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LA TRUMP ORGANIZATION SOTTO INDAGINE PENALE

La Trump Organization, holding che controlla le proprietà e gli investimenti della famiglia dell’ex-Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è oggetto di un’inchiesta penale: lo ha annunciato martedì il procuratore dello Stato di New York, Letitia James. “Abbiamo informato la Trump Organization che la nostra indagine su questa organizzazione non è più esclusivamente di natura civile. Stiamo ora indagando attivamente sull’Organizzazione Trump in sede penale, insieme al procuratore di Manhattan (Cyrus Vance, ndr), ha detto un portavoce del procuratore. Finora, la società del tycoon era sotto indagine a New York esclusivamente in una causa civile, per la quale le pene previste sono di minore entità e soprattutto pecuniarie. I sospetti di reati finanziari e assicurativi, però, devono essersi rivelati più gravi del previsto: secondo gli esperti i rischi legali per la Trump Organization sono aumentati sensibilmente dal momento in cui James, pur proseguendo ad occuparsi della causa civile, ha ritenuto opportuno collaborare con Vance in quella penale. La holding di Trump potrebbe essere responsabile di aver manipolato il valore delle sue proprietà e di altri beni per ottenere prestiti favorevoli e sgravi fiscali.

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Tra le possibili accuse a cui si potrebbe arrivare ci sono, infatti, quelle per frodi fiscali e bancarie: situazione collegata alla famosa inchiesta pre-elettorale del New York Times sulle tasse federali (non) pagate da Trump negli ultimi 15 anni. L’indagine del procuratore distrettuale si era inizialmente concentrata sui pagamenti in nero effettuati, forse per comprare il silenzio, nei confronti di due donne che affermavano di aver avuto relazioni con l’ex-Presidente, tra cui l’attrice pornografica Stormy Daniels. A spingere il procuratore ad approfondire la vicenda è stata anche un’accusa presentata dall’ex-avvocato di Trump, Michael Cohen, che ha testimoniato al Congresso nel 2019, affermando che Trump ha deliberatamente fornito valutazioni errate del suo patrimonio in vari documenti ufficiali, al fine di ottenere agevolazioni fiscali e condizioni di credito vantaggiose. Da questi due elementi, si è così giunti ad estendere i sospetti alle categorie di reato precedentemente descritte.

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Una brutta gatta da pelare per il leader politico repubblicano, il quale già da mesi è entrato in campagna elettorale con l’obiettivo di cementare il partito attorno a sé, in vista delle elezioni di midterm che avranno luogo nel 2022, e che potrebbero favorire i repubblicani. Tra questi ultimi, però, non mancano le voci critiche o dubbiose verso Donald Trump, soprattutto dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, per il quale l’imprenditore è stato giudicato non colpevole nel corso del processo di impeachment al Senato, pur ricevendo il voto di condanna anche da alcuni senatori del GOP, oltre che da parecchi deputati che avevano contribuito al via libera al processo, votando insieme ai democratici alla Camera. Tra questi ultimi, vi era Liz Cheney, la donna di più alto grado nel partito simboleggiato dall’elefante, che ha più volte denunciato l’insistenza di Trump nel divulgare la bufala della presunta “frode elettorale”. Per questo, Cheney è stata estromessa dai vertici del partito, ma diversi esponenti repubblicani si sono schierati dalla sua parte, minacciando di formare una nuova forza conservatrice che si liberi dall’influenza del trumpismo. Se la Trump Organization dovesse venire incriminata, questa ipotesi potrebbe rivelarsi molto più realistica di quanto si pensi.

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19 Maggio 2021