Il Garante federale regolatore delle connessioni e comunicazioni russe, il cosiddetto “Roskomnadzor”, ha annunciato che avrebbe intenzione di rallentare la velocità di funzionamento di Twitter in Russia. Il social, infatti, sarebbe accusato di non aver cancellato alcuni Tweet considerati illegali dopo diverse sollecitazioni. Il vice capo supervisore delle comunicazioni, Vadim Subbotin, ha quindi dichiarato: “Allo scopo di proteggere i cittadini russi, nei riguardi di Twitter dal 10 marzo 2021 sono state adottate misure di reazione centralizzata e propriamente il rallentamento primario della velocità del servizio. Il rallentamento sarà confinato al solo trasferimento di foto e video e non dei messaggi di testo”. Ma quali sono i messaggi incriminati? I tweet in questione sarebbero quelli contro l’attuale governo di Putin a seguito delle manifestazioni di protesta contro l’arresto del leader oppositore Alexei Navalny, che esortavano i cittadini (anche minorenni) a scendere in piazza per prendere parte alle manifestazioni illegali di gennaio.
Il 23 gennaio migliaia di persone (circa 50 mila solo a Mosca) hanno quindi protestato in tutta la Federazione Russa, e sono state arrestate più di 3000 persone tra fermi preventivi e dimostrazioni. In seguito a questo arresto di massa, gli Stati Uniti e l’Unione Europea si sono mobilitati condannando i metodi utilizzati dalle forze di sicurezza russe e il consiglio dei ministri degli esteri Ue sta decidendo se imporre o no nuove sanzioni alla Federazione. Il rallentamento di Twitter però è solo il culmine di un braccio di ferro con il social che va avanti da molto tempo, e che interesserà tutti i dispositivi mobili ed il 50% di quelli fissi. Il Garante delle comunicazioni russe ha quindi dichiarato che, se la piattaforma continuerà a non attenersi alle leggi in vigore, saranno prese ulteriori misure tra cui un probabile blocco totale. Subbotin, inoltre, ha affermato in diretta tv che Twitter è stata l’unica piattaforma ad aver “apertamente ignorato” oltre alla sopracitata richiesta di rimozione, anche circa 3 mila post che incitavano al suicidio i minori o promuovevano la pedopornografia. Un caso davvero peculiare, in quanto questi post oltre a non rispettare le leggi russe, andrebbero in teoria ad infrangere i termini e le condizioni di servizio imposti da Twitter stesso al momento dell’iscrizione al social.
Anche se quest’ultimo passaggio è molto aleatorio e si lascia alla libera interpretazione del social, dato che come si può leggere sulla pagina ufficiale del Centro assistenza di Twitter, al paragrafo che parla dell’incitamento all’odio: “Proibiamo comportamenti di incitamento che prendono di mira individui o gruppi di persone appartenenti a categorie protette (…) incitare altri alla discriminazione sotto forma di negato sostegno economico all’azienda appartenente a un individuo o a un gruppo che si ritiene appartenere a una categoria protetta. Quanto detto potrebbe non applicarsi ai contenuti di natura politica, come commenti politici o contenuti relativi a boicottaggi o proteste.” Di conseguenza è logico pensare che il social potrebbe non aver rimosso di sua sponte quei tweet siccome, attenendosi a quanto scritto prima, li riterrebbe non incitanti all’odio perché sono di natura politica o per favorire una diversa opinione. Una soluzione plausibile, piuttosto che l’indifferenza da parte di Twitter o il blocco da parte della Russia, potrebbe essere quella di applicare “l’avviso di eccezione per interesse pubblico”: un’opzione che mette a disposizione il social che posiziona il tweet dietro ad un avviso che contrassegna il post come possibilmente dannoso e da la possibilità all’utente di visionarlo solo si desidera. Inoltre questa opzione limita la sua visibilità, vengono disattivati i retweet, i commenti, i mi piace ed esso non comparirà tra i “tweet popolari” o nella scheda esplora.