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LA POESIA DEL VENERDI’ – Mark Strand e Fiorella Giovannelli

Mark Strand e Fiorella Giovannelli, pur vivendo in epoche diverse e appartenendo a tradizioni poetiche differenti, condividono una visione profonda della condizione umana, esplorando il silenzio, la solitudine e l’assenza come elementi cruciali dell’esperienza personale. Entrambi si confrontano con il mistero dell’esistenza e l’introspezione, pur avvicinandosi a questi temi con approcci che si arricchiscono a vicenda.

Da un lato, Mark Strand, con la sua poesia Tenere insieme le cose, affronta l’idea dell’assenza e della perdita, ma lo fa in modo meditativo e filosofico. La sua poesia esprime l’inquietudine del corpo e della mente che si muovono in un mondo in cui l’individuo è costantemente separato da ciò che lo circonda, ma anche integrato in una realtà più grande. La scrittura di Strand esplora il conflitto tra la presenza fisica e il vuoto, tra il soggetto e l’ambiente che lo avvolge, portando il lettore a riflettere sull’interazione tra l’individuo e l’infinito. La sua poesia, pur essendo piena di solitudine, trova significato nella tensione tra il corpo e lo spazio, il vuoto e il pieno.

D’altra parte, Fiorella Giovannelli, con Requiem, si concentra su una riflessione interiore che esplora la morte e la perdita con un tono più intimo e personale. La poetessa non solo affronta il dolore della separazione da una persona amata, ma anche la difficoltà di accettare l’assenza definitiva. La sua scrittura è pervasa da un senso di non-detto, di silenzio che racchiude l’impossibilità di una conclusione definitiva. Ogni passo, ogni respiro diventa un’eco di ciò che non è più, ma che continua a vivere nella memoria. Giovannelli si muove in un mondo di emozioni non esplicitate, ma sempre presenti, creando un linguaggio che unisce il dolore alla bellezza della memoria e dell’assenza.

Nel confronto tra le due poesie, emerge che entrambe esplorano il tema dell’assenza, ma mentre Strand si concentra su un’assenza cosmica e universale, che riguarda il corpo e l’ambiente, Giovannelli esplora un’assenza più personale, legata alla perdita di una persona cara. Se Strand vede il vuoto come una parte inevitabile e integrata dell’esperienza umana, Giovannelli lo affronta come una ferita che non trova mai risoluzione, ma che continua a modellare l’interiorità del soggetto. Entrambi, però, ci invitano a riflettere sulla permanenza dell’assenza, e sul modo in cui essa influisce sulla nostra esistenza quotidiana e spirituale.

Mark Strand

Nato nel 1934 in Canada e cresciuto negli Stati Uniti, ha vissuto e scritto in un periodo di grandi cambiamenti sociali e culturali, ma ha sempre mantenuto un forte legame con la dimensione individuale ed esistenziale della sua scrittura. La sua poesia è profondamente introspettiva, attraversata da temi come la solitudine, la morte, la memoria e la ricerca del senso dell’esistenza. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti durante la sua carriera, tra cui il Premio Pulitzer per la poesia nel 1999, e la sua opera continua a essere letta e studiata in tutto il mondo.

La sua scrittura è caratterizzata da un linguaggio preciso, ma al contempo evocativo, che si mescola con il silenzio e la contemplazione. La sua poesia, pur affrontando temi universali, si distingue per la sua profondità meditativa e la sua capacità di esplorare l’ineffabile attraverso immagini semplici ma potenti. Tra le sue raccolte più celebri si trovano “Blizzard of One” (1998) e “The Ghost Writer” (1979), che offrono uno spunto affascinante sulla condizione umana e sul mistero che avvolge la vita e la morte.

La poesia di Strand è un viaggio attraverso il vuoto, il nulla e l’infinito, ma non è priva di una certa serenità, come se, attraverso la solitudine e l’assenza, si possa giungere a una comprensione più profonda dell’esistenza. Le sue parole, spesso silenziose e sospese, invitano il lettore a guardare dentro di sé e a riflettere su ciò che resta quando tutto sembra svanire. Il poeta ha il raro dono di trasformare il vuoto in qualcosa di tangibile e significativo, dando voce a una visione del mondo che è insieme introspettiva e cosmica.

Nel corso della sua carriera ha insegnato e scritto con l’intento di portare il lettore a una consapevolezza più alta della propria interiorità. La sua poesia è una meditazione sulla fragilità e sull’impermanenza della vita, ma anche sulla bellezza che si cela in essa, proprio nel momento in cui sembra svanire. Con uno stile inconfondibile, Mark Strand rimane uno degli autori più importanti della poesia contemporanea, capace di esplorare la condizione umana con una semplicità che risuona con una profondità senza tempo.

La scelta

Nella poesia Tenere insieme le cose, nella traduzione di Damiano Abeni con Moira Egan e pubblicata in “Tutte le poesie” da Mondadori nel 2019, Strand manifesta una riflessione intima sulla condizione umana, mettendo in luce l’esperienza di un “vuoto” che non è mai completamente assente, ma sempre colmato da qualcosa di inafferrabile. Il suo linguaggio è essenziale e minimalista, eppure capace di evocare potenti immagini emotive. La poesia si confronta con l’idea che l’essere umano è, in fondo, sempre assente da se stesso, ma anche sempre in movimento per trovare un significato, per “tenere insieme le cose” che lo compongono.

La poesia invita a riflettere sul concetto di esistenza: che cosa siamo quando non siamo più visibili, quando la nostra forma sembra dissolversi nell’ambiente circostante? La risposta di Strand è che, nonostante l’apparente sparizione, la nostra presenza continua a riempire gli spazi vuoti, a “tenere insieme” qualcosa, come un invisibile legame che unisce tutte le cose. Una riflessione sull’esistenza che lascia il lettore con il senso di una continua ricerca, di un incessante desiderio di capire e di “essere”, anche nell’assenza.

Tenere insieme le cose

In un campo
io sono l’assenza
del campo.
È
sempre così.
Ovunque sia
io sono ciò che manca.

Quando cammino
divido l’aria
e sempre
l’aria rifluisce
a riempire gli spazi
in cui era stato il mio corpo.

Abbiamo tutti motivi
per muoverci.
Io mi muovo
per tenere insieme le cose.

La poesia offre uno spunto di riflessione profonda sulla nostra esistenza. La poesia, pur nella sua semplicità, ci invita a considerare la nostra costante ricerca di significato e di connessione, anche quando siamo nel “vuoto”. Il movimento, l’assenza e la presenza si intrecciano, creando un affascinante gioco di immagini che ci spinge a pensare al nostro posto nel mondo e alla difficoltà di trovare coerenza nell’infinita complessità dell’esistenza. Una poesia che ci lascia con il desiderio di scoprire di più, di tenere insieme ciò che ci definisce e ci sfugge al contempo.

Fiorella Giovannelli

Nata in un borgo medievale dell’Alto Lazio, è una poetessa appassionata di scrittura fin dalla giovinezza. Dopo aver ricevuto i primi riconoscimenti in giovane età, riprende la sua attività poetica in età matura, ottenendo nuovi premi e affermandosi come una voce significativa nel panorama poetico.

Fondatrice dell’Associazione L@ Nuov@ Mus@, ha dedicato 25 anni all’organizzazione di reading e concorsi poetici internazionali, contribuendo alla diffusione della poesia a livello globale. Le sue poesie sono state lette in diverse lingue, inclusi spagnolo e serbo, e vengono trasmesse da una radio messicana, che le diffonde in tre lingue.

Fiorella Giovannelli ha pubblicato tre antologie: Tra la ragione e il cuore (Santoro Edizioni), una raccolta in italiano, Chiaraluna (Taller del Poeta) in lingua spagnola/italiano, edita a Santiago de Compostela/Pontevedra, e una raccolta in lingua serba, pubblicata a Belgrado.

Appassionata di arte in ogni sua forma, ama la fotografia, il dipinto sacro e il canto lirico, ritenendo che la bellezza dell’arte in tutte le sue espressioni arricchisca e ispiri la sua poetica.

La scelta

La poesia Requiem esprime un’intensa riflessione sulla morte, sulla perdita e sul rimpianto. Con un linguaggio sobrio e delicato, l’autrice affronta il tema della fine di una vita, della difficoltà di accettare l’assenza di una persona amata e della lotta interiore tra il desiderio di trattenere il ricordo e la dolorosa consapevolezza della separazione. Giovannelli, con il suo tono quieto e profondo, esplora la tematica della mancanza, e lo fa con una scrittura che sfiora il lirico senza mai cadere nel sentimentalismo, rendendo la poesia universale e carica di emozione.

Nei suoi versi, l’autrice non si limita a piangere la perdita, ma si interroga sul significato dell’addio, sull’incapacità di rispondere al dolore e sulla continua presenza dell’altro nei piccoli dettagli quotidiani. La memoria diventa una presenza che aleggia nelle ombre, nei respiri corti, nei silenzi, mentre il cuore rimane senza risposte, sospeso in una condizione di incompleto distacco. La poesia mette in evidenza la contraddizione tra il desiderio di un ritorno e l’ineluttabilità della separazione, esplorando la difficoltà di elaborare un lutto senza rassegnarsi all’idea di perdere definitivamente l’amato.

Requiem

Ho voluto credere,
che fossi ancora tra
i giorni che sfiorano l’anima, che ogni passo
fosse un ritorno, che ogni silenzio ti parlasse.

Requiem a te, anima mia,
che non hai mai avuto parole di addio.
Non ti ho chiesto perdono, né ti ho portato fiori
quando la tua luce è svanita senza rumore.

Ma ora ti trovo nei respiri corti, in quelle ombre che
si allungano come memorie che non vogliono farsi dimenticare.

Non ho versato lacrime,
perché avevo paura di perderti davvero.
E ora, con il cuore che non ha
più domande né risposte.

È una poesia che tocca le corde più intime del dolore e della memoria, esplorando con delicatezza e sincerità il vuoto che lascia la morte. La poetessa ci invita a riflettere sulla sofferenza non solo come perdita fisica, ma anche come una lotta interiore tra il ricordo e la realtà di un’assenza definitiva. La scrittura di Giovannelli è allo stesso tempo meditativa e struggente, riuscendo a catturare l’essenza della perdita in modo semplice ma potentemente evocativo. Il suo Requiem non è solo un addio, ma una ricerca continua della presenza in ciò che è stato e non c’è più.

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Data:

3 Maggio 2025

One thought on “LA POESIA DEL VENERDI’ – Mark Strand e Fiorella Giovannelli

  1. buon giorno Giancarlo, cosa
    dire se non mille grazie per la pubblicazione, mi sono, emozionata, e ancora grazie per la bellissima recensione perfetta al mio sentire di Requiem,con gratitudine,FiorellaG

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