È in aumento il numero dei calciatori di talento che, giunti quasi al termine della loro brillante carriera, stanno cercando di arricchire e probabilmente di chiudere la loro esperienza calcistica giocando anche nel campionato italiano, in quello che viene considerato, probabilmente, uno dei tornei più avvincenti e più difficili del panorama europeo.
L’ultimo arrivo, in ordine cronologico, è quello di Zlatan Ibrahimović. Per lo svedese, in realtà, si tratta di un ritorno. L’ultima volta che aveva indossato la maglia rossonera, infatti, risale al 2010, esattamente l’anno dopo aver lasciato l’Inter e il Barcellona. L’ex Juve, Inter e Milan, dunque, gira il mondo giocando in Francia, Inghilterra e U.S.A. ed ora, all’età di quasi 39 anni, è nuovamente in Italia per cercare di risollevare le sorti di una nobile decaduta: il Milan.
In realtà la prima società a lanciare questa nuova moda era stata la Juventus con l’acquisto, nel 2018, del «fenomeno», oggi trentacinquenne, Cristiano Ronaldo. Un innesto voluto fortemente dalla «Signora» col chiaro intento di vincere la Champions League o, per lo meno, di provarci con qualche chance in più vista l’esperienza in questa competizione di Ronaldo che, a differenza della Juve, ha già alzato questa coppa per ben cinque volte in questi ultimi anni (dal 2007-2008 al 2017-2018).
Ma l’anno dopo ci ha pensato il nuovo Presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, ad arricchire la serie A con un altro talento puro del calcio, il trentasettenne Franck Ribéry, nel tentativo di dare nuovo slancio alla squadra viola ormai in crisi di risultati e di classifica da un po’ di anni.
Ma non è finita. È ormai risaputo il forte interesse dell’Inter nei confronti di Arturo Vidal. Il trentaduenne centrocampista, ora in forza al Barcellona, dovrebbe approdare alla corte di Antonio Conte già dal mercato di gennaio. Un acquisto che garantirebbe quella qualità e soprattutto quell’esperienza e abitudine a vincere propria del cileno e che servirebbe alla squadra nerazzurra ormai poco avvezza alle vittorie.
In realtà sono tutti talenti unici, calciatori che hanno già vinto tanto e che hanno voglia di stupire ancora con le loro gesta. Questi calciatori hanno in comune la voglia di sbalordire e continuare a vincere come nei tempi passati. Basti pensare a Ronaldo che non accetta una sostituzione e se la prende con il suo allenatore, a Ribery capace di incantare Milano e di uscire fra gli applausi del pubblico avverso e ad Ibrahimović capace di risvegliare l’entusiasmo – ormai sopito – dei tifosi rossoneri al suo arrivo in aeroporto. La loro professionalità, dunque, non è in discussione. Ma la loro carta d’identità sì. Sono tutti calciatori ultratrentenni con Ribery e Ibrahimović ad un passo dai quaranta. Ovviamente avrebbe avuto un altro sapore vedere all’opera questi campioni in Italia in età meno matura. In questo modo, invece, si ha la sensazione che la Serie A sia diventata – per molti campioni – più una competizione da serie “B” e che abbia perso quell’appeal che probabilmente hanno altri campionati come quelli spagnoli, inglesi o tedeschi. Ma è possibile mai che le squadre italiane per fare il salto di qualità debbano affidarsi a calciatori sul viale del tramonto? Se una squadra insiste per avere un calciatore trentanovenne allora, probabilmente, c’è qualcosa che non va in questo calcio.
(Foto da adnkronos.com – si ringrazia)