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L’ARTE E IL FILO CONDUTTORE DELLA MASSONERIA (II^ Parte)

Nel precedente articolo ho parlato della Massoneria che altro non rappresenta che una serie di circoli in cui si riuniscono persone con intenti culturali-sociologi, con buone idee da realizzare e che restano nel segreto e nel vago per operare in ‘silenzio spirituale’ un qualcosa di sacro tramandato.

Le origini sarebbero addirittura egizie così in cielo come in terra è uno dei sette principi dell’ermetismo del mitico egiziano Ermete Trismegisto.

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Nicolas Poussin-Pastori dell’Arcadia- (Et in Arcadia ego) 1640 circa-Museo del Louvre

Da Salomone e al Tempio distrutto, dai templari e ai ‘muratori’, cioè chi deteneva i segreti per costruire le grandi cattedrali, alla caduta dei templari arrestati, torturati e condannati al rogo dal re di Francia Filippo il Bello, la Massoneria si cheta, si nasconde, ma gli ideali e i valori restano, tornando a galla nelle corti e nei circoli rinascimentali, per poi diventare ‘pastori’ nei nuovi cenacoli bucolici, ispirati all’Arcadia, in cui Virgilio ambienta le Bucoliche, la Massoneria resta un impossibile sogno di utopia da realizzare di cui Jacopo Sannazaro (1457-1530), napoletano nobile poeta la cui famiglia è ricordata da Dante nel Convivio come i più nobili di Pavia, ne è il cantore.

Sannazaro narra le vicende di Sincero, un pastore che a causa di una delusione amorosa e politica si ritira dalla vita mondana di città ‘esiliato’ in un luogo ameno fra pastori e caprette.

Il poema del Sannazaro influì sulla letteratura di tutta Europa fino alla metà del XVII secolo, dalla sua opera prese il nome l’Accademia di Roma fondata da Cristina di Svezia alla fine del Seicento, grandi pittori come il Guercino e Poussin eseguono dipinti sul tema inserendovi un’enigmatica scritta Et In Arcadia Ego; Il tutto sembra lieve e pastorale ma è intriso di magia, di esoterismo, arrivano strane storie sui Merovingi, la Maddalena, Gesù Cristo e il Graal.

Il senso arcadico era questo: non si può operare verso il Bene nella società reale, resistiamo sino a che la ragione non illuminerà le menti, infatti scompaiono le accademie arrivano gli illuministi e rispuntano i ‘muratori’.

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Guercino-Et in Arcadia ego- 1612- Galleria Nazionale d’Arte Antica- Roma

L’Illuminismo è una realizzazione proveniente dai massoni, dell’Arcadia resta il valore della tranquillità e della serenità che la natura regala all’uomo che ci porta il culto dei giardini tipico del Sette-Ottocento.

Si divulgano le idee di filosofi come Kant e Voltaire e come dimenticare Rousseau o Goethe… Cherchez la femme, sia l’Eloisa del primo o l’Ottilia del secondo, i massoni, gli artisti, gli intellettuali si ritrovano dalle salottiere, tradizione tramandatosi sino ad oggi

Le salottiere si diffusero nella Francia del XVII secolo, acquisendo grande importanza nel XVIII sec. quale luogo di incontro degli ambienti illuministi, in un ambiente raffinato ingentilito dalla verve e dalla sagacia di donne affascinanti e di grande cultura, piacevolmente fra musica e dolcetti si dibatteva e si conversava su ‘scottanti’ argomenti di politica, di filosofia di scienza e di religione; alle riunioni molto spesso vi erano personalità di spicco, creando così una rete di amicizie o di convinzioni ideologiche, Napoleone fu un ‘prodotto’ di questi salotti, in particolare con Giuseppina che lui chiamava… la mia dea.

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Acquerello ‘Viole enigmatiche’ – Museo Napoleonico romano- nasconde i profili di Napoleone, Maria Teresa e il ‘re di Roma’

Napoleone condivideva la passione per le violette con il grande poeta Goethe, il quale ne portava sempre con sé dei semi “…per diffondere la bellezza nel mondo…”, il Corso volle poi che le violette fossero piantate sulla tomba di Giuseppina, ne raccolse alcune e le portò sino alla morte custodite in un medaglione: le viole erano anticamente il simbolo di Attis e Cibele e si narra che i cavalieri al servizio del loro re e della loro donna-dea-amata le mangiavano per avere doti profetiche.

Anche Maria Luisa d’Austria, duchessa di Parma seconda moglie di Napoleone, amava le viole e fu lei a cui fu dedicato il profumo la “Violetta di Parma” che divenne di gran moda tra le signore del tempo.

Napoleone aveva scelto le violette come simbolo dei giacobini in contrapposizione al giglio borbonico e pare che i suoi sostenitori, per riconoscersi, si sussurrassero la frase: aimez-vous la violette?

I salotti non sono un’invenzione francese, i greci avevano il simposio, una tavola imbandita intorno alla quale si declamavano versi e si svolgevano discussioni di carattere artistico, letterario, filosofico e politico, i romani pure, nel medioevo e nel rinascimento anche, da sempre in un ambiente sereno, con buon cibo, musica e leggiadria si arriva più facilmente a un accordo.

Vi furono salottiere assai famose, celebrate in ritratti da artisti famosi o da scritti e poesie di noti intellettuali, come la salottiera Sophie de Condorcet, (1764 -1823) che era assai erudita e fu una valida scrittrice e traduttrice, era la moglie del matematico e filosofo Nicolas de Condorcet. Alla morte del marito, ne pubblicò le opere, tradusse Thomas Paine e Adam Smith, fu amica di Giulia Beccaria e del Manzoni, si legò in una lunga convivenza ma non volle mai sposarsi considerando umiliante contrarre matrimonio con una persona non nobile.

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Sophie de Condorcet- autoritratto- miniatura-1780 circa

Madame de Staël (1776-1817) che accese la miccia del Romanticismo col suo articolo che esortava i letterati italiani a lasciare il vecchiume del classicismo per rivolgersi alla nuova poetica romantica. La risposta, la posizione dei classicisti arriva da Pietro Giordani, grande amico di Leopardi, che scrive che la cultura e le tradizioni degli italiani si basano sul classicismo e non devono cercare altrove, mentre la risposta a sostegno della Staël è da parte di Giovanni Berchet con la “Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo”: i classicisti sostengono l’eternità del bello, i romantici il suo carattere storico.

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Madame de Staël- Marie-Éléonore Godefroid- 1808-Reggia di Versailles

Berchet risponde che il popolo ha emozioni vere e che rappresenta il pubblico del romanticismo: mentre la poesia rimarrà ancora per decenni legata alla tradizione, nella prosa si attua un definitivo rinnovamento linguistico. La testimonianza più autorevole al riguardo è rappresentata dai “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni, il quale, per l’edizione definitiva del 1840, adotta non l’antiquata lingua della tradizione, ma il fiorentino parlato dal ceto medio della città toscana, come dirà lui stesso andrà a sciacquare i panni nell’Arno.

E poi vi è Juliette Récamier, immortalata da grandi artisti… forse non la più erudita ma certo la più bella, Canova appena la vide disse… “comme une statue grecque que la France rendait au Musée Vaticain” e da quel momento passò ogni sera a salutarla e al mattino le inviava un omaggio poetico.

(Continua)

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La prima parte al link:

https://www.internationalwebpost.org/contents/L%E2%80%99ARTE_E_IL_FILO_CONDUTTORE_DELLA_MASSONERIA_(I%5E_Parte)_31660.html

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Data:

11 Settembre 2023