La Corte Costituzionale turca è stata chiamata a pronunciarsi sulla possibilità di mettere al bando il Partito Democratico dei Popoli (Hdp), di matrice socialista pro-curda, a tutela dei diritti Lgbtq, ambientalisti e femministi, antagonista per antonomasia del partito del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
In questi ultimi giorni ad Ankara si è forse svolto l’ultimo congresso di Hdp avente ad oggetto la politica di terrore messa in atto da Erdogan nei confronti dei suoi membri e militanti.
Infatti il presidente turco ha disposto l’incarcerazione di più di 4.000 dissidenti, oltre a quaranta parlamentari e ai co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag.
Tra gli argomenti di discussione durante il congresso spicca l’accordo intercorso tra Turchia, Svezia e Finlandia per l’ingresso di queste ultime nella Nato in cambio della consegna ad Ankara dei combattenti curdi presenti sui loro territori, considerati terroristi perché legati al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).
Questa intesa è stata appoggiata da Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, il quale ha dichiarato: “Abbiamo l’accordo per l’ingresso di Svezia e Finlandia. Il memorandum firmato risponde alle preoccupazioni della Turchia sulla lotta al terrorismo e l’esportazione di armi. Nessun alleato ha sofferto più della Turchia per i brutali attacchi terroristici, tra cui quelli del Pkk”.
Per contro, gli esponenti del Partito democratico turco condannano aspramente il memorandum, in quanto paragonano il governo di Erdogan ad un governo fascista.
Fayiz Yagizay, esponente dell’Hdp, si è così espresso: “Non pensiamo che Svezia e Finlandia consegneranno alla Turchia dissidenti, scrittori, intellettuali turchi. Erdogan pensa che ogni Stato funzioni come la Turchia, dove lui decide e le corti obbediscono”. Inoltre ha aggiunto: “Il memorandum è una vergogna, un insulto per noi e un regalo a Erdogan. Quello che è più grave è la criminalizzazione del movimento curdo e di ogni movimento che lotta democraticamente per la libertà”.
Nonostante le minacce, le incarcerazioni e le intimidazioni di Erdogan, i membri del Hdp hanno continuato a manifestare e a far sentire la loro voce a tutela delle persone discriminate. Ad Ankara, con il congresso, hanno lanciato un segnale di vita e di speranza per tutti quei militanti catturati come prigionieri politici, in particolar modo per la liberazione di Abdullah Ocalan, attualmente incarcerato sull’isola di Imrali.
In una nota il partito Democratico turco ha anche criticato la decisione della Nato di assecondare le richieste di Erdogan, dichiarando: “L’obiettivo politico del partito è quello di creare le basi per una pacifica convivenza tra i diversi popoli, di tolleranza e rispetto di tutte le religioni a differenza di Erdogan che massacra la popolazione curda. La Nato, l’Europa e la stessa Italia con questo accordo hanno tradito questi valori e legittimato la politica repressiva del governo in carica nei confronti delle minoranze curde in Turchia, in Iraq e in Siria”.