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LA VERA STORIA DI BIANCANEVE – Tra Fiaba, Folklore e Censura Moderna

La fiaba di Biancaneve e i sette nani è una delle più celebri, resa immortale dal film Disney del 1937 e dalle numerose pubblicazioni librarie tradotte in svariate lingue e diffuse in tutto il mondo. Tuttavia, la sua origine è ben più antica e affonda le radici nel folklore europeo. La versione originale, raccolta dai fratelli Grimm nel 1812, è molto diversa dalle interpretazioni moderne, soprattutto a causa delle riletture influenzate dal politicamente corretto, che tendono a modificarne radicalmente il significato.

La Versione Originale dei Fratelli Grimm

Nella prima versione di Biancaneve pubblicata dai fratelli Grimm, la protagonista è una bambina di appena sette anni, dettaglio che rende ancora più inquietante la gelosia della matrigna, ma al tempo stesso più autentica: quest’ultima, infatti, si trova a dover crescere una figlia che non è sua, il che scatena dinamiche psicologiche patologiche. La Regina, descritta come una strega vanitosa e crudele, interroga il suo specchio magico con la celebre domanda:

Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

Quando lo specchio le risponde che Biancaneve ha superato la sua bellezza, la Regina ordina a un cacciatore di uccidere la bambina e di portarle i suoi polmoni e il fegato come prova. Il cacciatore, impietosito, uccide invece un cinghiale e consegna gli organi dell’animale alla Regina, che li cucina e li mangia, convinta di aver eliminato la rivale. (Si tenga presente che in alcune culture tribali mangiare gli organi dei nemici significa impadronirsi della loro forza. Probabilmente, i fratelli Grimm hanno voluto utilizzare questa immagine crudele per suggerire che la strega cercasse di appropriarsi della bellezza di Biancaneve.)

Biancaneve, nel frattempo, trova rifugio in una casetta nel bosco abitata da sette nani minatori, che le permettono di restare con loro a patto che cucini e pulisca la casa. La Regina, scoperta la sua sopravvivenza, tenta di ucciderla con tre stratagemmi:

  1. Un corsetto di seta che stringe fino a soffocarla.
  2. Un pettine avvelenato che le fa perdere i sensi.
  3. Una mela avvelenata, metà rossa e metà bianca, che la fa cadere in uno stato di morte apparente.

Convinti che sia morta, i nani la depongono in una bara di vetro.

Nella versione originale, Biancaneve non viene risvegliata da un bacio, ma da un caso fortuito: mentre i servi del principe trasportano la bara, inciampano e il pezzo di mela avvelenata esce dalla sua gola. Il principe, che già da tempo ammirava la sua bellezza e desiderava portarla con sé, la sposa.

La fiaba si conclude con un’atroce punizione per la Regina: durante il matrimonio di Biancaneve, la matrigna è costretta a indossare scarpe di ferro rovente e a ballare fino alla morte.

I Sette Nani: Creature del Folklore, Non Personaggi Disney

Nella versione originale, i nani non hanno nomi né personalità definite, ma sono semplicemente minatori che vivono nel bosco. L’immagine moderna dei nani deriva soprattutto dall’adattamento Disney, che ha dato loro nomi e caratteristiche specifiche (Dotto, Brontolo, Eolo, Gongolo, Pisolo, Mammolo e Cucciolo).

Non bisogna dimenticare che la figura dei nani è molto più antica e deriva dal folklore europeo. Nelle leggende germaniche e norrene, i nani erano creature sotterranee, abili fabbri e custodi di immensi tesori. Nella tradizione celtica, esistono esseri simili noti come leprechaun o gnomi, parte del Piccolo Popolo, di cui ho discusso ampiamente nel mio libro Fate e Folletti (Tribal Edizioni, 2025). Solo in tempi recenti, con la diffusione della letteratura fantasy, i nani sono stati trasformati in potenti guerrieri barbuti e testardi, come quelli di Tolkien.

Il Politicamente Corretto e la Rilettura Moderna

Come già avvenuto nel passaggio dalla fiaba originale alla versione Disney, oggi il politicamente corretto continua a riscrivere la storia, spesso stravolgendone il significato. Tra le modifiche più diffuse nelle recenti reinterpretazioni di Biancaneve, troviamo:

  • L’eliminazione del bacio del principe, considerato un gesto non consensuale.
  • La trasformazione della Regina Malvagia in una figura meno crudele e più “umana”, spesso giustificata dalla società patriarcale che la spingerebbe all’ossessione per la bellezza.
  • Una Biancaneve più indipendente, che si salva da sola senza bisogno dell’intervento del principe o dei nani.

Queste modifiche, sebbene mirate ad adattare la fiaba ai tempi moderni, ne snaturano il significato originale e il valore simbolico. Biancaneve non è stata creata per interpretare la “donna passiva”, ma per essere una figura archetipica simbolo di innocenza e purezza, in contrasto con la vanità e la malvagità della matrigna. L’idea che debba “salvarsi da sola” ignora il tema più profondo della fiaba: l’incontro con la morte e la rinascita, un concetto presente in molte narrazioni popolari, legato a grandi correnti filosofiche e temi alchemici.

La storia di Biancaneve, quindi, è molto più di una semplice fiaba per bambini: è un racconto che parla di invidia, morte e rinascita. Le continue reinterpretazioni moderne spesso finiscono per distorcerne il significato originale, allontanandoci sempre più dalle nostre radici culturali.

(Foto interna copertina: da Wikipedia)

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Data:

23 Marzo 2025

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