Scrivere sulle Guerre, sulle consequenziali violenze e sugli innumerevoli delitti, non è cosa di poco conto, anzi, non è né semplice, né facile. Solo parlarne comporterebbe ore e ore di discussioni, senza mai giungere a conclusione definitiva. Mettere per iscritto, poi, tutto ciò che riguarda le Guerre, le Violenze e i Delitti, sarebbe impossibile e presuntuoso. Ogni qual volta, a qualsivoglia longitudine e latitudine, si parla e si discute di questi argomenti, quasi all’unisono, i cittadini di tutte le Nazioni esprimono uguale condanna alla possibilità di una presunta guerra “preventiva”, o di una guerra per “esportare” o “imporre” visioni democratiche ad altre nazioni, che potrebbero essere completamente avulse da quei luoghi, da quelle culture e da quelle tradizioni dove si decide di portare la Guerra. Questo è un termine irrazionale e internazionale che indica la via maestra della violenza, della sopraffazione, degli abusi, dei crimini, delle catene di delitti … Popolazioni intere sono annullate per il tramite di assassinii ideati e perpetrati con crudeltà estrema, molto sangue viene sparso con brutalità animalesca, impera un clima esclusivo di delazione e di tradimenti, tale che si giunge a tradire e a vendere persino i propri cari. “Non c’è Pace senza Giustizia“, ripeteva instancabilmente, ad ogni occasione, Papa Giovanni Paolo II, pensiero condiviso dalle innumerevoli Comunità, cristiane e non, sparse in tutto il mondo, che sono convinte della completa inutilità delle Guerre, della Violenza e dei Delitti, per trovare una soluzione ai conflitti di qualsivoglia natura.A questo punto, mi corre l’obbligo di riportare, per iscritto, alcune delle riflessioni che mi hanno portato drasticamente a dire un “NO” assoluto alla Guerra, alla Violenza e ai Delitti, come mezzo risolutivo di qualunque controversia di qualsivoglia natura.
Di contro le stesse riflessioni mi hanno convinto definitivamente, a dire un “SI” alla Giustizia ed alla Pace. Sono ben pochi gli Uomini, rispetto alla grande moltitudine presente sulla Terra, che, scevri da interessi solo personali e/o di parte, si sono accorti che la prima e vera vittima delle Guerre è sempre, solo e soltanto, la Verità che viene sacrificata sull’altare del sangue e della menzogna. Sono ben pochi gli Uomini, rispetto alla grande moltitudine presente sulla Terra, i qualisi sono resi conto che la prima Violenza la fanno alla propria coscienza. Sono ben pochi gli Uomini, rispetto alla grande moltitudine presente sulla Terra che rimangono veramente vivi (infatti divengono degli esseri paragonabili a degli Zombi che non hanno più nulla di umano), dopo aver soppresso una vita umana che era, è, e sarà sempre un bene di spettanza esclusiva del Creatore, unico Padre di tutte le genti. Nessuno ha mai considerato che, negli animaleschi scontri bellici, dopo aver abdicato ai principi ed ai valori della propria coscienza, si spalancano volutamente e colpevolmente tutte le porte alla corruzione, all’omicidio, all’adulterio e alla completa dissolutezza morale, che, assieme all’odio dilagano facendo crescere il nero fiore del lutto di ogni principio morale. In tutti i casi il primo ed unico vincitore, in senso negativo, è solo e soltanto il vorace profitto d’ogni tipo, che, avulso dalla coscienza di ogni vero Uomo, pur di realizzarsi calpesta la dignità e la sacralità d’ogni singolo individuo, annullando e distruggendo con tipica arroganza la speranza, trascurando e/o dimenticandosi volutamente della Pace, della Giustizia, della Libertà e del significato stesso di queste parole.
Il termine “profitto” è l’unico obiettivo di quei pochi potenti che, con estrema prepotenza ed arroganza, calpestando i diritti d’intere popolazioni, decidono di controllare, per il proprio esclusivo ed aberrante tornaconto, le ricchezze naturali e non, con qualunque mezzo ed ad ogni costo, adoperando eserciti composti di figli mercenari dello stesso proprio popolo, da padri snaturati che si schierano contro i propri figli e da fratelli che combattono contro i propri fratelli.
I veri ed unici motivi di quasi tutti gli aberranti confronti bellici sono stati da sempre, e continuano ancora oggi, ad essere sempre gli stessi: “gli elevati interessi economici”. Questi interessi sono talmente forti e potenti da riuscire a condizionare ed inquinare irrimediabilmente, per il tramite della politica e dei politici di primo piano, il vero timone che regola la vita delle navi denominate “Nazioni”. Infatti, è compito dei politici decidere su tutte le questioni inerenti i conflitti armati e la possibilità di un’eventuale entrata in guerra. E’ da notare che in nessun discorso inerente queste decisioni, nessun leader politico di qualsiasi Nazione, prima di annunciare la dichiarazione di guerra, ha mai fatto riferimento all’elevato numero di morti e di feriti, di sofferenze e di privazioni che saranno la naturale ed inevitabile conseguenza della follia legata alla guerra, da lui stesso sponsorizzata. Nessun politico ha mai fatto riferimento, neppure lontanamente, alla disperazione delle popolazioni, di tutte le parti belligeranti, ed al numero impressionante dei profughi e rifugiati che si produrranno, così come nessun Capo di Stato ha mai fatto riferimento alle “pulizie etniche” ed ai numerosi delitti privati che, grazie alla scellerata occasione offerta dalla guerra, saranno attuati. Che dire poi, del cortocircuito di tutti quei valori legati al rispetto reciproco che ogni essere umano, deve avere per l’altro? E che dire di quelli che hanno da sempre caratterizzato il rispetto e la dignità dell’uomo?
Il fermo e deciso “No” alla guerra non vuol affatto esprimere il desiderio, più o meno occulto, di restare estranei ai conflitti e non vuol essere per nulla una larvata forma di vigliaccheria. Il primo “No” è alla guerra nella sua stessa essenza e nel suo stesso intrinseco significato. Gli Stati, quelli che ritengono di essere giunti al giusto grado di civiltà, dimostrano di essere veramente civili depennando dai propri bilanci tutte quelle voci legate all’incremento delle spese atte a finanziare le guerre nonché tutte quelle destinate a costruire e mantenere sempre pronto un apparato bellico. Qualunque sistema di guerra, inevitabilmente, realizzerà innumerevoli perdite di vite umane, con consequenziali sofferenze e profonda disperazione di chi riesce a sopravvivere, sia si trovi dalla parte del vincitore sia dalla parte del vinto. Il futuro del genere umano è legato indissolubilmente al suo stesso comportamento dell’agire quotidiano e, di conseguenza, il domani sarà necessariamente ad immagine e somiglianza del metodo e delle pratiche seguite per costruirlo. Cosìcome un padre, dopo la dipartita, lascia in eredità ai propri figli ciò che ha costruito e questi lo utilizzano per realizzare una vita futura migliore. L’uomo ha ricevuto dalla storia antica e moderna, a più riprese, numerose dure lezioni sull’inutilità delle guerre e sugli elevati costi derivanti dalle medesime. Non bisogna mai dimenticare che le guerre generano odio e diseguaglianze che, dopo il conflitto, invece di svanire, escono rafforzati e profondamente radicalizzati da quei conflitti armati, creando ulteriori futuri rancori, differenze, insicurezze ed instabilità proiettate nel tempo, coinvolgendo così diverse generazioni in continue forme di contrapposizione quotidiana, generando, giorno dopo giorno, soppressioni e sacrifici di vite umane. L’abbandono della strada politica non è mai, di conseguenza, la soluzione delle soluzioni ai conflitti, ma la guerra è la tragica condanna a continue ed interminabili spirali di violenza che, inevitabilmente, alimentano senza fine il bisogno di ostilità insanabili e destinate a permanere nel tempo. Con questo tipo di ragionamento, non si vogliono per niente fornire alibi alle aberranti organizzazioni terroristiche, o alle bande armate, o ai gruppi formati da violenti in senso lato.
Ciò di cui tutti dobbiamo convincerci, è che l’arma delle armi, capace di debellare ogni proposito di belligeranza, è la PACE, la PACE nei cuori e la PACE nell’anima! Bisogna che ci si convinca definitivamente che è la PACE l’unica vera modalità di risposta alla violenza, con tutti gli annessi e connessi. Ciò di cui ogni singolo uomo deve persuadersi è che di fronte all’orrore ed alla follia legata all’animalesca violenza, insita nelle guerre, occorre il supremo coraggio del ragionamento, del capire le motivazioni, dell’intervenire con lungimiranza e dell’evitare la tentazione delle scorciatoie (Guerre, Genocidi, Violenze e Delitti). Non sono poche le guerre fratricide nazionali (civili) ed internazionali che hanno violato le regole fondamentali delle Genti legate al diritto, così come hanno anche spazzato via, con irrazionale coscienza e caparbia incoscienza, l’idea di un diritto internazionale derivante dalla competenza esclusiva dell’ONU a deliberare su operazioni di polizia internazionale.
La guerra, che dopo l’ultimo conflitto mondiale, è stata formalmente vietata dalla Carta delle Nazioni Unite e “ripudiata” da molte Carte Costituzionali, tra cui quella della Repubblica Italiana, in perfetta e ipocrita violazione agli stessi dettami delle Carte Costituzionali, ha recentemente ripreso la sua vocazione, legata alla diffusione di principi basati sulla Violenza, sui Delitti. Non sono pochi coloro i quali, dotati di ottima ed esclusiva eloquenza, cercano ripetutamente di profondere confusione alle idee sane al fine di giustificare la necessità di un intervento militare, con espressioni del tipo “guerra santa”, “guerra giusta”, “umanitaria”, “preventiva”, o “legittima difesa”. Oggi si è giunti persino al tentativo di voler trasformare senza vergogna, sfrontatamente e a viso aperto, la “Guerra” in un’operazione di Pace e di nuova vita (è giusto ribadire che la guerra è il tipico strumento al servizio della morte e della disperazione) mentre non va dimenticato che quasi sempre è frutto di mire espansionistiche in senso lato e/o economiche.
E’ necessario che ci si convinca che solo nella politica esistono i reali strumenti perché la gestione di un conflitto non debba essere affidata alla violenza ed alla logica del più forte, prescindendo dalle ragioni e dalle legislazioni presenti sul piano internazionale. Così com’è necessario convincersi che il terrorismo non è per niente figlio della povertà e dell’ingiustizia, come a molti piace affermare e sostenere consapevolmente in mala fede, ma esso si nutre della linfa vitale derivante dalla disperazione da esse inevitabilmente prodotta perennemente. Intervenire politicamente su tali situazioni significa incidere con la maggiore equità sociale possibile, sulle condizioni di sfruttamento dei popoli e quindi contribuire a realizzare maggiore giustizia, confinando e relegando definitivamente in una posizione destinata alla dimenticanza, qualsiasi forma di terrorismo e di violenza ad esse connesse. Bisogna tenere sempre presente che la PACE, per divenire stabile, esige irrevocabilmente un approccio politico realistico, dialogico e capace di aggredire le cause sociali che sono le fondamenta su cui poggiano lo sfruttamento, la miseria e le disuguaglianze internazionali, finalizzando il tutto ad una giustizia equa, che è la premessa di ogni convivenza serena ed armoniosa. Di conseguenza è necessario che il baricentro del diritto internazionale si sposti dagli Stati alle persone. Questa diversa concezione antropologica permetterà, senza tema di smentita alcuna, la creazione di condizioni ideali affinché non si realizzi solo una tutela dell’equilibrio tra i Governi, ma una vera e propria tutela dei diritti fondamentali di ogni singolo essere umano.
Un controllo severissimo e minuzioso, potrebbe essere costituito da un nuovo ramo della Diplomazia Internazionale, a titolo indicativo, denominata: ”Corpi Diplomatici di e/o per la Pace”. Questa nuova Organizzazione dovrebbe dipendere direttamente ed esclusivamente dalle Organizzazioni Internazionali sopra citate, lavorando con rigidità e coerenza, senza favorire alcuno, senza alcun timore e/o soggezione nei confronti di quei potenti o quei prepotenti, che più di altri, potrebbero, in virtù del loro potere politico-economico, essere in grado di condizionarne l’operatività. Si costituirebbe, così, un gruppo formato da Diplomatici che si occuperebbero del sociale nei vari Stati, riuscendo a sensibilizzare tutti i Governi e costruendo, giorno dopo giorno, una prima risposta qualificata ai problemi che minano le fondamenta della Pace. In definitiva, il nascente Corpo Diplomatico Sociale, prenderebbe posizione collettiva ed universale per attualizzare appieno la Pace, che risulta essere la suprema volontà della maggioranza degli uomini del pianeta Terra. Il lavoro quotidiano di questi Diplomatici consisterebbe nel progettare continuamente soluzioni che portino a risolvere i pericoli di conflitti armati senza armi, se non quelle del raziocinio e del rapporto di fraternità tra i popoli. Questa nuova categoria di Diplomatici dovrebbero avere una formazione comune fondata su dei seri ed approfonditi studi di filosofia, di teologia, di psicologia, di relazioni sociali e quant’altro ritenuto utile per l’espletamento del loro alto e fondamentale incarico.
In conclusione, il “No”, alle Guerre, Violenze e Delitti è netto e tetragono, ed è una vera proposta, affinché la Giustizia e la Politica, con azioni a queste ispirate, si sostituiscano definitivamente alle armi, agli eserciti e qualsiasi altro tipo di Violenza e Sopraffazione. Pensarla diversamente vorrebbe dire continuare a perseverare negli errori prodotti dal vecchio sistema che non farebbe altro se non radicarci e fossilizzarci nella situazione attuale. Conseguentemente è bene invitare tutte le Associazioni e i Movimenti Internazionali per la Non violenza e la Pace ad un atto di chiara condanna nei confronti dei governanti che continuano a stanziare ingenti fondi per spese militari. Tale invito va esteso “a tutti gli uomini di buona volontà” affinché dall’intreccio delle diverse ma valide iniziative possa finalmente vedere la luce quel mondo possibile caratterizzato esclusivamente dalla PACE e dalla capacità di “fermare il male con il bene”, contribuendo così, come ogni figlio degno di tal nome deve fare, a far sì che ci si orienti completamente verso il compimento finale del Disegno di Dio, unico e solo Padre dell’intera umanità.