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LA POESIA DEL VENERDI’ – Jacques Prévert – Antonello Scasseddu

L’incontro tra le voci poetiche di Jacques Prévert, uno dei poeti più iconici del Novecento, e Antonello Scasseddu, scrittore contemporaneo che esplora la condizione umana con una sensibilità personale e intima, offre un’opportunità interessante per riflettere sulle diverse modalità con cui la poesia può esprimere emozioni universali e profondi temi esistenziali.

Prévert, con la sua poesia intrisa di umorismo, malinconia e una forte carica sociale, ci invita a guardare la vita con occhi nuovi, in cui anche le piccole cose possono diventare simboli di libertà e amore. La sua poesia è un viaggio tra immagini evocative e parole che danzano con leggerezza, trattando temi come l’amore, la solitudine e la lotta contro l’oppressione, spesso con una grande semplicità formale. Nei suoi versi, l’ironia e la profondità convivono, regalando al lettore uno spunto di riflessione sulla vita e sull’umanità.

D’altro canto, Scasseddu, con la sua scrittura introspettiva, affronta la solitudine e la perdita con una voce più contemplativa e intima. La sua poesia, in particolare, esplora la tristezza della separazione, con la sua delicatezza che diventa quasi tangibile. La riflessione sul dolore e sulla memoria si fa strada attraverso versi lenti, in cui l’assenza diventa presenza attraverso il ricordo. La poesia di Scasseddu, pur radicata in una realtà più contemporanea, si unisce al sentimento universale della perdita, ricercando un significato nelle emozioni più difficili e profonde.

Questo confronto poetico tra Prévert e Scasseddu rivela come la poesia, pur mutando nelle forme e nei tempi, mantenga una capacità unica di esplorare la complessità dell’esperienza umana, dal gioco di parole leggero di Prévert alla malinconia riflessiva di Scasseddu. Entrambi gli autori, seppur distanti per epoca e stile, ci ricordano che la poesia è un mezzo potente per esprimere le emozioni più intime e universali.

Jacques Prévert

Jacques Prévert è stato uno dei poeti più amati e influenti della letteratura francese del XX secolo. Nato a Neuilly-sur-Seine il 4 febbraio 1900, Prévert è cresciuto a Parigi, dove ha sviluppato una precoce passione per la scrittura e l’arte. La sua carriera letteraria e artistica si è intrecciata con il movimento surrealista, al quale ha contribuito con il suo stile distintivo e la sua visione unica del mondo.

Prévert è noto per la sua poesia semplice ma profondamente evocativa, che spesso esplora temi di amore, perdita, natura e la condizione umana. La sua capacità di combinare il linguaggio quotidiano con immagini poetiche ha reso le sue opere accessibili e ammirate da un vasto pubblico. Tra le sue raccolte di poesie più celebri spiccano “Paroles” (1946), che contiene molti dei suoi componimenti più conosciuti come “Les Feuilles Mortes” e “Barbara”.

Oltre alla poesia, Jacques Prévert ha avuto una prolifica carriera come sceneggiatore. Ha lavorato con registi di fama come Marcel Carné, contribuendo alla realizzazione di capolavori del cinema francese come “Les Enfants du Paradis” (1945) e “Le Quai des Brumes” (1938). Il suo talento narrativo e il suo stile lirico hanno influenzato non solo la letteratura e il cinema, ma anche la canzone francese, con numerosi artisti che hanno musicato i suoi testi.

La poesia di Prévert è caratterizzata da un profondo umanesimo, un amore per la libertà e una critica spesso sottile ma incisiva delle ingiustizie sociali. La sua visione poetica è intrisa di una sensibilità per le piccole cose della vita, un’attenzione per i dettagli quotidiani che riesce a trasformare in riflessioni universali.

Prévert è morto l’11 aprile 1977 a Omonville-la-Petite, lasciando un’eredità letteraria e artistica che continua a ispirare e toccare i lettori e gli spettatori di tutto il mondo. Le sue poesie, con la loro combinazione di semplicità e profondità, rimangono tra le più amate e recitate della letteratura francese contemporanea.

La scelta

La poesia di Jacques Prévert, Le foglie morte, è una riflessione struggente sull’amore perduto, sul tempo che scivola via e sui ricordi che rimangono, seppur sfumati e inevitabilmente destinati a svanire. L’immagine delle foglie morte che cadono a mucchi, ripetuta più volte nel testo, diventa il simbolo di una memoria che si disperde e di una bellezza che, purtroppo, è destinata a finire. La delicatezza del ricordo di un amore che sembrava eterno si scontra con la crudeltà del distacco, che arriva senza rumore, senza preavviso, e senza possibilità di ritorno. La poesia di Prévert, con la sua semplicità, riesce a trasmettere la dolorosa consapevolezza di una separazione inevitabile, di un legame che si dissolve silenziosamente nel corso del tempo. In questo modo, l’autore non solo racconta la fine di un amore, ma anche il processo graduale di perdita e oblio che accompagna ogni relazione umana.

Le foglie morte
Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore
Com’era più bella la vita
E com’era più bruciante il sole
Le foglie morte cadono a mucchi…
Vedi: non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi
È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi

I versi invitano a riflettere sulla transitorietà dell’amore e sulla sua fine, che, come il vento che porta via le foglie morte, non lascia tracce permanenti. Nonostante il ricordo dell’amore sia vivido e le emozioni rimangano intatte, la separazione, con il suo silenzio e la sua dolcezza apparente, risulta essere un fatto ineluttabile, che cancella tutto ciò che è stato. Le immagini delle foglie morte e della canzone che ci somiglia sono cariche di una malinconia che accompagna la consapevolezza della fine. Eppure, in questo processo di disgregazione e separazione, la poesia non è priva di bellezza: c’è una lucida accettazione della fine, un’amara serenità che permea ogni verso. In questo modo, Prévert riesce a catturare il senso di una perdita che, pur dolorosa, è parte del ciclo naturale della vita.

Antonello Scasseddu

È nato nel 1962 e da molti anni si dedica alla scrittura, per passione e per diletto. Sebbene non abbia un percorso ufficiale nell’ambito editoriale, ha dato forma alla sua creatività pubblicando in self-publishing due opere: una raccolta di poesie intitolata Venti di parole e una raccolta di racconti brevi dal titolo Lettere ad Agnese. La sua poesia è segnata da un’intensa riflessione sull’emotività e la memoria, come evidenziato nel componimento Lacrime, che esplora il tema della perdita, dell’assenza e dei ricordi che restano impressi nella mente e nel cuore. Le sue opere trasmettono un profondo senso di solitudine e di rimpianto, ma anche la consapevolezza che, nonostante il tempo e la distanza, alcune emozioni restano scolpite nell’anima. Antonello Scasseddu continua a scrivere con una voce delicata ma incisiva, offrendo al lettore uno sguardo intimo sulla condizione umana.

La scelta

La poesia Lacrime di Antonello Scasseddu è una riflessione intima e profonda sul dolore della separazione, sulla solitudine che rimane quando un legame si spezza e sulla ciclicità del ricordo che, seppur doloroso, è l’unico residuo che persiste nel tempo. La lacrima, simbolo di un’emozione ormai passata, diventa un oggetto tangibile e al contempo fuggevole, un segno della distanza che si crea tra due persone. La ripetizione della frase “Quella lacrima portala via”, evocando il peso del ricordo, suggerisce un desiderio di liberazione, di separazione da qualcosa che, purtroppo, è destinato a rimanere dentro di noi. La poesia di Scasseddu, attraverso il silenzio e la desolazione dei versi, esplora la consapevolezza che, nonostante il tempo e il distacco, una parte di noi rimane intrappolata nei ricordi, in un’attesa che non sembra mai cessare. C’è una sottile tensione tra il desiderio di liberarsi e l’incapacità di farlo completamente, in quanto il ricordo è un elemento che continua a condizionare la vita.

Lacrime
Questa lacrima la porto con me… hai detto.
Quella lacrima portala via,
ti farà compagnia quando mi ricorderai…
Quando sentirai il peso della mia assenza
quando, cercandomi tra la gente, non mi troverai.
Troppo tempo è passato,
il silenzio è diventato risonante,
le lacrime si sono asciugate
i ricordi sfumati,
i battiti rallentati,
i respiri regolati.
Quella lacrima portala via,
è l’unica cosa che ti rimane
di me.

La poesia si inserisce in un contesto in cui il tema della perdita è affrontato con grande delicatezza e senza retorica, esplorando la condizione di chi resta e di chi se ne va. La lacrima diventa il simbolo di un legame che non si può dimenticare, ma che è al contempo troppo doloroso da mantenere. Il tempo, che diluisce il dolore ma non lo annulla, è rappresentato dalla descrizione del passaggio dei giorni e dalla descrizione dei “battiti rallentati” e dei “respiri regolati”, in cui ogni segno vitale sembra ridotto al minimo. Tuttavia, il ricordo di quella lacrima, come l’unica traccia rimasta di un amore, è anche la testimonianza che, nonostante tutto, l’emozione continua a esistere, intrappolata nel passato ma perennemente presente. Scasseddu ci racconta così di un legame che, sebbene consumato dal tempo e dal distacco, lascia una traccia indelebile nell’animo di chi resta.

Data:

13 Dicembre 2024