La volta buona?
Far trascorrere “qualche giorno di riflessione, anche sulla base della esigenza di maggior tempo prospettata durante i colloqui da molte parti politiche”. Una pausa “utile” per permettere ai partiti di “valutare, responsabilmente, la situazione, le convergenze programmatiche e le possibili soluzioni per dar vita a un governo”. Erano state queste le indicazioni con le quali il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giovedì scorso, al termine dei primi colloqui al Quirinale con cariche istituzionali e schieramenti politici, aveva annunciato per questa settimana “un nuovo ciclo di consultazioni, per ascoltare le opinioni dei partiti e verificare se è maturata qualche possibilità che oggi non si registra”.
Il momento è arrivato e domani e venerdì le porte dello Studio alla Vetrata si apriranno nuovamente per verificare se sono stati compiuti passi in avanti per arrivare alla formazione di un nuovo governo. L’approccio del Capo dello Stato per ora rimane quello seguito a partire dal giorno dopo le elezioni: ascoltare le valutazioni dei partiti e capire se emergono soluzioni per arrivare alla formazione di una maggioranza che, dati alla mano, non potrà non basarsi su intese tra partiti avversari alle urne, che portino alla formazione di “una coalizione”.
Per ora ne esiste una, quella di centrodestra, che tuttavia non ha i numeri sufficienti per sostenere un governo, ma che a questo secondo giro di consultazioni ha deciso di presentarsi in un’unica formazione. Ciò non toglie che si tratti comunque di tre Gruppi distinti. Che come tali vanno considerati.
Per questo, regole protocollari alla mano, al momento di stilare tempi, modalità e ordine delle consultazioni, è stato stabilito di ricevere le delegazioni in ordine crescente secondo la consistenza numerica della rappresentanza parlamentare, inserendo il centrodestra al penultimo posto tra le forze politiche e facendo riferimento allo spazio destinato al maggior Gruppo dello schieramento, vale a dire la Lega.
Gli ultimi a salire al Colle saranno invece leader e capigruppo dei Cinquestelle, seguendo le stesse regole di protocollo. Nessuna lettura politica, quindi, si affrettano a precisare dalle parti del Colle, all’ordine seguito per calendarizzare le udienze, lasciando intendere quindi che prima di decidere come procedere ancora una volta Mattarella rimane in attesa di conoscere gli orientamenti dei partiti e poi il parere delle cariche istituzionali e dell’ex Capo dello Stato che verranno ricevuti venerdì.
Se concedere ancora tempo alle forze politiche, magari offrendo un’ulteriore pausa prima di un nuovo giro di consultazioni. Oppure valutare se aprire una nuova fase, magari affidando incarichi che in qualche modo possano rappresentare un passo in avanti per la soluzione della crisi.
Accordo Di Maio-Salvini: “Camere subito operative”
Luigi di Maio e Matteo Salvini si sono sentiti oggi al telefono e con spirito di collaborazione per rendere operativo il parlamento al più presto, hanno concordato di votare domani alla presidenza della commissione speciale della Camera il deputato della Lega Nicola Molteni. Lo rendono noto gli uffici stampa di Lega e M5S.
DI MAIO – “Ho deciso di avviare un comitato scientifico sull’analisi dei programmi elettorali di M5S, Pd e Lega” per avviare la stesura di un contratto di governo. Lo ha detto a Porta a Porta il leader del M5S Luigi Di Maio. Il comitato, ha proseguito il capo politico 5 Stelle, sarà presieduto dal professor Giacinto della Cananea e sarà nominato domani.
Con Salvini, ha aggiunto, “c’è un’interlocuzione istituzionale molto serena. Oggi ci siamo sentiti per sbloccare la commissione speciale” e individuare il presidente. “La Lega? Io comprendo che loro stiano in una coalizione ma questa è nata solo perché c’era una legge elettorale che nei collegi invogliava a mettersi insieme. La Lega di Salvini in Parlamento ha votato il 70 per cento delle volte in maniera diversa da Fi. Io – ha sottolineato – non sto chiedendo un parricidio“.
“Forse nel centrodestra non vogliono così bene a Salvini se lo propongono per un pre-incarico” a cercare voti che non ci sono, ha poi affermato il candidato premier pentastellato. che ha sottolineato come il M5S non voterà mai la fiducia a un governo con Salvini premier che ha anche la fiducia di Berlusconi e Meloni.
“Berlusconi il male assoluto? Le parole di Di Battista sono quelle di tante persone che in questo momento considerano Berlusconi appartenente a un’epoca politica che è finita. E’ Berlusconi a dover avviare la nuova fase politica cedendo il passo“.
“Ho proposto un contratto” di governo “al Pd ma non per ricostruire il vecchio apparato di potere. So che c’è un processo di evoluzione interno. Vogliono avviare un rinnovamento” ed è a quello che il Movimento guarda. “Le risposte” anche ironiche “che ho ricevuto in questi giorni” da parte dei dem “non credo siano giuste… è un modo di rispondere ingiusto” rispetto a questo momento “e allora io non ci sto”, ha lamentato Di Maio.
“La nostra idea – ha poi precisato Di Maio in un post sul Blog delle Stelle – non è che si governa con il primo che ci sta e siamo consapevoli delle differenze tra Lega e Pd. La nostra idea è che si governa con la forza politica con la quale, in seguito al confronto, ci sarà la maggiore convergenza sui temi da mettere al centro, sulle priorità a cui dare la risposta che i cittadini aspettano da 30 anni. Non ne facciamo né una questione ideale né ideologica, ma puramente pragmatica: quante più cose riusciamo a fare per gli italiani meglio è”.
“Noi – ha assicurato – siamo pronti, ma sia nella coalizione di centrodestra che nel Partito democratico ci sono delle evoluzioni in corso che richiedono tempo. In questo contesto, insieme ai capigruppo, abbiamo deciso intanto di portarci avanti con il lavoro, formando un ’Comitato scientifico per l’analisi dei programmi’ coordinato dal prof. Giacinto Della Cananea e composto da tecnici autorevoli selezionati da lui in grado di svolgere una comparazione politica tra il nostro programma, quello del Partito democratico e della Lega al fine di preparare le basi per la stesura dell’eventuale contratto di governo.
“In questi giorni, in queste ore – ha aggiunto- stiamo seguendo con rispetto le evoluzioni in atto nei due schieramenti. Sono fiducioso che presto le cose si muoveranno perché gli italiani ci guardano e nessuno può permettersi di deludere le loro aspettative”.
SALVINI – “Oggi ho chiamato Di Maio per cercare di accelerare i tempi dell’operatività di Camera e Senato. Domani andremo come centrodestra unito dal presidente Mattarella a ricordare che siamo la coalizione che voi avete premiato con più voti”, ha poi commentato Salvini in diretta Facebook. Il leader della Lega ha spiegato che dialogherà “con tutti pur di dar vita a un governo che faccia le cose che voi ci avete chiesto”.
“Cercheremo di fare il più in fretta possibile. Ma Di Maio – ha sottolineato Salvini – deve scendere dal piedistallo, deve smettere di dire io, io, io… io comando, io faccio premier, io ho vinto, io voglio… Lui dice io, noi diciamo noi e voi. Con umiltà, con buon senso, con la voglia di cominciare a lavorare il prima possibile per difendere i diritti degli italiani dimenticati. Se mi accorgessi che vogliono tirare a campare per portare a casa lo stipendio con la paura di tornare a votare, ma senza cambiare nulla, io dirò torniamo ad ascoltare gli italiani”.
“Rispettando l’autonomia del presidente, lo escludo. Non penso che il presidente della Repubblica conferirà incarichi a caso a qualcuno che non ha la maggioranza ed oggi noi non abbiamo la maggioranza”. Così in serata Salvini, rispondendo a Bari a una domanda dei giornalisti che gli chiedevano della possibilità che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, possa conferirgli l’incarico di presidente del Consiglio pur non avendo la maggioranza. Quanto all’ipotesi di andare in aula al Parlamento, presentare il programma e i ministri e chiedere la fiducia, Salvini ha precisato che vuole essere pronto prima.
“Non è che mi indebolisce – ha risposto a un’altra domanda – ma non è serio. Il mio programma ce l’ho ben chiaro in testa. Ad oggi ho perfettamente consapevolezza del fatto che non ho la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Tra 10-15 giorni magari sarà diverso. Però oggi non chiederei un incarico per non concludere nulla“. Circa i suoi contatti con il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, ha risposto con tono scherzoso. “Ci siamo detti tutto quello che c’era da dirsi oggi“, ha affermato. “Qualcosa ce lo teniamo per giovedì, qualcosa per il venerdì. Se non chiamo Di Maio tutti i giorni, voi poi cosa fate?”.
“E’ giusto ascoltare i Cinque stelle, io all’interno della coalizione di centrodestra sono quello che più di tutti dice di rispettare il voto degli italiani che ha detto che il centrodestra è primo, i Cinque stelle secondi e il Pd non pervenuto. E allora i Cinque stelle – ha detto ancora – devono ricordarsi che sono secondi. E’ una strana partita quella in cui i secondi arrivati vorrebbero dettare le regole ai primi quindi rimettiamo le cose al loro posto”.
Puzzle Pd
Un occhio al Colle e uno al Nazareno. Il Pd avanza verso l’Assemblea del 21 ancora in ordine sparso. Qualche punto di riferimento c’è, come la lista dei contendenti alla leadership che si allunga di giorno in giorno: Matteo Richetti, Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e adesso ufficialmente anche Debora Serracchiani. C’è, poi, il “no” al governo con il M5s: “La logica di Di Maio è irricevibile. Pd e Lega non sono certo interscambiabili”, ha detto il reggente aprendo l’assemblea dei gruppi Pd.
Il nodo leadership, da sciogliere entro il 21, si intreccia con la partita del governo. E per comporre il puzzle manca ancora una indicazione, un segnale chiaro. Quello di Matteo Renzi. Sul post-elezioni la ’legacy’ renziana è netta (“tocca a loro!”). Una linea che tiene: “Il Pd giovedì andrà al Colle e dirà le cose che sono state dette in Direzione”, ha spiegato Ettore Rosato in vista del secondo giro di consultazioni. E posto che, come ha detto Matteo Orfini, “la maggioranza Salvini-Di Maio-Berlusconi c’è già”, è sulla guida del partito che i delegati aspettano le indicazioni di Renzi.
L’ex segretario oggi non ha preso parte alla riunione dei gruppi, confermando che parlerà alla Assemblea. Ma non per ritirare le sue dimissioni, come qualche ’pasdaran’ aveva fatto circolare nelle ultime ore. “Un congresso al più presto per rifondare il Pd”, è stata l’ultima proposta della renziana Alessia Morani. E’ la linea indicata ieri da Graziano Delrio. Ma oggi a sondare il terreno è stato Luca Lotti, che alla Camera ha visto prima Matteo Orfini e poi Ettore Rosato.
“Da presidente dell’assemblea auspico che ci sia una candidatura unitaria attorno a una personalità che possa gestire il partito nei prossimi mesi. Se non ci saranno le condizioni per questo, allora faremo il Congresso”, ha spiegato Orfini. Su questa ipotesi starebbero lavorando nelle ultime ore i renziani, forti di un dato di fatto: “In Assemblea abbiamo numeri schiaccianti”. Sull’intesa il 21, tra l’altro, si era sbilanciato anche Andrea Orlando: “Sarebbe meglio. Ma questo non deve spaccare il partito”, aveva detto.
Il punto, quindi, sarebbe quello di trovare un nome su cui convergere unitariamente. I petali della margherita renziana, al momento, sarebbero ridotti a due: Martina o Lorenzo Guerini. La resistenza di Graziano Delrio alle lusinghe, infatti, sarebbe insuperabile. Da definire, poi, ci sarebbe il tipo di mandato da assegnare al nuovo segretario. Ma la questione è politica, perchè la ’mission’ di una segreteria non si può perimetrare. “Il lavoro da fare è lungo”, spiegava oggi un big renziano lasciando intendere che non sarebbe necessaria una ’scadenza’. Tra le ipotesi ci sarebbe però anche quella di impegnarsi per un ’tagliando’ entro le europee.
Tutto questo, però, se il quadro istituzionale non dovesse mutare velocemente. “Il Partito democratico non sta lavorando ad alcun governo del presidente”, ha chiarito Ettore Rosato liberando dall’orizzonte l’ipotesi dell’esecutivo ’di tutti’ che costringerebbe i dem a rivedere tutte le scelte. Mentre in Assemblea, è stato Dario Franceschini a invocare una “seconda fase” sollecitando: “Dobbiamo fare di tutto per evitare che nasca un governo Lega e M5s”. Al 21, insomma, ancora bisogna arrivare.