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L’ANGOSCIA DELLA SCELTA – Perchè Kierkegaard è più attuale che mai


Quante volte, nel corso della vita, può capitare di trovarsi davanti a un crocevia silenzioso, dove una scelta può cambiare la direzione del nostro cammino? Sono i bivi dell’anima, quei punti di svolta in cui non è sufficiente proseguire per inerzia: bisogna decidere. E decidere, in fondo, è sempre un atto di nascita. Quante volte, può capitare di chiedersi “…e se mi fossi comportato diversamente?”, restando bloccati nel “non detto” o nella procrastinazione. Ma il bivio, per sua natura, è silente. Non consiglia. Sta lì, immobile, aspettando che siamo noi a compiere il primo passo. E allora sorge il dubbio: restare o andare? Fermarsi nella rassicurante immobilità dell’abitudine o rischiare il sentiero ignoto, dove tutto può accadere?

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Restare può sembrare prudente, ma spesso è solo paura vestita da saggezza, una risposta maladattiva. Agire potrebbe rappresentare un atto di coraggio: rinunciare alla certezza per cercare significato. Ogni bivio, in fondo, è uno specchio: non ci indica dove andremo, ma chi siamo mentre scegliamo. Ogni decisione sembra portarci via mille alternative. Ogni “sì” implica delle rinunce. Per alcuni individui il cambiamento è vissuto come una pena, per altri come un impulso senza compromessi. Steve Jobs, in merito, è perentorio: “Coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, di solito lo fanno”. In tempi in cui la crisi dell’identità personale si accompagna alla fatica di prendere decisioni importanti e alla paura di sbagliare, il filosofo danese Soren
Kierkegaard ci parla con una voce familiare.

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«È proprio vero quel che dicono i filosofi: “La vita va compresa all’indietro”. Ma non bisogna dimenticare l’altro principio, che “si vive in avanti”». L’uomo sperimenta un equilibrio precario tra ciò che è stato e ciò che ancora non è: si muove in avanti verso l’ignoto, con lo sguardo spesso rivolto all’indietro. Kierkegaard ci ricorda che la vera scelta non è tra un’opzione e un’altra, ma tra vivere in superficie o in profondità. Scegliere, nonostante paure e sofferenze, è l’unica via per diventare veramente se stessi. D’altro canto è qui che risiede l’essenza di una vita autentica. A questo stato di tormento, il pensatore danese associa il sentimento dell’angoscia, che paralizza il singolo. Per lui, la libertà umana è una benedizione ambigua: ci rende protagonisti, ma anche profondamente solidavanti all’abisso del possibile. L’angoscia è quel tormento interiore che percepiamo nel momento in cui
comprendiamo che nulla ci trattiene davvero, ma proprio per questo, non possiamo evitare il fardello che ciò comporta. “L’individuo non può, del resto, fare a meno di compiere scelte, perché anche non scegliere, nella concreta situazione dell’esistenza, è in realtà una scelta. Se un uomo potesse mantenersi sempre sul culmine dell’attimo della scelta, se potesse cessare di essere uomo… sarebbe una stoltezza dire che per un uomo può essere troppo tardi per scegliere, perché nel senso piú profondo non si potrebbe parlare di una scelta”.

Come recita il celebre motto latino: “Historia magistra vitae”, parafrasando, gli eventi, gli errori e i successi vissuti non costituiscono semplici racconti ed esperienze, ma importanti ed efficaci insegnamenti di vita. In questo, il passato diventa maestro: non un carceriere che ci tiene fermi, ma un faro che illumina la rotta.

RICORDATEVI DELLA MOGLIE DI LOT

Nel libro della Genesi, una simile tensione spirituale è ben incarnata dalla moglie di Lot, nipote di Abramo, personaggio femminile di cui si narra, priva di un nome. Fuggendo da Sodoma, senza scrutare la città in fiamme, non ascolta il consiglio angelico “Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle, fuggi nelle montagne, per non essere travolto…”. In preda all’incertezza e al turbamento emotivo, contravviene all’indicazione, diventando una statua di sale, prigioniera del passato, vittima di se stessa. Il suo sguardo all’indietro non è un semplice gesto fisico, ma un atto spirituale, la ricerca di un rifugio illusorio, segno di una miopia temporale.
Lo scrittore americano Oliver W. Holmes (1809-1894) ce lo ricorda: non importa tanto il punto in cui ci troviamo, quanto la direzione in cui muoviamo il passo.

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Data:

30 Aprile 2025

One thought on “L’ANGOSCIA DELLA SCELTA – Perchè Kierkegaard è più attuale che mai

  1. Si, è vero: una decisione, soprattutto se riguarda una materia importante; diventa una faccenda sempre più angosciosa, specialmente quando si deve decidere per la vita. Però, l’ultima volta che vidi mio padre, vivo, egli mi fece conoscere il suo modo di comportarsi nella sua vita, che fu terribile ed eroica, tale che pochissimi uomini avrebbero potuto sopportare. Ero andato da lui, che abitava a Roma, compiendo un lungo viaggio, con il motivo principale di ottenere la sua opinione, su una possibilità allettante che mi si era presentata e gli narrai il fatto, chiedendogli, poi un consiglio, al riguardo. Mi disse che non mi avrebbe dato alcun consiglio, per non influenzarmi, ma mi avrebbe fatto conoscere il suo segreto, da lui messo in atto, ogni volta che doveva prendere una decisione. ” Sai come si comporta un Uomo, quando non riesce a decidere? Sceglie la decisione più difficile per lui, quella che più era lontana, nel momento dell’entusiasmo, quella che sarebbe costata più fatica ad attuarla”. Rammentai quanto mio padre mi aveva insegnato, quando, intorno ai miei 15 anni, avevamo cominciato a parlare di queste cose. Una volta mi disse:” Ricordati che un uomo deve avere un solo Dio: il Dovere. Spesso tu non saprai come comportarti nella vita, ma devi sentire una voce dentro di te, sempre più forte, che, alla fine, urla, nel tuo animo, quello che devi fare. Si diventa Uomini, quando si comincia a sentire quella vocina e la si coltiva. Lei diventerà sempre più potente e necessaria per te, e ti fornirà il modo sicuro di comportarsi in ogni momento della tua vita, soprattutto quando dovrai decidere per la tua vita”. Ho seguito sempre quel suggerimento e la vita è stata generosa con me. Il mio concetto di Dovere mi ha spesso salvato dal prendere decisioni che, alla fine, si sono dimostrate veri disastri. Naturalmente, tutto questo non ti salva quando il Destino, quello che gli antichi Greci chiamavano: Ananke, ma, almeno, ti rende partecipe del fatto che il colpo, che ti è capitato, non è dipeso da te.

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