Arriva di colpo, così, quando meno te lo aspetti e ti mette a KO, ti avvolge nel suo freddo ostile che ti entra nelle ossa, vorresti liberartene, ma non puoi. Giunge inaspettata non sembra avere una ragione, anche se in fondo una ragione ce l’ha.
E’ come un vortice che ti trascina sempre più giù nei meandri dell’anima e ti chiedi perché …. Ripensi alla giornata e alle situazioni che potrebbero averla provocata: il litigio con il tuo compagno.. la battuta del collega che proprio non riesci a digerire.. aspettavi una telefonata che non è mai arrivata.. o ti è bastato vedere quella foto al tg di Aylan il bambino siriano di tre anni con il corpicino riverso sulla sabbia, su quella sabbia dove i bambini dovrebbero giocare spensierati e costruire i castelli della fantasia. Il mare che l’ha restituito al mondo intero e alle braccia di suo padre, ora è calmo è triste con le sue onde sembra voglia accarezzargli i piedini quasi coccolandolo, quel mare che rappresentava per lui la salvezza dalla guerra.
Si sono triste per Aylan e per tutti i nostri fratelli che stanno spopolando intere parti del mondo per la salvezza, per la sopravvivenza. Vorresti urlare perché la tristezza ti lacera l’anima, la senti salire apparentemente lenta come una lava tanto lei non ha fretta, sei sua prigioniera, completamente sua. Gli esperti dicono che quando ci assale la tristezza bisogna lasciarle campo libero e non contrastarla e che fra le 27 emozioni è quella che dura più a lungo ben 240 volte di più, questa tesi sembra confermare il luogo comune secondo il quale i momenti felici ci passano accanto molto velocemente, sfiorandoci appena, mentre i momenti tristi sembrano essere infiniti.
Con tristezza e dolore siamo vicini al papà di Aylan, a lui non possiamo impedire di piangere, ma vorremmo tanto dirgli che non piange da solo.