Che la crisi russo-ucraina stesse mietendo vittime era palese e non aveva bisogno di conferme. Eppure, ci sono paesi che stanno pagando le conseguenze della guerra senza che abbiano in un qualche modo parte attiva nella questione. Tra questi figura lo Sri Lanka, tra le prime a rendere conto delle ricadute economiche dell’invasione della Russia in Ucraina. Dieci giorni fa è stato ufficialmente annunciato il default economico, da cui deriva la sospensione dei pagamenti – ammontanti a 35 miliardi di dollari – del governo ai creditori stranieri. La crisi fa il paio con la pandemia, che già aveva penalizzato pesantemente una nazionale che aveva una delle sue principali fonti di reddito nel turismo. A ciò si aggiunge l’inflazione che ha causato uno schizzare verso l’alto dei prezzi dei beni alimentari e dell’energia. Lo scossone subito dai mercati delle materie prime ha inferto il colpo di grazia. Come si suole dire in questi casi, “i nodi sono venuti al pettine”: l’economia dello stato asiatico era gestita molto male già da diversi anni, tant’è che anche gli ex sostenitori del governo hanno iniziato una serie di violente proteste su vasta scala.
Un esempio eloquente: i prezzi degli alimenti sono aumentati del 20% mentre quelli del carburante, distribuito principalmente dal Lanka IOC, sono lievitati del 35%. Lo Sri Lanka si trova nel cuore della sua peggiore crisi economica a partire dall’indipendenza, 1948. La rupia, moneta locale, si è svaluta del 60% e più; il costo della benzina è salito del 90% mentre il diesel, usato per il trasporto pubblico, del 138%. Più di 22 milioni di abitanti soffrono da mesi di carenza di beni di prima necessità e di prolungate interruzioni giornaliere di energia elettrica. Con più di 50 miliardi di dollari, corrispondenti a circa 46 miliardi di euro, di debito esterno sta strenuamente lottando per pagare le importazioni fondamentali.
Inoltre, vi è anche, come se non bastasse, un’assenza quasi totale di riserve in valuta estera. Secondo analisti e geopolitici il problema più grande che sottostà alla base del default è l’instabilità politica: al momento non sembrano esserci proposte o soluzioni per uscire dal tunnel delle turbolenze finanziarie e dei crescenti disordini cittadini in cui lo Sri Lanka si è infilato. In molti e molte hanno protestato per tutta la settimana davanti all’ufficio del presidente Colombo, chiedendone le dimissioni. Quello a cui hanno assistito, tuttavia, è un rimodellamento del governo che ha però portato ad un nulla di fatto. Anzi, si è seguito il principio gattopardesco “tutto cambia affinché nulla cambi”. E l’impressione che si ha è che questa situazione continuerà a lungo, oltre a poter coinvolgere più o meno lentamente molti altri Paesi, mietendo tante altre vittime.