In questi giorni frenetici, fatti di acquisti e di addobbi di ogni genere, il tempo dell’avvento scorre inesorabilmente, così come la terza domenica che cade nel 51mo anniversario di ordinazione sacerdotale del papa. Proprio sul Vangelo della domenica il papa evidenzia il personaggio biblico Giovanni il Battista, accentuando anche la figura di Maria e Giuseppe. Il Battista è stato il primo testimone concreto della missione salvifica di Gesù. Un uomo semplice, che vestiva con le pelli di cammello e che battezzava per arrivare ad una conversione. La grandiosità di questo profeta sta nella sua profonda umiltà nel capire che era giunto il momento di farsi da parte per lasciar spazio a qualcuno di molto importante. Lo stesso papa Francesco, in un passaggio della sua omelia, sottolinea: “Tutti i Vangeli concordano nel mostrare come lui abbia realizzato la sua missione indicando Gesù come il Cristo”. Nonostante fosse un uomo conosciuto e di successo non ha mai attirato l’attenzione su di sé, mantenendo sempre fede a quella che era la sua missione, compiendo ogni tipo di sacrificio, compreso quello della morte. In realtà, il Vangelo di questa domenica ci orienta su una strada ben precisa, quella della conversione dove l’io si interfaccia inevitabilmente con Dio.
Tutto questo capita a fagiolo, perché è inutile negare che si è sminuito sempre di più il concetto della conversione, basato non soltanto sul pentimento, ma su una reale presa di coscienza su quello che possiamo essere. Essere figli di Dio vuol dire tanto, ma nello stesso tempo ci mette con le spalle al muro, perché il nostro Dio è molto geloso. Per questo la conversione si radica nell’amore, dove nei Vangeli riscontriamo come questo elemento sia di vitale importanza per indentificare Dio. Giovanni il Battista camminava per predicare una nuova vita, basata sull’incontro con l’altro, perché solo attraverso gli occhi del prossimo possiamo incrociare lo sguardo di Dio. Quel bimbo che tra qualche settimana nascerà sconvolgerà nuovamente il mondo intero, perché nella tenerezza riscontriamo costantemente la pace, perché quegli occhi dolci e tenere riusciranno a scaldare i cuori induriti. Il Natale si avvicina nuovamente e presto passerà, ma qualcosa (oltre i classici regali) ci donerà. Sicuramente sarà un Natale diverso a causa della pandemia, ma lo spirito non dovrà mai mutare, perché Natale vuol dire incontro, amore e solidarietà. Senza questi principi basilari, la nostra stessa esistenza non ha un senso.