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LA TERZA GUERRA MONDIALE

Non c’è niente da fare: è una legge di natura quella che costringe alcuni a spararla grossa, pur di confermare e giustificare la propria esistenza politica. È comodo, rinunciando a qualsiasi responsabilità di governo e decidendo così di essere sempre “contro”, secondo la logica dello “a prescindere”, vivere di rendita e di tanto in tanto emettere sentenze sommarie senza rischiare nessuna poltrona, rimediando anzi quelle bacchettate mediatiche che rappresentano il segnale che l’obiettivo è stato raggiunto.

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E così la rendita parassitaria si prolunga, sino alla sparata successiva. Ed è chiaramente con questo spirito che il deputato dei Cinque Stelle, Alessandro Di Battista, in un post sul blog di Grillo, nel solco già tracciato dai suoi Colleghi di partito, non sapendo che fare concretamente per contribuire a risolvere i problemi per cui lo paga anche chi non lo ha eletto, decide di prendere posizione sull’Isis e sul fondamentalismo islamico in Iraq, con dichiarazioni che se nella sostanza hanno un vaghissimo pregio di carattere storico, nella forma e nelle conclusioni denunciano l’intento provocatorio fine a sé stesso.

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Per seguire bene la questione i pazienti lettori devono consentirmi un lapidario preambolo storico, utile alla mia labile memoria: nel 632 d.c. muore Maometto senza lasciare indicazioni su chi debba succedergli alla guida della Comunità politica dei credenti (Umma). Si scatena quindi una lotta ideologica (e militare) che porta alla formazione di due principali orientamenti, di cui il primo ritiene che la guida spetti a qualunque Musulmano pubere che ne sia degno e segua pedissequamente il codice di comportamento (Sunna, da cui il termine “sunniti”) del Profeta, e il secondo, che ritiene che la guida spetti esclusivamente ai discendenti del Profeta, costituiti in una sorta di partito parentale (sh’ia, da cui il termine “sciiti”).

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I sunniti diventano la maggioranza assoluta dei Musulmani, mentre gli sciiti la principale espressione minoritaria. Pur tra dispute velenose, contrasti e una miriade di etnie diverse, tra cui quella curda, i Musulmani diventano il grande Impero Ottomano, uno dei più estesi territorialmente e tra i più duraturi della storia (1299-1922). Distrutto l’Impero Ottomano, assieme ai suoi alleati Imperi centrali europei, durante la prima guerra mondiale, le potenze vincitrici, con il Trattato di Pace di Sevres del 1920, si spartiscono e tracciano i confini dei neonati Iraq, Siria ecc…

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In Iraq, tra l’altro, la maggioranza è sciita e vasti territori sono abitati da curdi. Ora, il pensiero del deputato dei Cinque Stelle, Alessandro Di Battista è questo: la suddivisione del Medio Oriente dopo la fine della prima guerra mondiale è stata fatta con il righello da Francia e Inghilterra, senza considerare le differenze etniche e religiose delle genti, e quindi, non è lecito meravigliarsi se i vari popoli cercano oggi di annientarsi a vicenda per costituire un proprio Stato. Di qui arriva poi a un punto cruciale: non ci si deve meravigliare nemmeno se l’autoproclamatosi Stato Islamico (ISIS), oggi il più organizzato tra i gruppi musulmani di orientamento sunnita, usi il terrorismo per opporsi alle ingerenze americane che tentano di arginare il disegno dei sunniti di inglobare, a suon di mitra e genocidi efferati, in uno stato pan-islamico che escluda chi non è sunnita, Siria, Iraq, il Nord Africa, Afghanistan, Pakistan, Palestina e Israele (così risolve pure la crisi permanente del secolo scorso e del presente). Dunque, prosegue il parlamentare Di Battista, il terrorista affiliato all’Isis (già figlio di Al Qaeda) che si fa saltare in aria in un treno affollato della metropolitana di Madrid o di Roma, non deve essere condannato, bensì compreso ed innalzato al rango di interlocutore con cui trattare. Anzi, in realtà non deve nemmeno considerarsi un terrorista, bensì un poveraccio che non ha altre armi da opporre allo strapotere occidentale.

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Manco a dirlo, subito dopo si è verificato il consueto scempio a cui i “poveracci” ricorrono, decapitando in questo caso l’inerme, terrorizzato giornalista Usa, prima costretto alla tragica e a un tempo farsesca abiura del proprio Paese. Io vi invito sinceramente a riflettere su questa sintesi e a proporne una diversa leggendo l’articolo apparso sul blog di Grillo, perché a me i passi più significativi, portano a questa estrapolazione essenziale. Orbene, alla luce del breve excursus poc’anzi proposto, non vi sembra che il ragionamento del Di Battista, sia decisamente non in linea sul piano strettamente logico, lasciando perdere ogni questione politico-ideologica? Che utile spunto di riflessione può mai trarsi dall’accostamento tra il fanatico uccisore di altri Musulmani e il terrorista della metropolitana o il macellaio di corpi umani? E perché mai popoli completamente diversi che hanno convissuto e prosperato in immensi imperi non potrebbero tollerarsi oggi nei meravigliosi territori in cui vivono, rispettandosi? E non vi sembra un po’ dura immaginare che un cristiano occidentale riesca a trattare (cosa?) con un terrorista che nel suo dna ha scritto che chiunque non sia un musulmano sunnita è un infedele e deve convertirsi o morire in modo atroce?

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Vero è, d’altra parte, che l’intervento degli Occidentali a difesa degli oppressi, il più delle volte si è rivelata una cura più grave della malattia, trasformandosi in mera occasione di speculazione e mantenimento forzoso di regimi fantocci. Certo è che la causa dello scatenarsi di quella che sta diventando – parole del Papa – “la terza guerra mondiale”, sono gli errori di gestione quotidiana all’interno delle amministrazioni dei singoli Stati, che, di fatto, portano sempre o quasi sempre a discriminare pesantemente le minoranze, come nel caso dell’Iraq, dove i sunniti sono appunto minoranza, dando agio agli estremisti di innescare la miccia del risentimento nella gente che altrimenti vivrebbe pacificamente, portando le folle a compiere atrocità senza fine o a solidarizzare con chi le commette.

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Al momento non si può far altro che intervenire per bloccare i violenti, senza cedere alla tentazione di fare guerre inutili, lavorando subito per comporre i contrasti e convincere che tutti possiamo stare insieme in ogni dove, che ci si può e ci si deve rispettare. Anche Pannella ha fatto da sponda alle affermazioni del Di Battista; la cosa non deve sorprendere, poiché anch’egli deve trovare un po’ di sé sui media, negli intervalli tra uno sciopero della fame e uno della sete, proclamati sotto l’egida della non violenza e che però appartengono proprio al genere della violenza fisica, in specie tortura, verso il proprio fisico. Ma questa è proprio un’altra storia.

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Data:

23 Agosto 2014