L’incontro tra le voci poetiche di Juan Ramón Jiménez e Pasquale Melpignano offre una riflessione interessante sulla continua evoluzione della poesia e sulla sua capacità di indagare i temi universali dell’amore, dell’anima e della luce. Jiménez, figura emblematica della poesia spagnola del Novecento e vincitore del Premio Nobel, si distingue per la sua ricerca di una bellezza essenziale, capace di trascendere il reale per avvicinarsi a un’idea di purezza assoluta. Nei suoi versi, la natura, la memoria e l’amore si intrecciano in un dialogo costante con l’anima, creando un’atmosfera di sospensione lirica e spirituale.
Dall’altra parte, Pasquale Melpignano, con il suo stile intimo e contemporaneo, esplora l’amore come una forza capace di dissolvere le paure e illuminare l’anima nascosta. Nella sua poesia Amore e Anima, il cuore si fa spazio chiuso, sigillato dal silenzio e dalla solitudine, ma pronto a essere risvegliato dal richiamo dell’amore. L’immagine della luce che spezza il buio diventa il simbolo di una trasformazione profonda, di un percorso interiore che conduce alla libertà e alla vita autentica. Il suo linguaggio, diretto e vibrante, si concentra sulla dimensione emozionale dell’esistenza, mettendo in scena un’umanità fragile, ma capace di aprirsi al sentimento e alla rinascita.
Il confronto tra Jiménez e Melpignano ci invita a riflettere su come la poesia, pur attraversando epoche e sensibilità diverse, resti un luogo privilegiato di ricerca della verità interiore. Se Jiménez eleva l’amore a una dimensione quasi mistica, filtrata attraverso la luce e il ricordo, Melpignano lo riporta alla concretezza di un’esperienza vissuta, fatta di esitazioni, rivelazioni e atti di coraggio. Entrambi, seppur con prospettive differenti, ci mostrano come l’amore e l’anima, nel loro dialogo poetico, siano in grado di trasformare il nostro modo di percepire il mondo e noi stessi.
Juan Ramón Jiménez

È stato uno dei maggiori poeti spagnoli del Novecento, noto per la sua ricerca costante della purezza poetica e la sua capacità di trasformare il quotidiano in una riflessione spirituale e universale. Nato a Moguer nel 1881, la sua vita e la sua poetica furono influenzate da un profondo senso di solitudine e da un legame profondo con la natura. La sua carriera si sviluppò in un periodo di grandi cambiamenti in Spagna, e la sua scrittura si inserì in un contesto che cercava di superare la pesantezza del modernismo, esplorando nuove forme di espressione emotiva e riflessiva.
La poesia di Jiménez si caratterizza per un lirismo sospeso e una forte componente mistica. Sin dagli inizi, il poeta si concentrò sulla ricerca dell’essenza delle cose, spingendosi verso una visione sempre più spirituale e trascendente del mondo. Le sue opere, tra cui Plenitud (1919) e Diario de un poeta recién casado (1917), riflettono il suo bisogno di catturare la bellezza nascosta nell’ordinario, e l’amore per la natura si fa, spesso, veicolo di riflessioni esistenziali e metafisiche. La sua poesia è, quindi, un viaggio alla ricerca di una dimensione superiore, lontana dalle apparenze terrene, ma radicata nella realtà quotidiana.
Jiménez esplorò il legame tra l’anima e la natura con un linguaggio preciso ma evocativo, che riesce a trasmettere emozioni intense senza mai eccedere. La sua scrittura è caratterizzata da un’estrema sobrietà e da una raffinata capacità di evocazione: ogni parola sembra scelta con cura per rivelare il massimo del significato, senza mai forzare il lettore. La sua poesia si muove tra la bellezza e la tristezza, tra la speranza e la disperazione, e la sua ricerca del “senso” dell’esistenza si esprime attraverso un costante oscillare tra il vissuto e il trascendentale.
La figura di Jiménez, inoltre, è legata indissolubilmente alla sua visione della poesia come una forma di purificazione dell’anima. Con un’attenzione quasi maniacale alla forma e alla musicalità, la sua scrittura ha avuto un impatto duraturo sulla poesia spagnola e internazionale, influenzando in modo particolare le generazioni di poeti successivi. Oltre alla sua attività poetica, Jiménez fu anche traduttore e saggista, e il suo lavoro ha contribuito a rinnovare la poesia in lingua spagnola, proponendo una visione della realtà che, pur riconoscendo le difficoltà della vita, cercava sempre un’armonia più profonda, un respiro che trascendeva la materia.
Il poeta, che nel 1956 vinse il Premio Nobel per la letteratura, ha lasciato un’eredità che continua a parlare di bellezza, solitudine, e la costante ricerca di un’armonia tra l’anima e il mondo.
La scelta
La sua poesia è intrisa di introspezione e riflessione esistenziale, come si può osservare in Io non sono io, un testo che esplora la complessità dell’identità e il rapporto con se stessi. Jiménez, con il suo linguaggio preciso e delicato, ci invita a riflettere su come la nostra essenza non sia mai univoca, ma piuttosto un intreccio di parti nascoste, di contraddizioni e di sfumature che sfuggono alla percezione immediata.
In questa poesia, il poeta esplora il concetto di “altro da sé”, mettendo in luce un distacco tra l’io conscio e una parte più profonda e misteriosa dell’essere. La figura del “colui che cammina accanto a me senza che io lo veda” diventa il simbolo di una dimensione interiore che sfugge al controllo e alla consapevolezza diretta, ma che è altrettanto presente e fondamentale. Jiménez esprime con parole semplici ma pregnanti l’idea che la nostra identità non si esaurisce nella percezione immediata, ma che esiste un altro “io” che esiste al di là della nostra consapevolezza, un “altro” che cammina al nostro fianco, che perdona quando odiamo, che resta anche oltre la morte.
L’invito della poesia è ad accogliere questa duplicità dell’essere, a non fermarsi alla superficie di ciò che vediamo di noi stessi, ma ad aprirci alla consapevolezza di una dimensione più ampia e misteriosa, che ci accompagna in silenzio. Il “colui che resterà qui quando morirò” rappresenta una parte eterna, che trascende la morte fisica e che continua a esistere nel ricordo, nel pensiero e nella memoria, simbolizzando la ricerca di un io che non finisce mai, che è immortale, pur nelle sue contraddizioni.
Io non sono io
Io non sono io
sono colui
che cammina accanto a me senza che io lo veda,
che, a volte, sto per vedere,
e che, a volte, dimentico.
Colui che tace, sereno, quando parlo,
colui che perdona, dolce, quando odio,
colui che passeggia là dove non sono,
colui che resterà qui quando morirò.
La poesia, in tutta la sua semplicità, ci invita a riflettere sulla molteplicità dell’identità umana, sulla tensione tra la consapevolezza e l’inconscio, tra ciò che siamo e ciò che non sappiamo di noi. Jiménez ci fa comprendere che l’esistenza non è solo quella che percepiamo, ma anche quella che ignora e che, in qualche modo, ci accompagna senza che noi ce ne accorgiamo. Il distacco tra il “noi” che conosciamo e quello che non conosciamo diventa il nucleo di una riflessione sull’esistenza e sulla sua impermanenza, un tema che attraversa tutta la sua poetica, offrendo uno spunto profondo sulla natura dell’anima e sull’eterno confronto con se stessi.
Pasquale Melpignano

Nasce ad Ostuni, in provincia di Brindisi, l’11 maggio 1962, in una famiglia della piccola borghesia. La sua infanzia viene segnata dalla prematura perdita del padre, avvenuta quando aveva appena dieci anni. Questo evento drammatico, che lo priva della figura paterna, segna profondamente la sua vita, spingendolo a rifugiarsi nelle parole. Inizia così a scrivere brevi versi in rima, molti dei quali in vernacolo, con uno stile ironico che riflette il suo bisogno di affrontare la realtà della vita con un certo distacco umoristico, quasi per esorcizzare il dolore.
Durante il primo anno di liceo scientifico, Melpignano si avvicina al mondo del giornalismo, intraprendendo una collaborazione come corrispondente per tre testate settimanali locali che trattavano di sport nelle province di Taranto, Brindisi e Bari. Questo periodo segna per lui un momento di grande fermento e curiosità, in cui, oltre a confrontarsi con la scrittura, si apre al mondo esterno, scrivendo di eventi sportivi e vivendo una passione che accomunava molti giovani del suo territorio.
Nonostante queste prime esperienze nel giornalismo, subito dopo il liceo la sua vita prende una direzione completamente diversa. Decide infatti di arruolarsi nella Marina Militare, dove rimarrà per diversi anni. Durante questo periodo, la scrittura e il giornalismo passano in secondo piano, ma l’esperienza militare lo segnerà profondamente. I ricordi di quel tempo, pieni di intensità e di riflessioni personali, diventeranno spunto per alcuni dei suoi scritti più recenti. Le poesie che compone successivamente rielaborano gli eventi vissuti in Marina, cercando di trasmettere, in modo più consapevole, la complessità di quelle esperienze.
Negli ultimi anni, Melpignano ha ritrovato la sua passione per la scrittura, dedicandosi con rinnovato impegno alla creazione di testi che esprimono un’autentica riflessione sulle proprie esperienze interiori. La sua poetica si evolve, arricchendosi di nuove sfumature, ma restando sempre radicata nell’esperienza personale e nella riflessione sulla vita e sul cambiamento. Pur mantenendo la semplicità e la spontaneità dei suoi primi versi, la sua poesia acquista una profondità che si lega alla maturità e alla consapevolezza di un uomo che ha affrontato molte difficoltà. La scrittura diventa per lui uno strumento di introspezione e di trasformazione, un modo per esplorare e dare forma ai dubbi, alle emozioni e alle sfide che ha incontrato nel corso della sua esistenza.
La scelta
La poesia Amore e Anima, ci invita ad esplorare il profondo legame tra l’amore e l’essenza più intima dell’essere umano. La poesia si presenta come un viaggio interiore, un percorso di liberazione e di incontro con se stessi, attraverso un linguaggio delicato e metaforico. Melpignano utilizza il motore dell’amore come forza trascinante, capace di risvegliare l’anima dal suo rifugio nascosto, portando alla luce la bellezza che emerge solo quando l’individuo si abbandona alla propria autenticità e vulnerabilità.
Nel testo, l’amore è una presenza silenziosa che bussa con cautela, senza fretta, e inizia a penetrare nei luoghi più reconditi dell’anima, dove la paura di mostrarsi si mescola ai silenzi e alle ombre. La descrizione della “luce” che spezza il buio evoca l’idea di una trasformazione profonda, in cui l’amore diventa la forza che dissolve le tenebre dell’incertezza e della solitudine, illuminando il cuore e l’anima, rendendoli vivi e senza paura. La poesia di Melpignano ci parla di una rinascita, di un risveglio che avviene solo quando l’individuo si lascia andare al potere dell’amore, abbandonando le sue difese e lasciando che la luce dell’amore lo trasformi.
In questa poesia, la lotta tra il desiderio di nascondersi e la forza dell’amore che emerge è tratteggiata con grande intensità. L’anima, inizialmente imprigionata, si libera “sciolte le catene”, e, al pari di un fiore che sboccia, si lascia vivere, pronta a respirare il mondo con una nuova consapevolezza. Il passaggio dall’oscurità alla luce rappresenta la liberazione del cuore, il suo abbandono alle emozioni vere e profonde, che, seppur fragili, portano alla scoperta di una nuova dimensione di sé, in cui l’amore non è solo un sentimento, ma un cambiamento profondo che abbatte le barriere interiori. La poesia si conclude con un messaggio di speranza e di rivelazione: quando l’amore ci trova, quando finalmente siamo pronti ad accoglierlo, il nostro cuore si fa luce, e la paura lascia il posto alla serenità.
Amore e Anima
Bussa, piano,
senza fretta,
sfiora le pareti
del cuore nascosto.
Era lì,
silenzioso,
tra mura di silenzi,
tra ombre sicure,
per paura di mostrarsi,
di essere visto.
L’amore chiama,
sussurra il tuo nome,
senza chiedere permesso,
e l’anima, nascosta
in angoli segreti,
tra dubbi e silenzi,
risponde,
esce dal suo rifugio,
sciolte le catene,
si lascia guardare,
si lascia vivere.
Hai tremato,
hai aperto gli occhi,
hai respirato il mondo.
Ora sei qui,
viva, senza paura.
L’amore ti ha trovato.
Ed è allora
che diventa luce,
una luce calda,
che spezza il buio.
La poesia ci invita a riflettere sul potere trasformativo dell’amore, che non solo ci libera dalle paure e dai silenzi interiori, ma ci permette anche di vivere una vita più autentica e luminosa. La delicata forza dell’amore, che attraversa la paura e l’oscurità, diventa un simbolo di rinascita e di speranza per tutti coloro che sono pronti ad aprirsi a questo incontro profondo con sé stessi.
Un plauso al curatore di questo appuntamento con la poesia il Dott. Gian Carlo Lisi che con il suo costante impegno ci permette di conoscere nuovi autori ed apprezzarne la loro sensibilità attraverso lo scrivere. La poesia del Premio Nobel Juan Ramón Jiménez è un’intensa riflessione sull’identità e la dualità dell’essere dove il poeta esplora l’idea di un “doppio” interiore, una presenza silenziosa e sfuggente che coesiste con il sé cosciente. Questo alter ego, quasi un’anima impalpabile, è colui che osserva senza essere visto, che resta immutabile di fronte alle passioni e agli errori dell’io. La chiusa, toccante e definitiva, suggerisce che questo altro sé è ciò che sopravvive oltre la vita terrena, un’eco di eternità. Con pochi versi essenziali, Jiménez ci invita a interrogarci su chi siamo davvero. Mentre la poesia del Melpignano dipinge con delicatezza il risveglio dell’anima all’amore, un viaggio dall’ombra alla luce, dal timore alla piena espressione di sé. Il ritmo lieve e sussurrato accompagna il lettore in un movimento intimo e graduale: dall’isolamento alla rivelazione, dalla chiusura alla vita. Le immagini di silenzi, mura e catene evocano la paura di esporsi, mentre il tocco dell’amore, discreto ma inevitabile, scioglie le resistenze e illumina l’essere. La conclusione è un inno alla trasformazione: l’amore non è solo sentimento, ma una luce che dissolve il buio interiore.
Grazie, Antonio per il tuo commento.
Conosco Pasquale da molti anni, ma ignoravo questo suo tratto poetico, che rivela ancora dì più, il suo animo nobile e sensibile; a Pasquale i miei complimenti per questa “rivelazione” che non lascia dubbia ad ampi e sinceri apprezzamenti.
Grazie Renato, è un onore, per me, il tuo commento, da cultore della lingua italiana, quale sei
Bella poesia, abito sensibile di una persona che conosco, ma non sapevo della sua passione poetica. Bravissimo
Grazie, Antonio per il tuo commento.
Ringrazio il Dott. Gian Carlo Lisi per la sua magnifica recensione, che mi lascia senza parole.
L’amore, potente e delicato, forte e sensibile, questa è il vero significato di questa meravigliosa parola. L’amore è qualcosa che ci infonde forza ed eleva la nosta anima alla vera serenità, è qualcosa da accogliere a cuore aperto e da curare come fosse un delicato fiore, tanto delicato quanto immensamente forte. Unica salvezza per mente e cuore, questo è l’amore, essenza di vita, linfa che infonde coraggio, nettare per la mente e culla per il cuore.