Oggi, sabato 7 luglio, sarà l’ultimo giorno utile per visitare a Roma, presso Palazzo Merulana, “La stanza di Alessandro”, un’installazione intensiva dai contenuti talmente forti, da esserne vietata la visita ai minori di diciotto anni.
L’iniziativa parte dal presupposto che le violenze domestiche, in special modo quelle rivolte alla donna, siano sottostimate in termini di incidenza e di ripercussioni psicologiche nei confronti dei bambini, spesso inermi spettatori, se non direttamente oggetto delle stesse violenze fisiche.
Per citare qualche cifra, un milione e quattrocentomila donne in Italia hanno subito violenze di ogni genere all’interno della propria abitazione, tuttavia solo un terzo degli episodi vengono resi noti alle forze dell’ordine.
Negli ultimi cinque anni, quattrocentoventisettemila bambini sono stati testimoni di ogni sorta di manifestazioni di violenza nei confronti della propria madre, subendo conseguenze di natura psicologica di portata devastante.
Vittime di “violenza assistita” – come viene definita la violenza a cui sono sottoposti i bambini spettatori di questi episodi deprecabili – sono purtroppo protagonisti di un fenomeno sommerso: secondo il rapporto di Save The Children, in Italia più di un terzo delle donne vittime di violenza vive ancora con il partner senza considerare le possibili vie d’uscita, spesso anche perché non indipendente dal punto di vista economico. Solo il 7% si è mostrato molto consapevole del reato subito e ha attivato percorsi di uscita dalla violenza. E sono quasi sempre donne e madri che hanno riportato gravi ferite, sono state minacciate con un’arma o picchiate durante la gravidanza.
Con “La stanza di Alessandro”, Save the children ha voluto riportare alla luce questo triste e preoccupante fenomeno, riproducendo la cameretta di un bambino di sette anni dove, grazie a sofisticate tecnologie, i visitatori potranno provare sulla propria pelle la sofferenza patita dai bimbi spettatori di violenze.
Un’esperienza unica ed intensa per sensibilizzare su un fenomeno crescente, del quale le vittime più innocenti sono totalmente misconosciute e i cui effetti psicologici sulle stesse sono devastanti, tanto da accompagnarle, talvolta, per il resto della loro vita.