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LA “RAPSODIA” DI FREDDIE MERCURY

La 76esima edizione dei celebri Golden Globe pare avere come vera protagonista del suo red carpet la musica. Tra gli artisti premiati infatti spicca la popstar Lady Gaga che si aggiudica il premio per Best Original Song con la sua “Shallow”, avendo partecipato con la candidatura del film “A star is born” come attrice protagonista, e la tanto attesa vittoria del film Bohemian Rhapsody, campione di incassi al botteghino, come miglior film drammatico e dell’attore protagonista, Rami Malek, nelle vesti di uno dei miti della musica rock, Freddie Mercury, l’eccentrico frontman dei Queen. Il film che porta il titolo di uno dei singoli più rinomati della band inglese, nell’ambito di un progetto visionario dalle grandi ambizioni qual è l’album “A night at the Opera”, si focalizza su una riproposizione seppur romanzata, ma pur sempre attendibile, della vita di Sir Freddie Mercury. Il re dell’opera rock, nella sua ambiguità è riuscito a rivoluzionare il modo di concepire e di fare musica che non può limitarsi sempre alle formule ottemperate dalle case discografiche per una garanzia di guadagno, ma ha bisogno del rischio, dell’autenticità, del genio, per mutare ed evolversi. I Queen questo lo sanno bene, per diverse esperienze vissute nel loro percorso, tra cui il famoso rifiuto di Norman Sheffield, primo manager del gruppo e proprietario dei Trident Studios a Soho dove hanno registrato artisti del calibro di Elthon John, David Bowie, i Bee Gees, i Beatles ecc… , di presentare il disco “A night at the Opera” pubblicando come primo inedito Bohemian Rhapsody, troppo lungo per gli standard radiofonici e di poco impatto per il target del pubblico giovane. Questo rifiuto porterà l’allontanamento della band da Sheffield, passato alla storia come “l’uomo che ha perso i Queen”, e corrispondente al personaggio fittizio di Ray Foster nel film di Bryan Singer; seguirà il passaggio alla EMI music, etichetta sotto cui finalmente l’album sarà pubblicato.

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Una piccola rivincita su questa spiacevole vicenda sarà il singolo “Death on two legs”, dedicata allo stesso Sheffield, il cui contenuto traspare già dal titolo. Il film parte da poco prima della nascita del gruppo (inizialmente chiamato Smile) e si interseca tra le vicende di vite parallele quali quella della rockstar eccentrica, a tratti sregolata e arrogante che tutti i fan dell’epoca hanno avuto il piacere di conoscere, e il Freddie introspettivo, insicuro e fragile nella sua immortalità. Una pluralità di sfaccettature interpretate in maniera eccelsa da Rami Malek che seppur molto diverso anche con il trucco dal punto di vista fisionomico, ha studiato con tanta attenzione i movimenti del suo personaggio, la sua abitudine di staccare la stecca del microfono, il movimento che precede il pugno da lui stesso descritto come la caricatura di un cameriere che sta servendo un piatto e il suo sguardo penetrante, interpretando Mercury magistralmente soprattutto nella parte in cui si esibisce al Live Aid. Ma l’aspetto che più di tutti colpisce di questo personaggio è la sua naturale genialità che gli permetteva di immaginare i suoi pezzi già ricchi di tutti i dettagli che ne facevano capolavori del livello di Bohemian Rhapsody. Nel ricordo del chitarrista Brian May, presente alla celebrazione dei Golden Globe insieme agli altri membri della band, il batterista Roger Taylor e il bassista John Deacon, Freddie sapeva esattamente cosa voleva, come se la musica fosse dentro di lui e sentisse il bisogno di uscire, di liberarsi, come se lui potesse già ascoltarla. Qualcosa di veramente geniale! E naturalmente a commuovere è la sua continua dichiarazione di amore per ciò che faceva, come nella scena in cui spiega a Mary l’emozione inesplicabile avvertita nel sentire che un intero stadio stava intonando i suoi testi univocamente; un sogno per un tale amante dell’epopea romantica. Rami Malek infatti nel suo discorso di ringraziamento non ha potuto che offrire una dedica spassionata ai Queen e a Freddie, un personaggio che farà parte molto probabilmente di lui da ora in avanti, dal quale sarà difficile liberarsi: «A te Brian May, a te Roger Taylor, per aver assicurato che l’autenticità e l’inclusione esistano nella musica, nel mondo e in tutti noi. Grazie Freddie Mercury per avermi regalato la gioia più grande della mia vita. Ti amo uomo bellissimo». Un personaggio che è riuscito ad entrare nel cuore di tutti con la sua musica e ha saputo lasciare un segno indelebile nella storia, ottenendo il riconoscimento della sua meritata immortalità dalle generazioni passate, presenti e future.

(foto dal sito web dei Golden Globe: si ringrazia)

Data:

9 Gennaio 2019