiamma, alimentano le candele distribuite a tutti i fedeli presenti.

La Veglia Pasquale è la celebrazione più importante e ricca dell’Anno liturgico; essa si tiene tra il tramonto del Sabato Santo e l’alba della Domenica di Pasqua. Parte integrante di questa celebrazione è la benedizione del fuoco nuovo – Lumen Christi – la luce di Cristo. Dalle tante letture proclamate, spicca, naturalmente, quella dell’Esodo, legame indissolubile con il popolo eletto.

Numerose sono le tradizioni legate alla Pasqua ma la più famosa in assoluto è quella di scambiarsi le uova di cioccolato.

L’uovo è da sempre associato al concetto di vita e di rinascita e, insieme all’agnello e alla colomba, è il simbolo più utilizzato durante il periodo pasquale.

Abbiamo poi l’ulivo, simbolo di pace e le campane, voce festosa per eccellenza.

Del cero pasquale e del fuoco ho già accennato, quindi concluderei con il simbolo del coniglio (meno usato in Italia) ma che è simbolo di Cristo sin dai primi tempi del Cristianesimo. Sant’Ambrogio da Milano lo indicò quale simbolo della Risurrezione per la sua caratteristica di mutare il colore del manto secondo la stagione.

Buona Pasqua a tutti!

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Data:

4 Aprile 2023