Con la sentenza n. 325/1/2016, la Commissione Tributaria Provinciale di Treviso stabilisce che l’aggio di Equitalia è illegittimo. Al fine di comprendere meglio la sua importanza sul piano giuridico, partiamo da una domanda.
Che cos’è l’aggio di Equitalia?
L’aggio si identifica a tutti gli effetti quale compenso percepito da Equitalia S.p.A. per l’attività di riscossione. La sua remunerazione incide in maniera non indifferente sul totale delle somme che i contribuenti devono pagare. Addentrandoci maggiormente nei profili normativi va detto che ai sensi dell’articolo 17, comma 1 del decreto legislativo n. 112 del 1999, l’attività dei concessionari (gli agenti della riscossione), deve essere remunerata con un aggio. Esso ha natura tributaria, poiché per il contribuente che è tenuto a pagarlo, integra il tributo iscritto a ruolo.
Questa sentenza, in accoglimento parziale del ricorso proposto da una Ditta che aveva impugnato l’intimazione di pagamento ricevuta da Equitalia riferita alle ritenute addizionali Iva, Ires, Irap per diversi anni, stabilisce l’illegittimità dell’aggio sotto vari profili giuridici. In primo luogo, esso risulta illegittimo per contrasto con la normativa europea. Con l’art. 107 del Trattato di funzionamento dell’Unione, nello specifico. In secondo luogo, rappresentando la remunerazione che l’ente impositore deve al concessionario (Equitalia) per l’attività svolta, non può essere addossato al contribuente, inteso come soggetto estraneo a tale rapporto. Questo profilo sottolinea come il meccanismo di riscossione tenda a ledere i diritti del cittadino/contribuente che si trova ad essere estraneo nel rapporto tra ente impositore e concessionario del servizio.
La Ditta ricorrente, secondo la sentenza della commissione tributaria provinciale di Treviso, pur dovendo pagare ad Equitalia S.p.A. gli altri compensi dovuti, riesce ad evitare il conteggio dell’aggio esattoriale – ribadiamo – illegittimo. Questo crea un precedente giurisprudenziale che determinerà cambiamenti nelle sentenze successive, avvantaggiando sicuramente i contribuenti.
In conclusione, questa sentenza, oltre agli aspetti giuridici menzionati, richiama il governo italiano ad intervenire prontamente sui meccanismi di riscossione.
Urge una nuova architettura che possa avvicinarsi alle necessità dei cittadini/contribuenti, spesso poco informati o messi letteralmente “in scacco” da una miriade di leggi e meccanismi che invece di accorciare i tempi determinano una paralisi complessiva del sistema.