In occasione della 21^ edizione del campionato mondiale di calcio, la Russia ha fatto parlare di sé per le implicazioni economiche e di geopolitica in maniera del tutto nuova rispetto al passato. Come si legge in una nota testata, “Putin ha investito sulla rassegna del pallone una cifra superiore ai 10 miliardi di euro, metà della quale per la ristrutturazione degli stadi. Spera che il mese di partite rappresenti un adeguato biglietto da visita verso il contesto internazionale in cui la Russia si presenta in questo momento più isolata rispetto al giorno dell’assegnazione del torneo. Tra i grandi rischi del Mondiale c’è anche quello legato alla sicurezza: ultras, timore di attacchi terroristici e di azioni dimostrative”.
A tal proposito, in questi giorni una delegazione di sei attivisti dell’associazione Federación estatal Lgbt hanno indossato a Mosca, nel mese del Gay Pride, le divise delle loro nazionali di calcio diventando loro stessi un “drappo rainbow in carne ed ossa”. I sei attivisti in maniera opportuna hanno sfilato con addosso delle magliette delle nazionali: rosso per la Spagna, arancione per l’Olanda, giallo per il Brasile, verde per il Messico, blu per l’Argentina, viola per la Colombia. Di fronte ad un tale atteggiamento pacifico la polizia ha assistito inerme.
Per comprendere appieno quanto accaduto, occorre ripercorrere le linee guida della legislazione russa che vieta la promozione dell’omosessualità, anche nota come ’legge sulla propaganda gay’. Essa viola di fatto il diritto alla libertà d’espressione ed è dunque quanto mai discriminatoria. La Corte europea dei diritti umani, in una sentenza di condanna della Russia per tale atteggiamento nei confronti dei gay (additati come artefici di reato per la promozione tra minorenni di relazioni sessuali non tradizionali), “ha rinforzato la stigmatizzazione ed i pregiudizi ed incoraggiato inoltre l’omofobia“, in disaccordo con quei valori e quegli atteggiamenti caratterizzanti una società democratica.
La Corte di Strasburgo, dunque, ha condannato la Russia perché promuove leggi che vietano l’omosessualità e le relazioni sessuali non tradizionali tra i minori russi. I giudici, dal canto loro, hanno innanzitutto respinto la tesi del governo secondo cui bisogna proteggere la morale in riferimento al dibattito pubblico sulle questioni Lgbt. La Corte ha aggiunto inoltre che il governo “non ha dimostrato come la libertà d’espressione sui temi Lgbt svilisca o colpisca negativamente le famiglie tradizionali o possa comprometterne la futura esistenza“.