Il clima teso in Spagna sembra non lasciare spazio al dialogo, tanto da far apparire lo scontro una realtà inevitabile. E forse non c’è più soluzione intermedia. Se la Catalogna arretrasse adesso le sue istanze cadrebbero nell’oblio e i rapporti, già deteriorati col Governo centrale, finirebbero col dar vita ad attriti difficilmente sanabili.
Dal canto suo Rajoy non indietreggia, com’è giusto che sia, difronte ad un “attentato all’ordine dello Stato”. Tale si configura la fattispecie conclamatasi, stando al disposto normativo di cui all’art. 155 della Costituzione. Un’ipotesi similare, in un’analisi di diritto comparato, a quella prevista dall’articolo 37 della Costituzione tedesca. Nel nostro Ordinamento parleremmo invece di articolo 283 cp che definisce i casi di “attentato alla Costituzione”.
Se la Catalogna non ottempererà all’ordine di ripristino della legalità, rinunciando “in modo chiaro ed inequivocabile alla dichiarazione indipendentista unilaterale” per usare le parole di Mariano Rajoy, proprio ai sensi dell’articolo 155, la Spagna procederà a sostituirsi al potere catalano, e le conseguenze potrebbero essere “ancora peggiori”.
Partendo dunque dal diritto, la cui conoscenza è essenziale ai fini di una valutazione degli accadimenti, la Costituzione, votata anche dalla Catalogna, si situa al vertice della piramide delle leggi. Qualsiasi disposizione di un Governatore regionale, seppur legittima nella sua sfera di competenza, in relazione al principio gerarchico delle norme, non può ritenersi tale se contraria al disposto costituzionale.
In base a tale sacrosanto principio si sono pronunciati tanto la Corte costituzionale quanto un tribunale, dichiarando illegittimo il referendum, motivo per il quale la Spagna non avrebbe potuto lasciare che fosse svolto, stando a guardare, in una prevedibilità d’azione lapalissiana quanto ovvia.
L’adrenalina è alle stelle. I leader principali catalani, assieme al comandante della polizia regionale, i Mossos d’Esquadra, sono stati inquisiti per sedizione, che in Spagna è reato penale e prevede sino a 15 anni di carcere. Ci si chiede cosa possa accadere domenica durante la protesta che il popolo giallo-rosso sta preparando e che sarà esasperata anche dall’annullamento, arrivato dalla Corte costituzionale, della sessione plenaria del Parlament di Catalogna convocata per lunedì. All’ordine del giorno la relazione della Generalitat sulla conta delle schede referendarie che potrebbe trasformarsi nell’annuncio della vittoria dei sì. Da lì alla proclamazione della Dui, la dichiarazione unilaterale di indipendenza, il passo sarebbe brevissimo. La presidenta della Camera dei deputati catalani, Carme Forcadell, ha però dichiarato che “la sessione plenaria avverrà come da calendario – aggiungendo che “l’interferenza della Corte è una chiara violazione del diritto alla libertà di espressione”. Forcadell, già indagata per una disobbedienza simile, ha poi ribadito che mai permetterà alla censura di entrare nel Parlament. “Difenderemo la sovranità dell’organo legislativo”.