L’episodio risale allo scorso 8 agosto, quando dall’altoparlante del convoglio regionale della ferrovia lombarda Trenord una voce femminile ha diffuso il seguente messaggio: “I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. Scendete perchéavete rotto. E nemmeno agli zingari: scendete alla prossima fermata, perchéavete rotto”.
Tra i pendolari, un ricercatore dell’Università Vita – Salute San Raffaele, Raffaele Ariano, udendo il messaggio chiaramente razzista, ha sporto denuncia alle autorità competenti e diffuso la notizia sui social affinché l’autrice del comunicato venisse individuata e sanzionata come previsto dalla legge.
Plausibilmente infatti pochi sanno che, mentre esprimere un proprio pensiero circa una determinata etnia rientra nella libertà di opinione, allorché questo stesso venga diffuso e comunicato a più persone diventa automaticamente propaganda e, di conseguenza, reato.
Prendendo le distanze dall’annuncio shock, Trenord ha prontamente individuato l’autrice, capotreno del convoglio, e ha avviato le procedure che prevedrebbero la sospensione dal servizio e, come extrema ratio,il licenziamento.
Le reazioni all’accaduto sono state molteplici e, come era prevedibile che fosse, hanno diviso l’opinione pubblica.
Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, stigmatizzando la reazione del ricercatore, ha così twittato: “Invece di preoccuparsi per le aggressioni a passeggeri, controllori e capitreno, qualcuno si preoccupa dei messaggi contro i molestatori… #Viaggiaresicuri è una priorità!”.
Sulla stessa linea del vice premier sono i commenti dei più sui social, alcuni prevedibilmente coloriti, se non proprio offensivi, a proposito dei quali Ariano, intervistato da Radio Capital, ha affermato: “Stanno venendo a commentare sulla mia pagina persone che non conosco. Gli autori di questi commenti fanno parte della nuova Italia salviniana e sappiamo bene in che modo si esprime e con quali criteri ragiona. Non sono commenti incoraggianti, proprio per questo vanno denunciati episodi del genere”.
Per completezza è tuttavia opportuno ricordare che una piccola parte dei commentatori ha sostenuto il ricercatore definendolo rappresentante di “un’Italia civile che resiste” e così commentando la sua denuncia: “La capotreno è giustamente da licenziare. Certi commenti, se proprio vuole, li fa a casa sua e non nell’esercizio delle sue funzioni. E grazie, Raffaele. Voci come la sua sono importanti. Civiltà non l’è (ancora) morta”.