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LA REPUBBLICA DEI DECRETI LEGGI

Il nostro Paese, ufficialmente, non è in guerra con nessuno; non fosse altro per il fatto che la nostra Costituzione ripudia la guerra; e non fosse altro per il fatto che in tempo di guerra sarebbe assai difficile percepire il reddito di cittadinanza che, al massimo, se proprio fosse: diverrebbe magari realmente un reddito di sopravvivenza.

Il nostro Paese, allora, pur non essendo in guerra con nessuno, continua a indulgere sempre più verso le decretazioni d’urgenza, per capirci quelle dei Decreti Legge, come se non fossimo in alcun modo in grado, e non si osi pensare capaci, di poter ipotizzare una minima programmazione, anche quella della così detta “a vista d’occhio”, da segnatamente riconoscere al Parlamento, visto che esiste un principio supremo di riserva di legge che a questo organo in fase di sgrassamento, ed in tutti sensi bipolare, riconosce il potere connesso.

Se negli anni novanta il Parlamento, spogliandosi della sua funzione principale, ha avviato la cattiva abitudine di legiferare con le deleghe al Governo, e quindi con i decreti legislativi, celando questa cessione di scettro sotto il manto dell’organicità normativa; da qualche anno a questa parte, ed in special modo nell’era della pandemia, la cattiva abitudine, ormai diventata vizio, è quella di non aspettare nemmeno che il Parlamento dica qualcosa, o magari faccia sentire di essere in vita, esprimendo la sua delega.

E quindi, come accadrebbe in uno stato di guerra, anche se non siamo ai confini tra Russia ed Ucraina, l’azione politica e di governo funziona solo per Decreti, al di là se questi siano legge o meno, e fortunatamente essendosi davvero ridotta la produzione dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che ci aveva riportato all’epoca prerepubblicana, ma oggi con la complicità del Covid-19 che, più dei Presidenti della Repubblica, non solo duplica, ma addirittura triplica il mandato visto che abbiamo già avviato il terzo anno dello stato di emergenza o di qualcosa del genere.

Anche se fossimo in guerra, considerando che abbiamo una bella e sana costituzione, non si dovrebbe cedere quello scettro, quello della democrazia, un concetto che vantiamo filosoficamente, e che invece oggettivamente è abbandonato nelle mani di chiunque sia in grado di impossessarsene, anche senza un mandato popolare chiaro, proprio come consente di fare la mancanza di scelta di chi rappresenta il popolo italiano in Parlamento.

Non so se sia il caso di parlare di attentato alla costituzione, ma governare per decreti in modo ordinario è un attentato alla democrazia, e significa che le regole della Carta fondamentale si stanno svuotando, e con esse si svuota anche quello che devono rappresentare.

Data:

23 Febbraio 2022