La Produttività del lavoro in agricoltura è un indicatore economico che misura l’efficienza con cui il lavoro viene utilizzato per produrre output agricolo. Solitamente, essa è espressa come il rapporto tra il valore della produzione agricola (output) e la quantità di lavoro impiegata per produrla. Questo indicatore è fondamentale per valutare il progresso tecnologico, l’uso di macchinari, le competenze lavorative e l’efficienza generale del settore agricolo. I dati fanno riferimento al periodo tra il 1995 ed il 2021.
La produttività del lavoro in agricoltura nel 2021. I dati relativi alla produttività del lavoro in agricoltura per il 2021 evidenziano significative differenze tra le regioni italiane, riflettendo un panorama agricolo eterogeneo. Al vertice si colloca la Lombardia, con una produttività di 37.543,78 €, seguita da Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige/Südtirol, rispettivamente con 35.507,09 € e 28.853,24 €. Queste regioni, caratterizzate da economie agricole avanzate, beneficiano di un utilizzo intensivo della tecnologia, infrastrutture efficienti e sistemi di coltivazione altamente meccanizzati. La Lombardia, in particolare, è nota per la forte presenza di aziende agroalimentari innovative e per un’agricoltura che si avvale di avanzati metodi di gestione delle risorse. Le regioni del Centro-Nord, come Toscana, Liguria e Lazio, mostrano valori intermedi, intorno ai 24.000-25.000 €, che riflettono una produttività agricola solida ma meno incisiva rispetto alle aree leader. In queste regioni, la diversificazione colturale e la presenza di produzioni di qualità come vino e olio contribuiscono a mantenere buoni livelli di redditività per lavoratore. Tuttavia, si osserva una lieve distanza rispetto a regioni come Emilia-Romagna e Lombardia, probabilmente legata a minori investimenti in tecnologie agricole avanzate. Nel Sud Italia e nelle isole, invece, i dati segnalano produttività significativamente inferiori. La Campania, con 25.870,61 €, rappresenta un’eccezione positiva rispetto al resto del Mezzogiorno, dove i valori scendono progressivamente: dalla Sicilia con 16.806,00 € fino alla Calabria, che chiude la classifica con soli 12.293,55 €. Le regioni meridionali affrontano sfide strutturali come frammentazione aziendale, accesso limitato alle innovazioni tecnologiche e carenze infrastrutturali. La Puglia, ad esempio, nonostante il suo ruolo di primo piano nella produzione agricola nazionale, registra una produttività di appena 13.974,60 €, sottolineando il peso di fattori critici quali la mancanza di meccanizzazione e il limitato valore aggiunto delle produzioni. Il Trentino-Alto Adige/Südtirol rappresenta un caso particolare, con una produttività di 28.853,24 €, che pur collocandosi in alto nella classifica, rispecchia un’agricoltura fortemente specializzata, incentrata su colture di pregio come mele e vini, spesso supportata da politiche di sostegno mirate e da una gestione aziendale moderna. Le Marche, la Basilicata e l’Umbria si posizionano nella fascia più bassa del Centro Italia, con valori tra i 15.000 € e i 17.000 €. Questo dato evidenzia un sistema agricolo meno strutturato rispetto alle altre regioni centrali, probabilmente a causa di un minore accesso a mercati competitivi e tecnologie avanzate. In sintesi, il divario tra Nord e Sud appare netto e riconducibile a fattori come diversità strutturali, differente accesso a innovazione e infrastrutture, e disparità nelle politiche di sostegno. Mentre il Nord beneficia di un’agricoltura industrializzata e integrata nei mercati globali, il Sud e le isole mostrano margini di miglioramento legati all’ammodernamento e all’ottimizzazione delle risorse. Questi dati evidenziano la necessità di strategie differenziate per promuovere lo sviluppo agricolo e ridurre le disuguaglianze territoriali.
La produttività del lavoro in agricoltura tra il 1995 ed il 2021. I dati relativi alla produttività del lavoro in agricoltura dal 1995 al 2021 mostrano tendenze fortemente diversificate tra le regioni italiane, evidenziando cambiamenti significativi in termini di valore assoluto e percentuale. In particolare, si osservano miglioramenti rilevanti in alcune regioni, mentre altre registrano una stagnazione o addirittura una contrazione della produttività. La Liguria si distingue per il più alto incremento percentuale, pari a circa il 269%, passando da 6.956,83 € a 25.655,47 €. Questo aumento è probabilmente legato alla riconversione verso colture ad alto valore aggiunto, come quelle florovivaistiche, che caratterizzano l’agricoltura ligure e che beneficiano di un mercato di nicchia. Allo stesso modo, regioni del Sud come la Campania e la Sardegna mostrano significativi miglioramenti in valore assoluto e percentuale, rispettivamente +14.977,40 € (137%) e +10.990,75 € (110%). Questi dati suggeriscono un rafforzamento della produttività in contesti che hanno investito in modernizzazione, diversificazione delle colture e valorizzazione dei prodotti tipici locali. D’altro canto, regioni come il Molise, il Lazio e la Basilicata evidenziano incrementi intermedi, oscillanti tra il 71% e il 98%. Sebbene questi valori siano incoraggianti, riflettono ancora un potenziale di crescita limitato rispetto ad aree del Nord. Le difficoltà strutturali, come la frammentazione aziendale e l’accesso limitato a tecnologie avanzate, potrebbero spiegare questa disparità. La Calabria e la Puglia, nonostante i progressi, mostrano incrementi inferiori (68% e 55%), indicando persistenti ostacoli allo sviluppo, tra cui la carenza di infrastrutture e l’insufficiente valorizzazione delle risorse agricole. Regioni come il Trentino-Alto Adige/Südtirol e l’Emilia-Romagna hanno registrato aumenti assoluti significativi (+9.009,61 € e +9.546,15 €), ma percentualmente più contenuti, rispettivamente +45% e +36%. Questi risultati riflettono sistemi agricoli già molto efficienti nel 1995, dove i margini di crescita sono più limitati rispetto a regioni con livelli iniziali più bassi. Analogamente, Friuli-Venezia Giulia e Veneto mostrano incrementi modesti sia in valore assoluto che percentuale, a conferma di un’agricoltura matura ma con progressi meno accentuati. Un caso a parte è rappresentato da regioni come Piemonte, Toscana e Lombardia, che evidenziano una contrazione della produttività. Il Piemonte e la Toscana registrano rispettivamente diminuzioni di -3,15% e -9,37%, mentre la Lombardia mostra una drastica riduzione del -67,18%, passando da 114.380,18 € nel 1995 a 37.543,78 € nel 2021. Questa flessione potrebbe essere attribuita a fattori come cambiamenti strutturali nell’agricoltura, riduzione della superficie coltivabile a favore di usi alternativi del suolo o una maggiore meccanizzazione che, pur riducendo la forza lavoro, non ha generato proporzionali aumenti di produttività. Nel caso lombardo, il valore eccezionalmente elevato del 1995 potrebbe essere stato influenzato da fattori straordinari non sostenibili nel lungo termine. In sintesi, i dati evidenziano una dinamica territoriale complessa. Mentre alcune regioni, soprattutto del Sud, mostrano progressi significativi, altre tradizionalmente forti sembrano perdere slancio, suggerendo la necessità di strategie mirate per ridurre il divario e garantire una crescita equilibrata a livello nazionale.
Conclusioni. In media il valore della produttività del lavoro in agricoltura è cresciuto dell’11,82% tra il 1995 ed il 2021 passando da un ammontare di 19.525,08 euro fino a 21.883,16 euro. Le regioni che hanno performato meglio sono: Liguria con +268,78%, Campania con 137,49%, Sardegna con un valore di 109,84%, Molise con 97,67%, Lazio con +78,27%. Le regioni che hanno performato peggio sono il Veneto con un valore di 14,86%, Marche con 11,93%, Piemonte con -3,14%, Toscana con -9,37%, Lombardia con -67,17%.
Regioni | 1995 | 2021 | Var Ass | Var Per | |
Top Performers | Liguria | 6.956,83 € | 25.655,47 € | 18.698,64 € | 268,781 |
Campania | 10.893,21 € | 25.870,61 € | 14.977,40 € | 137,493 | |
Sardegna | 10.005,56 € | 20.996,31 € | 10.990,75 € | 109,8464 | |
Molise | 10.698,46 € | 21.147,96 € | 10.449,50 € | 97,67294 | |
Lazio | 13.629,31 € | 24.298,23 € | 10.668,92 € | 78,27924 | |
Worse Performers | Veneto | 20.098,16 € | 23.085,90 € | 2.987,74 € | 14,86574 |
Marche | 14.458,39 € | 16.184,33 € | 1.725,94 € | 11,93729 | |
Piemonte | 21.799,69 € | 21.113,05 € | -686,64 € | -3,14977 | |
Toscana | 27.491,89 € | 24.915,09 € | -2.576,80 € | -9,37295 | |
Lombardia | 114.380,18 € | 37.543,78 € | -76.836,40 € | -67,1763 |