Domenica, 31 giugno, si vota e il mio invito è di andare tutti alle urne. Votate pure come vi pare ma fatelo con coscienza, con la promessa che subito dopo averlo fatto non continuiate a lamentarvi. Liberatevi dagli orpelli mentali che per anni vi hanno assillato e provate, per una volta, a esprimere il vostro voto da cittadini liberi. Bertolt Brecht diceva: “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”. Tutti, indistintamente promettono, promettono e promettono di tutto.
In politica quando si parla di promesse, una bugia ci potrebbe stare tutta ma quando si spacciano dati statistici poco veritieri o si fanno false affermazioni le cose cambiano parecchio. Ogni partito deve tirare l’acqua al proprio mulino anche promettendo l’impossibile. Se alla fine ci caschiamo e ce le beviamo non dovremmo che dare la colpa a noi stessi. L’Italiano, in quanto boccalone, non dovrebbe credere a chi promette, sapendo di mentire, che le tasse diminuiranno o che la nostra nazione riuscirà a imporsi sulla comunità Europea. Chi ci racconta che la crisi stia per finire o che si veda la luce in fondo al tunnel, mente, mente spudoratamente. In verità dovremmo prendere in considerazione e verificare solamente i fatti e non le parole. La verità vera è sotto gli occhi di tutti.
Mi chiedo come mai i dati economici sono tutti negativi tranne che per alcuni settori di nicchia come il “luxuri”? Il lusso sfrenato imperversa in maniera scandalosa, ma solo per pochissimi. Chi potrebbe usufruirne è un numero limitato di cittadini (sic) pronti a spendere due o tre mila euro per un paio di scarpe, migliaia di euro per un “must” firmatissimo se non milioni di euro per l’acquisto di uno Yacht o di una vacanza principesca. Pare che i ricchi in Italia, facciano parte di appena 640 mila famiglie. Costoro, per essere identificati tali, oltre che diverse proprietà immobiliari, dovrebbero avere, come minimo, una liquidità patrimoniale superiore ai 500mila euro.
Tutti gli altri Italiani, pensionati, dipendenti o a reddito fisso, sono costretti a indebitarsi. La domanda del mercato interno è in calo vertiginoso anche nel settore dei beni di consumo primari. Per dirla in parole povere, a causa della mancanza di liquidità si compra sempre meno latte, meno pane, meno pasta e meno frutta e verdura. Se non è questo un pessimo sintono ditemi voi…! Le poche aziende Italiane che resistono autonomamente, hanno dovuto effettuare tagli del personale con enormi perdite di posti di lavoro.
La disoccupazione incalza e preoccupa milioni di famiglie oramai in piena soglia di povertà. Non dimentichiamo che la cassa integrazione o gli amortizzatori sociali li paghiamo sempre noi con l’inasprimento delle imposte. In sintesi il “terrorismo fiscale” svantaggia esclusivamente il ceto medio. Prendiamo per esempio gli artigiani o i piccoli lavoratori autonomi. Questi ultimi, per la maggior parte (pare siano oltre un milione e mezzo) sono segnalati da Equitalia.
Molti di loro, a causa dei debiti contratti negli anni passati, sono alle prese con il fermo amministrativo del proprio veicolo che dovrebbe servire loro per lavorare, altri ancora alle prese con il blocco del quinto dello stipendio e ancor altri con ipoteche severe sull’unica casa che non sanno quando dovrebbero finire di pagare.
Nelle centrali rischi delle finanaziarie, delle banche o dei pubblici registri sono segnalati più di dodici milioni di Italiani. Questi poveracci, se imprenditori, sono esclusi da una qualunque possibilità di credito e qualcuno, stanco delle segnalazioni del “C.ri.f.” (n.d.r. Centrale rischi finanziari) cerca persino di farla finita suicidandosi. In televisione, invece, ci propinano parlamentari di diverso colore politico che, con una faccia di tolla e senza alcun pudore, fingono di non essere momentaneamente d’accordo tra di loro. Subito dopo l’esibizione televisiva, si incontrano in parlamento e votano e decidono che i loro vitalizi, benefit e quant’altro siano diritti inalienabili, acquisiti e intoccabili. E noi ce le beviamo tutte.
Fatte le giuste eccezioni, miei cari politici, abbiate almeno il buon senso di provare un pizzico di vergogna. Come diceva Gianni Rodari, scrittore e giornalista, scomparso nel secolo scorso: “…nel paese delle bugie la verità è una malattia…”
Io, a scanso di equivoci e di querele varie, faccio mia la celebre frase del grande “Principe della risata” Antonio De Curtis, in arte Totò che diceva:…Quello che ho detto…ho detto! E qui lo nego!