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LE ELEZIONI NEL REGNO UNITO DEL 4 LUGLIO: TUTTI I SONDAGGI PER STARMER

Le votazioni nel Regno Unito di questo 4 luglio saranno ricordate per due motivi. Intanto il passo falso di Rishi Sunak, che ha scelto di indire le elezioni prima della scadenza naturale sebbene i conservatori, che rappresenta, fossero fortemente in svantaggio nei sondaggi. Di conseguenza, la vittoria pressoché scontata e schiacciante dei laburisti guidati da Keir Starmer.

Le ultime rilevazioni condotte, prima del periodo di silenzio pre-elettorale, parlavano di una forbice dei laburisti tra il 17% e il 20% sopra ai Tories, con l’incognita Reform Uk di cui vi avevamo già parlato (https://www.internationalwebpost.org/regno-unito-la-corsa-elettorale-tra-certezze-sorprese-e-delusioni/).

Sunak non si rassegna e sino all’ultimo ha invitato i britannici a “non consegnarsi” ai laburisti, lontani dal governo da oltre 14 anni ininterrotti di guida conservatrice. Il suo programma illustra temi standard, che spaziano dalle maggiori assunzioni di medici e infermieri, ai limiti all’immigrazione, al divieto di istituire ulteriori tasse per favorire il “green”, sino alla costruzione di nuove carceri e a pene più severe per alcuni reati di violenza. Ritiene che l’economia britannica oggi sia “innegabilmente migliore di prima” e che sinora sia stato svolto un ottimo lavoro; nella realtà ha trascorso i 19 mesi di governo a rincorrere l’ascesa ineluttabile dei laburisti, persino quella di Nigel Farage che incalza e che rosica ulteriori consensi alla destra conservatrice britannica. In altre parole, Sunak deve guardarsi anche alle spalle.

“È tempo di cambiare” ha invece proclamato sir Keir Starmer, certo della vittoria e già al lavoro sulla squadra di governo. Il Labour “riporterà la Gran Bretagna al servizio dei lavoratori”, ha affermato.

Starmer non è un leader carismatico, ma una persona comune che si presenta come tale. Al contempo, però, tocca temi importanti. Parla di riconoscimento della Palestina (poi rivisto, anzi rimandato per non irritare troppo gli Usa), di salario minimo e di “diritto alla disconnessione sul lavoro”, un suono diverso rispetto agli scandali e alla Brexit che invece hanno caratterizzato la politica del Regno Unito negli ultimi anni.

Figlio di socialisti, Starmer è stato un operaio poi laureatosi in legge: “I miei quattro fratelli non hanno potuto andare all’università. Io sono stato il primo della famiglia a farlo”.

Mai avrebbe pensato di diventare premier, un giorno, pur riconoscendo una certa propensione alla concretezza: “Sono una persona che quando si accorge dell’esistenza di un problema cerca di risolverlo”, ha raccontato in un’intervista. “Molti pensano che la passione consista nell’urlare e nell’insultare. Per me invece si tratta di aggiustare le cose, rendendole migliori”. Nonostante queste dichiarazioni, la gente sembra apprezzare più il partito in generale che il suo leader. È curioso, considerando che l’attuale Labour è stato forgiato personalmente da lui, ristrutturato, ripulito da diversi elementi radicali, come Jeremy Corbyn, che hanno poi preferito allontanarsi.

“Keir Starmer è un marito, padre ed ex-procuratore capo”: queste parole che campeggiano sul sito ufficiale del partito, nel paragrafo che presenta il candidato al numero 10 di Downing Street. “Dedica da sempre la sua carriera alla giustizia, a vantaggio di coloro che ne hanno bisogno”.

Un messaggio semplice, ma efficace.

Data:

4 Luglio 2024
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