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La strage sui binari del Sud. È dal risveglio di coscienza che può nascere la nuova Italia

In un Palasport come quello di Andria, gremito di familiari, parenti, conoscenti e gente comune si sono svolti i funerali di 13 delle 23 vittime del disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio sulla linea Andria-Corato. Presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente della Camera Laura Boldrini, il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il Presidente della Regione Michele Emiliano e decine di sindaci. Per le altre 10 vittime funerali privati a Bari, Modugno, Toritto, ecc.

Sui feretri palloncini bianchi, nastri, sciabole e personaggi dei cartoon.

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Fondamentale nell’individuazione delle responsabilità e nel risveglio delle coscienze l’omelia del vescovo di Andria, Monsignor Luigi Mansi che ha dichiarato: “Le nostre coscienze si sono addormentate, zittite da prassi di vita alle quali ci siamo abituati in cui si pensa solo alla convenienza economica e a calcoli di interesse con gravi inadempienze e negligenze verso il proprio dovere”. Queste parole, pronunciate di fronte ad un uditorio sconvolto dal dolore e dalla commozione, andrebbero ben tenute a mente. Sempre. Soprattutto se nel proprio operato è contemplata la cura del prossimo.

Alle stesse ha fatto eco, come atto di accusa, il discorso del sindaco di Andria, Nicola Giorgino, che ha chiesto giustizia e verità di fronte a tante vittime innocenti. “Mai più – ha affermato – una strage così”. E citando Sant’Agostino, ha asserito : “ La speranza ha come figli lo sdegno per come sono le cose e il coraggio di cambiarle. In questi momenti lo sdegno sembra prendere il sopravvento, ci aiuti il buon Dio a ritrovare il coraggio”. Un forte richiamo questo all’etica della responsabilità che deve riguardare tutti.

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Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe – a quanto si è appreso dalle agenzie di stampa – un’alterazione dell’orario di transito di uno dei treni in percorrenza sulla tratta Corato – Andria, il giorno del disastro. Pur mantenendo assoluto riserbo, hanno avviato accertamenti per comprendere se si sia trattato di un tentativo, da parte di almeno un ferroviere, di coprire l’errore.

Il convoglio partito da Andria verso Sud non doveva assolutamente lasciare la stazione prima dell’arrivo in loco dell’altro treno.

È evidente che la “presunta falsificazione” sarà al centro degli interrogatori dei due capistazione, che lunedì prossimo compariranno come indagati dinanzi ai pubblici ministeri della procura di Trani, egregiamente coordinati dal procuratore Francesco Giannella.

Iscritti nel Registro degli Indagati anche i vertici di Ferrotramviaria per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose.

Difficile restare indifferenti di fronte a un accaduto che nel 2016 ha del paradossale. Tanti gli interrogativi che nella mente si alternano alla profonda tristezza. Si scorrono le foto di chi non c’è più e ci si chiede se un solo capostazione che gestisce per telefono tutte le coincidenze, basti a garantire la sicurezza di “persone” che ogni giorno per lavoro, studio o esigenze di vita quotidiana, si affidano al trasporto ferroviario.

Per dotare 37 km di strada ferrata dei terminali di chiamata a distanza, i cosiddetti CTC, sarebbero bastati 1,8 milioni. Lo Stato invece sarà costretto a risarcirne ai familiari delle vittime oltre 10.

1,8 milioni di euro che avrebbero salvato tante vittime innocenti.

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Che dire poi dell’utilizzo dei fondi europei di sviluppo regionale (Fesr), destinati al raddoppio della linea ferroviaria e spostati dal periodo di finanziamento 2007-2013 a quello 2014-2020 per problemi legati ai permessi locali.

Spetterà alla magistratura, insieme al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, accertare gli illeciti affinché giustizia e verità siano riportate e il sangue di queste vittime innocenti non sia stato versato invano.

Serva da monito. Per il Sud come per l’Italia tutta. Perché si torni a servire la comunità con trasparenza e responsabilità.

Data:

18 Luglio 2016